Vi suggerisco di leggere questo interessante articolo stampato dalla rivista Internazionale (del 18.10.19) : qui il link
Tratta in modo molto diretto e crudo un aspetto (assolutamente nascosto) legato alla qualità del lavoro che sottostà all’impressionante sviluppo tecnologico che viene chiamato: Intelligenza Artificiale, Internet delle Cose.
Non mi riferisco ai robot che si muovono e piroettano come fossero dei cani oppure a quelle grandi strutture meccanotroniche che manipolano grandi pezzi meccanici nella Fabbriche 4.0.
Mi riferisco ad applicazioni come la machine learning che hanno bisogno non solo di scienziati ed esperti, ma anche di schiere di operai digitali che raccolgono il materiale indispensabile per l’apprendimento del ‘software’ e ne sorvegliamo i progressi. Ad es. redigono legende per immagini (quali ad es. le Risonanze Magnetiche per la diagnosi di un tumore oppure la diverse visioni stradali essenziali per la guida automatica dell’auto etc.), traducono brevi testi, valutano le traduzioni, trascrivono i parlato, diagnosticano sintomi di malattie …
Sono parte della famosa gig economy, sono chiamati anche clickworker, crowdworker, … operai digitali, lavoratori fantasma.
Nel 2011 Amazon informa che al loro portale creato per ingaggiare questi lavoratori, ne erano iscritti più di 500.000 ! Secondo uno studio terzo (New York University) questi lavoratori erano utilizzati continuativamente 100 – 200.000 guadagnavano in media 2$/ora!
Impressionate, scandaloso!
Mi piace la frase: < quale paziente ospedaliero vorrà mai affidarsi alla diagnosi di un software che si basa sul giudizio di migliaia di anonimi impiegati sottopagati (i lavoratori fantasma) che lavorando in condizioni di servitù hanno etichettato i sintomi di malattie in una forma tale che possa essere letta dal computer ? >
Commenti
Caro Giorgio
un precedente lo possiamo trovare, visto che parti dalla medicina, in un campo in cui al primo entusiasmo si è sostituita la paura del sorpasso: la vera robotica operativa. Sono entrati in sala operatoria prima i navigatori, col risultato di un ampliamento dei tempi chirurgici per una preparazione del paziente durante la quale lo stesso si trovava già in condizioni di operabilità, anzi già a ferite aperte, inconsapevole che i chirurghi si dedicavano a tutt’altro, dialogavano con la macchina. Poi è stata l’ora dei robot operatori. I vantaggi di precisione e di telechirurgia in posti molto lontani dall’operatore hanno fallito: la macchiina senza l’uomo non è stata lasciata libera di agire, quindi il personale addetto era forse aumentato, in quanto erano presenti due equipe, una vicina al paziente, preparatrice e osservatrice, una remota effettrice. Inoltre come ben sai ci sono limiti di distanza per il ritardo di trasmissione del segnale. E tuttavia qualcosa di buono ne è uscito: un sistema di puntamento che riesce a minimizzare i danni ai tessuti interposti. Comunque l’uomo è rimasto al centro, ma c’è di peggio: gli stessi pazienti si sono dimostrati in grado di capire dove ci fosse la mano dell’operatore e dove il braccio meccanico del robot, se operati bilateralemente, apprezzzando maggiormanete il lavoro fatto “a occhio” dall’umano. Perché? Per una dote solo umana che si chiama apprezzamento del limiite di tolleranza.
Riportiamoci alla diagnostica: la “macchina” lavorerà sempre in tandem con un uomo, suggerendo ipotesi a volte sottostimate. E questa macchina, ci dici, necessitta di apprendimento, e qui sta il vero pericolo, perché l’errore umano può essere amplificato vertiginosamente in questa fase. Emblematico il caso dell’artiglieria informatizzata cui erano state somministrate migilaia di foto di carrarmati, perché capisse quali erano quelli nemici, ma la macchina aveva capito che doveva sparare a quelli più impolverati.
Siamo tutti coscienti di questi limiti, per ora, e tuttavia impieghiamo le risorse di cui tu parli perché il programma vada avanti. Siamo sul filo del rasoio, e ne samo coscienti, e continuiamo nel profondere risorse.
Siccome ci vogliamo male … ti riporto uno studio recentissimo in cui indica il settore sanitario quale prioritario comparto business del 5G!