L’evento annuale, la celebrazione del Natale evento religioso, evento storico, evento planetario documentato e controllabile di alto significato spirituale che sia, arriva anche quest’anno. E puntuali arrivano le discussioni a vuoto sul Presepe nelle case, Presepe nelle scuole, Presepe negli uffici, albero sì e Presepe no… pazzesco.
Per rispetto alla componente islamica della nostra società! (minuscolo in quanto aggettivo), affermano i blateratori professionisti. Io queste grida musulmane indignate non le ho mica sentite, e comunque le contestazioni del simbolo della crocifissione sono indipendenti dal Presepe. E che ne direste se per il 12.10 organizzassimo delle rappresentazioni con statuette dello sbarco di Colombo, con tanto di armigeri e pellerossa con le piume? Qualcuno si armerebbe di sacrosanta indignazione affermando che ciò è irrispettoso del genocidio degli indigeni?
Ma non divaghiamo, parliamo qui solo del Gesù bambino-neonato. E parliamo di un evento nel quale l’uomo si accosta alla Natalità identificando l’Infante con il ruolo che assolverà nel suo cammino terreno.
Festeggiamo quindi, se ci limitiamo all’aspetto cristiano (sempre minuscola per le suddette regole) un giorno zero in cui l’Umanità individuò in una nascita l’inizio di un’era! E qui parliamo proprio dello stesso Yehoshua ben Yosef che sotto processo affermò: “Voi dite che io lo sono”. Se avesse compiuto il primo miracolo della sua manifestazione divina come neonato parlante, avrebbe potuto Egli stesso fare subito un’analoga precisazione: “Se lo dite voi!” Non intendo essere blasfemo proprio in questo periodo mistico, ma solo comunicare che ciò che noi festeggiamo è un evento dell’uomo, un suo moto verso l’Assoluto incarnato in un Infante carico di promesse, di risposte a esigenze sostanzialmente umane, fisiche e spirituali, della cui responsabilità viene subito caricato. Alla pienezza del senso, quella religiosa, ognuno ci arriva nella percentuale o totalità che gli è congeniale, ma ciò non vuol dire sminuire la Ricorrenza. E se allarghiamo la platea a tutti quanti non cessano la ricerca di una via tesa al Trascendente, per quanto non allineati alla Fede nella sua attuale formulazione, allora la santificazione della Commemorazione riguarda sì da vicino una ben più ampia fascia di persone, di quanti presenti alla santa Messa della mezzanotte. E ammettiamolo allora di essere, per quanto agnostici, in quella grande congrega!
La datazione in uso nella nostra era, che inizia dalla Natalità, tale è su tutti i documenti ufficiali del globo! E allora chiamiamola anche festa della calendarizzazione condivisa, non è comunque un portento aver allineato il costume del globo terrestre?
Poi si svegliano altri intellettuali illuminati, e anche loro vogliono la loro platea: “Ma è evidente che è la rappresentazione di un evento unificante le culture, altrimenti che ci starebbero a fare i Persiani, Re Magi, nella scenetta domestica del Presepe?”
Bella scoperta, siamo noi, sempre noi uomini, che abbiamo fatto diventare fede dell’occidente una dolce dottrina d’oriente!
Teniamoci cara la nostra Rappresentazione, come traccia di un evento, religioso o meno che lo vogliamo considerare, e riusciamo a sentire che ha improntato pesantemente il nostro modo di vivere.
Abbiamo rispetto per un Rito semplice e innocente, promessa di rinnovamento in veste di Bambino, che ancora accende la fantasia dei nostri piccoli, e senza alcun ricorso all’informatica! Lasciamoci trasportare!
E se ci riusciamo, magari anche da laici convinti, diamo un senso etico alla ricorrenza, perché “essere buoni” non è un’espressione interpretabile secondo valenze relativistiche.
Fra un po’ è Natale, facciamo i bravi ragazzi, e rinnoviamoci, rinnoviamo il mondo, mettiamocela tutta amici!
Auguri
Commenti
La vita è un’arte,un’allenamento,una corsa per raggiungere ciò che ci ha afferrati…
Il presepe ci ricorda che non siamo dei computer.
Caro amico, spesso criptico, questa è proprio chiara! Se io fossi un computer partirei dalla premessa “agnostico – teso al trascendente” e non sarei preso dal Presepe, e invece così non è, perché il mio Amico Gesù, che per anni ho studiato basandomi su tutte le fonti disponibili, nell’immaginario collettivo, e forse anche semi-storicamente, proprio da lì iniziò.
Proprio in tema di famiglia, caro Adriano, aggiungerei alle varie connotazioni (evento religioso, storico, eccetera) da te giustamente indicate anche quella di “evento familiare”.
Personalmente, col passare del tempo, il Natale mi sembra sempre più collegato al ricordo delle riunioni familiari vissute attraverso le varie generazioni, nella casa dei nonni da bambino, a casa dei miei quando ero ragazzo, poi nella casa di famiglia dove sono cresciuti i miei figli, oggi con l’arrivo dei primi nipoti.
Non so se possa esistere un Natale non religioso, non storico e così via, però credo che non possa esistere un Natale senza memorie familiari. Che si creda o non si creda, che si faccia il presepe o l’albero o niente del tutto, che si resti a casa o si viaggi in paesi lontani, penso che il Natale sia in fondo soprattutto qualcosa che significhi e ricordi la propria famiglia riunita a Natale.
Ottimo Pietro, non l’avevo sottolineato ma condivido. Ciò che ho scritto tende a sottolineare l’importanza di una Festività da tener viva, avrei dovuto sottolineare festa della famiglia. In effetti per quello tiene ancora bene. I miei figli, due stili di vita e residenze diversi, si incontrano a tavola a Crema per Natale e altre occasioni in cui impongo la riunione di famigia, ma la convergenza per il Natale avviene senza mie particolari forzature, spontaneamente, perché è naturale così, in un mondo iin deficit di cose naturali!. E ripensando alla recente opera del GAC sulla famiglia a Crema non ci sarebbe stato male un capitolo sul Natale in famiglia!
Ottimo Pietro, non l’avevo sottolineato ma condivido. Ciò che ho scritto tende a sottolineare l’importanza di una Festività da tener viva, avrei dovuto sottolineare festa della famiglia. In effetti per quello tiene ancora bene. I miei figli, due stili di vita e residenze diversi, si incontrano a tavola a Crema per Natale e altre occasioni in cui impongo la riunione di famigia, ma la convergenza per il Natale avviene senza mie particolari forzature, spontaneamente, perché è naturale così, in un mondo iin deficit di cose naturali!. E ripensando alla recente opera del GAC sulla famiglia a Crema non ci sarebbe stato male un capitolo sul Natale in famiglia!
Siamo stati fortunati, Adriano, ad aver avuto la possibilità di vivere queste esperienze.
Saranno i nostri nipoti e bisnipoti a testimoniare, in un mondo diverso, se abbiamo lasciato buone tracce di queste cose.
Chissà se nel ventiduesimo secolo ci sarà ancora il Natale e chissà come trascorreranno il venticinque dicembre i nostri discendenti.
Intanto, noialtri godiamoci il Natale che abbiamo oggi.
Un Natale… in famiglia. Una famiglia che sempre meno si raccoglie (si veda il saggio di Adriano Tango in “La famiglia cremasca”.
E invece il Natale ha più a che vedere con la stagione dello shopping, delle luminarie. Luminarie che ogni anno si moltiplicano (a Crema lo scorso anno erano 80.000 punti luce, quest’anno 120.000).
Il Natale… pagano si sta imponendo sempre più e il Natale della nostra tradizione sempre più sta scemando.
Se lo è giù così per noi, chissà per i nostri figli!
Tu, che hai un figlio affettuoso che per le feste torna in Italia dalla famiglia, sei la dimostrazione che non vi è ineluttabilità. Eppure in tante famiglie si abbatte il muro della camera del figlio per allargare il salotto in caso di espatrio, manco ci avesse soggiornato un caro defunto da dimenticare!
Tre titoli, tre post, una sola visione sull’onda della nostalgia e dei ricordi, a parte l’ironia di Anna, quando l’immaginario collettivo, per i bambini ovvio, non contempla neppure più l’asinello di Santa Lucia, se non per volontarie associazioni che per far quattro soldini i mazzolini di fieno te li offrono ad offerta libera,. Magia, che se quella notte nevicherà sarà anche suggestivo, con un Babbo natale che, da bambino io, non portava niente. Da noi non si usava, come la notte di Halloween che ormai batte nella fantasia dei bambini la santa martire negli occhi. In verità non voglio rovinare le feste di nessuno, si sa, ognuno ha la sua, come non voglio fare il solito sermone politicamente collocabile. Ma indubbiamente il Natale si può osservare e raccontare da angolazioni diverse, come fanno ad esempio i vari tg che tutti guardiamo come leggiamo i giornali, tutti ad attenderne il racconto, ognuno secondo il proprio registro di emozioni e sensibilità. Però la domanda me la pongo: continuo a scrivere ed invio o cancello tutto? Continuo, perchè, anche se non è ancora Natale, sappiamo che se vedo due tg di diverso orientamento il quadretto cambia e proprio questi diversi scenari fanno riflettere alcuni e fare spallucce altri. I due tg dicevo: per uno è vacanze da sogno, coi tuoi naturalmente, mica è Pasqua, sci su piste esclusive, regali acquistati nel quadrilatero della moda e ottimistiche statistiche su quanto ogni italiano spenderà appunto in regali, perchè non c’è festa senza quelli. Per l’altro invece pranzi per i poveri, magari con chef stellato, panettone regalato da qualche banco alimentare, raccolte di beneficenza, angeli della notte più indaffarati del solito contro freddo e solitudine, riflessioni sul significato del Natale e io che porto la bustarella in chiesa per i bisognosi della parrocchia così che la coscienza non rimorde più. Che poi basterebbe una domandina semplice semplice, che non va oltre la risposta che è nato Gesù, simbologia niente, buoni propositi neppure e tanto meno amore che si rinnova ogni anno, tanto quelli nati bene non han bisogno di rinascere a questa scadenza, e con quattro soldini in più è più facile voler bene. Se poi penso a quelli per cui le feste sono dolore aumentato, ai disagi psichici che si acutizzano, aumentano anche i suicidi, allora magari il panettone mi rimane indigesto e una malinconia da festa obbligatoria mi invade perchè forse in questi momenti va tutto storto e allora mi viene in mente Gambardella che diceva che “Non volevo essere semplicemente un mondano, volevo diventare il re dei mondani. Io non volevo solo partecipare alla feste, io volevo avere il potere di farle fallire!” Non è Natale per tutti. Abbasso il Natale quindi, diventati grandi non serve più, se non personalizzato o degradato a non festa, volenti o nolenti. Non chiamiamolo più festa, se festa non è per tutti. Comunque non prendetemi per un disfattista, anch’io festeggerò mondanamente il Natale in famiglia, e citazione a parte, “buon…quella cosa lì” a tutti. Ho finito, ma adesso dove lo metto questo pistolotto?
“aumentano anche i suicidi”. Per tutta la vita, dico tutta fin’ora, ho avuto una percezione negativa del Natale: in Ospedale arrivavano più cadaveri di suicidi, appunto, e, bene che andasse, ricordavo i Natali della mia infanzia, in cui i litigi genitoriali raggungevano l’apice della curva. Ma poi la natura ha prima separato e poi eliminato i genitori (che presi singolarmente erano mica male), e io sono proiettato su un mondo di eserini che lo plasmeranno, e di cui sento la responsabilità. E allora ecco che scrivo per salvare il Natale, anche da agnostici.
Ma Ivano è sincero, dico a tuttti, non un disfattista: chi sa quanti hanno pensato le stesse cose e non hanno voluto uscire dalla forza appagante del senso comune del Natale!
Adriano, una voce fuori dal coro ci voleva, forse. Leggo stamattina, fatti ancora tutti da accertare,quanto è accaduto in ospedale a Sondrio. Se tutto fosse confermato, speriamo di no, il fatto sarebbe imputabile ad un ignoto sessantenne che, scommetto, passerà il Natale in famiglia con tutti gli annessi e connessi obbligatori per fare festa. E se anche il fatto venisse smentito credo che non si possa negare tutta l’ipocrisia delle relazioni umane. Se paludo agli annegamenti in mare, bambini compresi, credo che ai miei nipoti non potrei regalare niente. Mai come durante le feste c’è correlazione tra comportamenti privati e pubblici.
Se è per questo basta guardare all’incidente a Spino di Domenica scorsa e tutti gli altri minori in incremento,oltre alle liti per ip parcheggio o la precedenza, con epiteti “poco natalizi”, per capire che l’effervescenza fa male ai neuroni (non di solo alcol ci si inebria!). Eppure, contento di non aver visto io un quadro fosco, per amicizia non posso che sperare che la vedrai più rosea anche tu il prosimo anno!
Ivano, sull’unanimità riguardante “l’onda della nostalgia e dei ricordi”, porta un poco di pazienza. Ho qualcosa in stand-by. Hai fatto comunque bene a richiamare l’ironia di Anna Zanibelli, che personalmente ho molto apprezzato. E poi, perdona la nostra veneranda età. Mi sembra normale un po’ di amarcord natalizio del tempo che fu. Ciascuno di noi ha avuto giocondità infantili natalizie e rammentarle ci fa bene al cuore. E poi ancora, pare sia biologicamente normale ricordarsi le cose belle e scordarsi le brutte, anche riguardo al Natale. Insomma, non guastarci col pensiero dei disagiati psichici e dei suicidi questo bel momento di senile serenità. Anche gli anziani borghesi, di nome o di fatto, dopo un anno di incazzature, a Natale hanno il diritto di sentirsi un po’ (solo un po’) più buoni. Let it snow, let it snow, let it snow.
Caro Pietro, il fatto è che non nevica proprio più. Quanto ai bei ricordi certamente li abbiamo tutti. Hai ragione, teniamoceli e raccontiamoceli.