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CREMASCOLTA

Lezione 2 – Fiorella Belpoggi (Corso Economia IV)

La seconda serata della scuola di educazione all’economia 2020, relatrice la professoressa Fiorella Belpoggi, responsabile scientifico Istituto Ramazzini di Bologna.

 

Abstract:

L’azione delle sostanze chimiche artificiali e degli agenti fisici artificiali possono arrecare grandi danni all’ecosistema.

La conoscenza degli eventuali modelli di interazione con gli organismi viventi essenziale per poter trovare il punto di compromesso tra ‘sviluppo tecnologico’ e ‘progresso sociale’. La risposta di chiama sviluppo sostenibile.

L’Istituto Ramazzini da inizi anni ’70 ha reso possibile la acquisizione di  conoscenze con indagini tossicologiche su prodotti diventati famosi, poi, per la loro cancerogenicità il vinil cloruro monomero (PVC), benzene, additivi per la benzina, … per arrivare alle radiofrequenze (provenienti dalle antenne della telefonia).

La Dottoressa Fiorella Belpoggi Direttore Scientifico dell’Istituto Ramazzini  parte integrante della storia scientifica di questi ultimi decenni.

E’ in questi ultimi mesi particolarmente impegnata in quanto continuamente richiesta per  presentazioni e testimonianze anche presso Organismi Istituzionali, ma anche quale esperto accreditato presso lo IARC, organismo scientifico dell’OMS.

 

Il trailer della serata (di Pietro Torrisi):

 

Le slide:

slide_belpoggi

 

La sintesi (di Piero Carelli):

I RISCHI DELL’INDIFFERENZA

 

Sono i bambini i soggetti più vulnerabili

all’inquinamento ambientale

 

Ben 4,6 trilioni di dollari il costo delle patologie

che sono riconducibili all’inquinameno ambientale

 

Il 50% del nostro cibo

è contaminato dai residui dei pesticidi

 

 

I rischi da campo elettromagnetico

 

Non vuoi correre rischi? Ricordati bene:

•         non regalare mai un cellulare a un bambino sotto i 12 anni: il suo cervello è ancora piccolo e quindi ha un’esposizione al campo elettromagnetico di gran lunga maggiore del cervello dell’adulto;

•         in casa e in ufficio privilegia il telefono fisso;

•         per collegarti a Internet nella tua abitazione o nel tuo ufficio usa il cavo, non la connessione Wi-Fi;

•         non usare mai il cellulare in ambienti chiusi (auto, treno, bus, aereo…);

•         non usare mai il cellulare quando il segnale è debole;

•         quando sei fuori di casa, ricorri all’auricolare, al vivavoce o a messaggi di testo;

•         spegni il Wi-Fi di notte;

•         se vuoi proteggere il tuo corpo e proteggere la tua fertilità, tieni il cellulare lontano dalle zone più sensibili.

Il rischio da campo elettromagnetico, pur basso, c’è: l’hanno verificato negli Usa il National Toxicology Program e in Europa l’Istituto Ramazzini che dirigo (quest’ulltimo sui ratti) da cui è emersa “una chiara evidenza di cancerogenità”.

Un rischio che è destinato a crescere con lo sviluppo della tecnologia 5 G, quando cioè saremo letteralmente invasi da antenne e da satelliti (che saranno utili per far funzionare l’Internet delle cose). Un rischio che non è legato alle frequenze più alte che avremo con la tecnologia 5 G, ma al campo elettromagnetico che sarà amplificato.

Non vi sono vere e proprie “prove”, ma gli indizi ci sono tutti.

 

Nove milioni ogni anno di morti premature per patologie riconducibili all’inquinamento ambientale

 

Sono i bambini i più vulnerabili all’inquinamento ambientale.

Pensiamo all’aria: il cibo possiamo sceglierlo, l’aria no. Non dimentichiamo che l’aria della pianura padana è tra le peggiori in Europa e i bambini respirano per lo più solo con la bocca.

Pensiamo all’acqua: in proporzione al loro peso i bambini bevono sette volte di più di un adulto; inoltre hanno minori capacità di detossicare molte sostanze chimiche; avendo poi una maggiore aspettativa di vita, vi sono più possibilità che si manifestino gli effetti a lungo termine (le patologie da inquinamento, infatti, hanno uno sviluppo molto lento).

Vulnerabile, tuttavia, anche se in misura diversa, sei anche tu, adulto.

Ecco il dato allarmante che è scaturito dalla Commissione Lancet nel 2015: nel mondo sono nove milioni – sulla popolazione che va dai 30 ai 69 anni – le morte premature che sono riconducibili all’inquinamento ambientale, vale a dire il 16% di tutte le morti che avvengono ogni anno). Una cifra enorme: tre volte di più dei morti di Aids, malaria e tubercolosi insieme.

Siamo di fronte a una vera strage annua che passa per lo più inosservata.

Le patologie in questione sono quelle cardiovascolari, polmonari, l’Alzheimer, il Parkinson, il diabete e il cancro.

Si tratta, è vero, di malattie multifattoriali e quindi non esclusivamente determinate dall’inquinamento. L’esposizione conta, ma contano anche l’età (pensiamo all’Alzheimer) e la predisposizione genetica, ma è solo sull’esposizione che noi possiamo intervenire.

Siamo di fronte a patologie che hanno costi sanitari e di assistenza sociale enormi: 4,6 trilioni di dollari l’anno, il 6,2% del risultato economico globale.

 

I rischi da inquinamento “chimico”

 

I più colpiti sono i Paesi poveri (i più disponibili  ad accogliere i rifiuti dei Paesi ricchi, dove la cultura ecologica è molto bassa e dove i bambini e le donne effettuano, spesso, lavori a rischio). E colpite sono pure le aree degradate dei Paesi ricchi (è lì che si realizzano le discariche e si costruiscono gli inceneritori).

Pensiamo all’inquinamento chimico. Negli Usa ci sono più di 140.000 composti chimici sintetizzati e più di 5000 di questi vengono prodotti in quantità superiore a 300.000 tonnellate ogni anno. Ora, di questi ultimi, solo per il 5% si hanno informazioni relative alla tossicità (per gli altri o non vi sono informazioni o sono parziali e inadeguate).

Pensiamo all’agricoltura cosiddetta “convenzionale”/industriale (ben il 95% del totale): per ogni ettaro di tale agricoltura si fa uso di 396,5 kg di fertilizzanti di sintesi e di pesticidi ogni anno, vale a dire nel mondo 95,2 kg a testa.

Se guardiamo all’Europa, vengono usati pesticidi per un milione di tonnellate, cioè 280 g per ogni abitante.

È il caso di ricordare che il 50% del nostro cibo è contaminato da residui di pesticidi (il 25% di questi da più residui) e che oltre il 5% dei prodotti alimentari esaminati contiene una concentrazione di pesticidi superiore ai limiti consentiti dalla legge.

Ed è pure il caso di ricordare che l’Italia è la prima in Europa per presenza nell’acqua di arsenico, cadmio e mercurio.

 

“Io, atea, con papa Francesco”

 

La questione ambientale è strettamente intrecciata con la questione sociale: fa bene papa Francesco a sottolinearlo con forza nella sua enciclica Laudato si’ e fa bene ad andare il 24 maggio in un luogo-simbolo dell’inquinamento: la Terra dei Fuochi.

Papa Francesco è l’unico capo di Stato che ha il coraggio di denunciare un modello economico iniquo, a misura dei ricchi e a danno della povera gente dell’intero pianeta.

CREMASCOLTA

12 Feb 2020 in Senza categoria

24 commenti

Commenti

  • Seconda lezione: le cose che ci ha detto, con dimostrazioni, non son certo rassicuranti: c’è da aver paura del futuro prossimo! Ma peggio quanto ha detto apertamente sulle pressioni di una politica sottomessa agli interessi di certa industria sul mondo della ricerca. Conscendola poi “fuori dalle scene” nell’assistenza nella città ospitante, ho scoperto una donna caparbia, ma mite, ordinaria moglie e mamma per altri versi, sottoposta a continui tentativi di screditamento, una ricercatrice sotto assedio per la verità che fa uscire dai labiratori del suo Istituto. Diamole una mano dandoci una mano!

  • Oviamente ho omesso il nome data la categoria del post, ma parlo della seconda ospite docente del corso di green economy, la professoressa Fiorella Belpoggi.

  • Mi sembra che anche la seconda serata abbia avuto un grande successo di pubblico.
    Dando un’occhiata in sala, l’impressione è stata di una notevole partecipazione anche dai paesi circostanti e pure da territori più distanti.
    Se è vera la metà delle cose sentite, sono contento di aver buttato via da anni iPhone, iPad, iMortacciloro e di avere solo un Brondi che uso per cinquanta minuti al mese di fonia senza messaggi. Il Brondi di Occam. I ventimila satelliti che ho sentito annunciare ieri sera, per me, se li possono ficcare dove sappiamo. So che è una posizione da vecchio buttero ma, a sessantasei anni, se mi mettono un 5G su un lampione vicino ai miei animali e ai miei alberi, gli tiro giù il lampione col trattore. E pensare che, cinquant’anni fa, altro che 5G, i ragazzi si accontentavano del punto G, senza tanti numeri inutili. Bah, staremo a vedere. ‘Sti cinesi e le loro diavolerie elettromagnetiche. Che pensino ai guai loro, che già ce ne avrebbero da correre.
    Grazie a Piero per aver precisato in apertura di serata che, rispetto al programma in dépliant, d’ora in poi, tranne che in un caso, si sarà sempre in quella sala. Comunque, la trottata in dieci minuti dal Museo all’Ospedale (beh, un po’ prima, per fortuna) mi ha confortato sulla mia tenuta fisica (l’endorfina senile è la migliore). Sei o sette iscritti al corso venuti da fuori, incontrati attoniti davanti ai catenacci che sprangavano i chiostri, li ho seminati in via Carlo Urbino, venivano da lontano, non conoscevano la toponomastica e non so se adesso siano ancora in giro verso San Michele a chiedere della Belpoggi.
    A parte gli scherzi, sono molto contento per gli amici di CremAscolta, visto questo più che meritato boom di partecipazioni. E ancora tantissimi complimenti per la riuscita dell’iniziativa.
    Per chi è iscritto, che cosa si deve fare per avere le presentazioni, anche se non si è firmato lo statino? Grazie.

    • Caro Piietro, ti rispoondo in ritardo. Innanzitutto noi non siamo “amici di Cremascolta”, ma tu ne sei una delle anime, volente o nolente sei nel cerchio!
      La sede ballerina: l’Assessora ci ha dato quasi dei dilettanti, e ha affermato che da ora non accetterà iniziative di cambiamenti, che dobbiamo accettare il fatto che abbiamo un nostro uditorio che non verrà meno e che non è il caso di confondere le idee a questi fedeli seguaci.
      Il “venuti da fuori”: ogni volta resto sorpreso del prodotto del lavoro fatto, e se lo confronto con le emittenti televisive, senza vanagloria, mi dico che non le fanno così bene le cose nella media! E allora, quando la smetteremo di ragionare in piccolo e ci decideremo a fare una seria diffusione fuori Crema? Altro che cineturismo, vogliamo afflusso di qualità culturale, e come minimo da Bergamo e Milano, città che di cultura sono affamate, a costo di farlo noi il collegamento che non c’è!
      S può vedere come: gemellaggi? ma insisterò su quest’aspetto.

  • Puoi sempre iscriverti, Pietro.
    O meglio ancora ti iscrivo d’ufficio.

    • Ti ringrazio, Piero. Ma sono già iscritto ufficialmente al Corso, come da corrispondenza intercorsa a suo tempo, che immagino tu possa rinvenire nei vostri file.
      Non mi sarei mai permesso di chiedere le presentazioni dei relatori se non avessi già ricevuto dal Direttore del Corso la preventiva conferma di iscrizione.
      Cordialmente.

  • Bella serata che ha evidenziato come ci siano associazioni che si occupano della nostra salute svolgendo un lavoro veramente encomiabile e poco riconosciuto. Il mio rammarico ė che non sia stato trattato il tema dell’ inquinamento della terra che mi sembra di gran lunga più importante e più impellente del problema elettrosmog.
    I limiti di tale inquinamento sono infatti già normati dalle attuali leggi in materia, e quelli italiani sono anche piú rigorosi di quelli adottati dall’ Europa (siamo forse più deboli?), mentre non mi sembra che esistano limiti di protezione all’inquinamento della terra e delle acque.
    Dubito che Huawei abbia come scopo quello della sterminio della razza umana perché è la stessa che compra i suoi telefonini, e quindi si è attenuto ai limiti imposti dagli attuali studi sulla pericolosità delle onde elettromagnetiche. Se la ricerca scoprisse altri pericoli sul lungo periodo, ci sarebbe un obbligatorio intervento di protezione sulle apparecchiature. Faccio comunque notare che le frequenze utilizzate dal 5g sono già da un decennio in uso per le trasmissioni televisive (che verranno spostate su altre frequenze) e quindi nulla va ad aggiungersi alla totalità dell’attuale elettrosmog. Certo ci saranno più antenne locali per una copertura più puntuale del territorio ma mi risulta (fonti Arpa) che siano molto piu deboli delle altre e attivabili dalla richiesta dell’utenza con drastica riduzione dei tempi di esposizione. Reputo comunque fuorviante far intuire che ce ne sia una in ogni lampione (a quali costi?). È indispensabile tutto ciò? È una domanda alla quale non so risponedere…. Era necessaria la locomotiva a vapore che sembrava riducesse la produzione lattifera delle mucche? Come ho appreso e apprezzato da un intervento in aula, il mostro siamo noi!!
    Si puo fermare il progresso? (non so se a Salvirola succeda la stessa cosa, ma mi sembra che in molti comuni italiani ci siano sollevazioni di popolo perché internet non è disponibile). La risposta che mi sento di dare è comunque positiva se tutto questo porterà dei benefici alla comunità, se toglierà alibi a chi rifiuta la carta di credito perché non c’è campo, se permetterà la consultazione in tempo reale dei database per il contrasto dell’ evasione fiscale, per la lotta alla criminalità, per il controllo del territorio e dell’ambiente con telecamere e sensori, per l’introduzione di un’ agricoltura mirata al risparmio di acqua e fertilizzanti, per la diffusione della telemedicina, per il controllo della mobilità elettrica senza conducente, per la connettività degli autoveicoli con benefici per il controllo del traffico, per….., per…., …., ………..
    SENZA PER QUESTO DIMENTICARCI DELL’UOMO, DELLA SUA SALUTE E DELLE SUE NECESSITÀ. ..
    Un grande plauso a Piero per questa iniziativa e al lavoro della docente e di tutte le associazioni per le attenzioni alla nostra salute.
    P.S. Si può recuperare in qualche modo la parte relativa all’ inquinamento della terra e dell’atmosfera?
    Grazie.
    Vanni

    • Io sottolineo la profonda differenza tra: SVILUPPO TECNOLOGICO e PROGRESSO SOCIALE: sono concetti COMPLETAMENTE diversi che NON si sovrappongono! L’incontro tra i due di chiama: sviluppo sostenibile.

  • E’ indubbio, Gianfredo, che la dott. Belpoggi abbia sottolineato i “rischi”.
    Per certi aspetti, anche se su temi diversi, ha dato un taglio opposto a quello del prof. Caserini: se il climatologo ha messo in luci i “benefici” e le “opportunità” della transizione verso la green economy che abbiamo già avviato, la Belpoggi, da un osservatorio completamente diverso (la prevenzione di patologie legate all’inquinamento ambientale), ha evidenziato i potenziali pericoli.
    Lei stessa, ci ha detto, che ogni giorno riceve insulti: una… Cassandra o, come ha scritto un sociologo tedesco, Ulrich Beck, oggi è la tesi dei catastrofisti la più “realistica”?

  • Ha fatto bene la dott. Belpoggi a sottolineare i rischi, ma io voglio fare la parte del… diavolo: che cosa sarebbe accaduto se in agricoltura non avessimo usato pesticidi e fertilizzanti chimici?

  • Potremmo sempre lasciare che la natura si riappropri del mal tolto e ricominciare a fare i raccoglitori. Potremmo anche abbattere tutti gli allevamenti intensivi e ricominciare a fare i cacciatori.

  • Cari amici
    in qualità di “addetto alla logistica” del corso ho potuto trarre da Fiorella Belpoggi molto di più di una semplice lezione. A parte l’impegno sincero e l’umanità del tocco con cui gestisce l’Istituto (per dirne una i loro animali da esperimento, ratti, muoiono di morte naturale, ciò a parziale ammenda della loro funzione di indicatori di tossicità varie), colpisce il coraggio di chi, mettendosi di traverso fra industria e poilitica, vive nell’incertezza, nella paura di una trappola per screditarla. Noi tutti a mezza notte o poco più eravamo a letto, lei spulciava i dati del cell e posta proprio alla ricerca di possibili falle di informazione che potessero dar il fianco ad attacchi, fino alle due. Una bolognese purosangue, quali ne ho conosciuti e apprezzati nei miei anni bolognesi, con tutto l’impeto di quella gente, che credo venga dalla loro forte ascendenza di derivazione etrusca.
    Auguri guerriera, e spero ci ritroveremo a Crema per altre iniziative.

  • Confesso di essere convinto della totale responsabilità dell’uomo sull’inquinamento ambientale più di quanto sia a lui imputabile il riscaldamento globale. Percepisco anche come maggiormente deleteri e più immediati, per la salute e per la sopravvivenza, i danni da inquinamento di quanto siano pericolose e prossime le conseguenze dell’innalzamento della temperatura. Mi si può giustamente obiettare che tale mia convinzione non si basa su elementi comprovati ma, vista la mia età avanzata, sono sempre cauto (e un po’ diffidente) sulle previsioni catastrofiche a lunga scadenza. Ricordo, a tale proposito, le previsioni degli anni ’70 – quelli delle domeniche a piedi e delle targhe alterne – quando veniva data per prossima (venti anni) ad esaurirsi la disponibilità del petrolio. Tale previsione è risultata poi fasulla ma ebbe comunque il merito di stimolare la creatività ai fini ridurre l’abuso e di migliorare il rendimento delle macchine utilizzatrici.
    Vorrei concludere rivolgendomi agli organizzatori per esprimere un desiderio ed un suggerimento: trattandosi di argomenti divisivi e non proprio popolari, riterrei interessante ed utile trasformare questi incontri da conferenze a dibattiti-confronto tra due esperti con diversa visione.

  • Concordo, Adriano: ci vuole tanto coraggio nel seminare dubbi in un mondo (quello delle tecnologie digitali più avanzate) che coinvolge miliardi e miliardi di dollari: pensiamo in particolare alla tecnologia 5 G.
    Ci vuole coraggio a sostenere il “principio di precauzione”, quel principio tanto sottolineato dal filosofo Hans Jonas, che dovrebbe essere il criterio del nostro agire quando ci troviamo di fronte all’incerto.

  • Mi sono messo, Ivano nei panni dell’avvocato del diavolo (a volte è utile): senza pesticidi, senza fertilizzanti chimici, avremmo potuto produrre tanto cibo e sfamare i 7 miliardi di abitanti del pianeta?
    La mia idea è che noi dovremmo porre sulla bilancia sia i vantaggi che gli svantaggi.
    Certo: con i “se” non si costruisce niente, ma immaginare scenari diversi non è un esercizio inutile.

    • Per pura casualità, nella mia vita, ho cominciato a lavorare, come Chimico in un centro di ricerche antiparassitari della Montedison (qualcuno si ricorda di questa azienda?!). Ricordo che nel laborioso lavoro di individuazione di una molecola nuova che potesse ‘combattere’ le infestanti o i funghi patogeni o gli insetti dannosi (non l’ape!) quando i risultati erano promettenti (quindi 2-3 anni dopo la prima sintesi) si avviava il prodotto proprio all’Istituto Ramazzini (si chiamava in modo diverso) con una sorta di timore ma anche di rispetto. Se individuavano delle tossicità ‘critiche’ … tutto saltava per aria!
      Per il Gliphosate sarà avvenuto – negli USA – lo stesso processo: è diventato un prodotto leader globale al punto che il prodotto ha pervaso il Globo e quindi si sono resi necessari ulteriori e molto più sofisticati controlli su possibili azioni cariogenetiche …
      Mentre – ed è qui che volevo arrivare – per le varie radiofrequenze artificiali [NON naturali] immesse nella ns aria dal dopoguerra in poi NESSUN test è stato richiesto! Non puzza, non si vede !!! Idem per l’utilizzo di altre frequenze (millimetriche, quelle del 5G) che sono state utilizzate finora in modo minimale nella industria bellica (forse mai utilizzata nel ‘campo’) e che sono diverse da tutte le altre.
      Ma tutti gli appelli (es https://www.5gspaceappeal.org/the-appeal/ con oltre 201.000 firme: vi invito a mettere anche voi la vs firma; l’appello è in varie lingue) a ONU, CE, FDA; FCC, etc etc sono tutti caduti nel vuoto.

    • Dura decidere. Piero, leggo solo ora il tuo commento, e mi viene in mente Taranto. Non ne parlano più, altri problemi, e non sto qual è lo stato dell’arte. Dura, perchè decidere se morire di fame adesso o di cancro tra qualche anno è un dilemma mica da ridere, nonostante i morti, molti bambini, che ci sono già stati. Poi che tutto debba essere messo in sicurezza non ho mai capito come non possa essere possibile, se non riconoscendo che il petrolchimico è una bestia difficile da controllare. Io credo che sceglierei la seconda opzione che poi è quanto offre la globalizzazione ai paesi del terzo mondo. Se questa fosse stata gestita secondo principi etici tutto questo non accadrebbe. Io, correndo il rischio di essere tacciato per retorico, insisto sul concetto di politica, che unita tutta, potrebbe trovare gli strumenti per contrapporsi ai poteri forti del nuovo capitalismo globalizzato. Poi, retorica o utopia, è questo che mi interessa.

  • Un suggerimento, Dognazzi, più che opportuno.
    Si tratta di un’idea che anche a noi è venuta, ma poi abbiamo pensato che un risultato analogo l’avremmo avuto presentando “differenti osservatori” e “differenti approcci”: già i primi due interventi l’hanno dimostrato.

    L’argomento divisivo riguarda soprattutto l’origine antropica o meno del riscaldamento climatico.
    Personalmente, pur rispettando il punto di vista della minoranza degli scienziati (che mi risulta, quasi tutti non climatologi), preferisco attenermi ai rapporti dell’Onu.

    Comunque, per il prossimo anno, potremmo magari recepire la tua proposta (anche se ci… costa il doppio!).

  • Caro Ivano, a me pare che i problemi non siano mai semplici.
    Pensiamo all’amianto: non si è scoperto subito che si trattava di un… killer che uccide anche dopo decenni. Sappiamo che lo stesso titolare dell’Inar (Romanengo) è morto di asbestosi come alcune decine di suoi dipendenti.

    Il principio di precauzione viene usato quando ci sono dubbi sui possibili rischi,
    Certo, negli Usa, nel caso specifico dell’amianto, lo sapevano già gli addetti ai lavori da tempo, ma in Italia sono nel 1992 è stato abolito per legge.

  • Alcune domande agli amici:
    – chi di noi spegne l’Wi-Fi di notte?
    – chi di noi a casa privilegia l’utilizzo del telefono fisso (chi ce l’ha ancora) rispetto al cellulare?
    – chi di noi non utilizza il cellulare in luoghi chiusi come un bar, un treno, un aereo…?

    Sono alcuni dei tanti suggerimenti della dott. Belpoggi ispirati al principio di precauzione, suggeriscono che possono provocare un cambiamento significativo alle nostre… abitudini.

    • Rispondo al sondaggio:
      – non solo spengo il wi-fi di notte ma lo lascio spento per un giorno intero anche durante la settimana, quando sto facendo qualcosa che richiede concentrazione e non desidero “interferenze esterne”;
      – uso il cellulare il minimo indispensabile e spesso esco senza di esso (vivo benissimo anche così), sempre per i motivi di cui sopra;
      – le precedenti voci, naturalmente, rispondono alla terza.
      Se questo è il “principio di precauzione” suggerito, considerato che il 90% della popolazione mondiale (i nati digitali, tutti) si comporta in modo opposto, siamo bell’e che fritti. O per meglio dire ci troviamo nel campo delle utopie generate da illusioni. Una sola cosa può “salvare” l’attuale umanità: drasticissima riduzione della popolazione mondiale (non più di 2 mld), tutto il resto verrà di conseguenza. Ma io sono fiduciosa e credo che ciò avverrà prima di quanto s’immagini, anche se non mi è chiaro in quale modo.
      L’igiene domestico è un pannicello caldo. A me piace e lo uso, mi fa sentire meglio, ma al momento opportuno ci vorrà un potente antibiotico per debellare la malattia. A mali estremi …

  • In risposta, a Rita in particolare, mettere all’attenzione quest’aspetto non serve solo a tutelare la salute, ma a stimolare le alternative! Più connessioni in fibra e più cablaggio, ad esempio, che sia almeno un’imposizione nel nuovo! Questo vorrà dire, se ancora ci sarà un mondo civile nonostante noi, sicurezza di comunicazioni per il futuro.
    Mi viene in mente la domanda che feci all’Ing. Tango Senior: “Papà, ma questi tram non sono superati?”
    “In caso di guerra sarebbero quasi l’unica comunicazione”
    E a una guerra atroce stiamo preparando il mondo.
    Direi che tutti i nostri sforzi sono un lenitivo: soffrir meno, fra più generazioni e risorgere prima.
    E guardate che fra me e Silvestro non ne sbagliamo una, purtroppo.
    M non è bello ascoltare, per questo Silvestro usa uno pseudonimo, io me ne frego e basta, la Belpoggi vive nell’ansia di un’azione di discredito con qualsiasi stratagemma (passandoci il suo tempo cremasco extra sala ho avuto l’impressione di stare quasi con un’agente del controspionaggio).

  • Mi accodo alle giuste considerazioni di Adriano. Alternative al wifi ci sono e lo sono da tempo! Esempio per casa c’è la PLC (Power line Communication) ovvero ci sono delle specie di ‘triple’ da attaccare al modem (dove è STATO BLOCCATO il Wifi!) e la rete elettrica; da qualsiasi presa della rete elettrica dello stesso appartamento è possibile connettersi con analogo ‘scatolotto’ ad Internet.
    Per un ambiente lavorativo c’è il ‘LiFi’ oppure il ‘VLC’ che si basano su una specie di lampade a LED e o luce solare che collegate con il modem/router trasmettono ad altissima velocità dati ai vari strumenti che avranno un ‘pennetta’ apposita.
    Ovviamente non sono perfetti! Il sistema che genera elettrosmog quasi zero è la CABLATURA!
    Questi due sono molto meno dannosi del wifi (e del 5G!).

    Chi è interessato vi rimando ai 12 consigli che la mia associazione italiana elettrosensibili per sopravvivere nel modo iper-connesso : https://www.elettrosensibili.it/12-consigli-aie/

    • Ottimoo Giorgio e visto che le cose si realizzano a patto che l’industria ci faccia soldi, qui c’è da fare impresa, quindi ci sono possilità!

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