Credo si avvicinino i tempi per mettere mano, da parte del Parlamento, alla Legge Elettorale e proverei ad entrare in argomento, così, per delinearci meglio il contesto nel quale si andrà a decidere come noi cittadini saremo chiamati a esprimere il nostro voto, per una funzione basica della nostra democrazia.
Dal1948,per oltre quaranta anni (finoal1993), il Parlamento nazionale in Italia è stato eletto con sistema proporzionale senza premio di maggioranza .
Nel 1994 viene introdotto un nuovo sistema il “MATTARELLUM” (“latinismo” ….maccheronico che individua il parlamentare “padre” della Legge: Mattarella) , una sorta di mix proporzionale/maggioritario, e questo sistema dura fino al 2005.
Dal 2005 al 2015 si vota secondo il “PORCELLUM” (altro pseudo latinismo, stavolta ispirato alla qualifica dispregiativa che ne aveva dato il “padre” stesso della proposta di Legge, l’on. Calderoli, che l’aveva definita una “porcata”!) sistema proporzionale, con premio di maggioranza e soglie di sbarramento.
Per arrivare poi al “ROSATELLUM” (on. Rosato) nel 2017, passando attraverso al “CONSULTELLUM” (intervento della Consulta) e “ITALICUM”(fase interlocutoria).
Trovo significativo assai (in negativo, purtroppo) l’approccio “goliardico” dei latinismi ( a me ha richiamato alla mente i “papiri” che ai miei tempi erano oggetto, appunto, di goliardiche, nonnistiche vessazioni alle “matricole” da parte degli “anziani”), scelto dal Parlamento, stridente rispetto alla importanza dell’argomento!
Per chi volesse cmq avere un panorama completo della storia delle Leggi elettorali dal ’48 ad oggi, linko di seguito un ottimo dossier redatto, giusto due anni fa, a cura della Presidenza Nazionale delle ACLI: https://www.acli.it/wp-content/uploads/2017/11/Dossier_2017_11_n06_Rosatellum.pdf .
Personalmente (se può servire/interessare) ho maturato la convinzione (senz’altro ha influito l’aver militato per anni, nella I^ Repubblica in un piccolo, glorioso Partito Nazionale: il Partito Repubblicano Italiano) che il sistema elettorale più idoneo e consonante con la Costituzione, sia il sistema proporzionale.
A sostegno di quanto dico, riporto di seguito un estratto di quanto afferma Aldo Giannuli, politoligo, storico, saggista che apprezzo: “….Di fatto, tanto la Costituzione formale quanto quella materiale hanno avuto il sistema proporzionale come pietra angolare su cui basarsi. La costituzione materiale perché in questo sistema elettorale valorizzava il ruolo dei partiti come organizzatori della democrazia, la Costituzione formale perché esso garantiva tanto la rigidità del testo, quanto l’accentuato pluralismo del sistema, che induceva a forme di governo di coalizione e ad intese più ampie della maggioranza di governo per decisioni delicate come l’elezione del Presidente, dei membri della Corte Costituzionale e del Csm. Tutto questo realizzava un equilibrio fra poteri di maggioranza e diritti delle opposizioni che, anche se mai perfetto, tuttavia garantiva un ruolo dinamico del Parlamento….”.
In questa ottica va anche visto, a mio parere, il ….vituperato art. 67, che esplicita l’assenza di “vincolo di mandato” per gli eletti in Parlamento.
Parliamone …..
Commenti
Come sai, avendo tu alle spalle una unga militanza politica, che i sistemi elettorali (tutti) presentano vantaggi e svantaggi e ogni partito opta sempre, di volta in volta, per il modello che più lo avvantaggia.
Il sistema proporzionale, indubbiamente, riflette più di altri, la “rappresentanza” e quindi la “volontà” degli elettori, ma non garantisce la governabilità (a meno che un partito riesca ad avere la maggioranza parlamentare, il che è accaduto solo alla Dc una volta e solo per una delle due Camere). La conseguenza: i governi “nascono i parlamento” e non sono tout court l’espressione della volontà popolare, come, appunto, sia i governi giallo-verde che quello giallo-rosso.
Piero, la Costituzione questo tipo di sistema propone, non altro!
Art. 94: Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale (sic, per via del vincoli di mandato!)
Spero proprio non ci si voglia cimentare ancora una volta (Renzi docet!) in un avventuroso percorso di cabiamento. Le premesse, questa volta, sarebbero ancora peggiori, a mio parere, di quelle che decretarono il naufragio del “primo” Matteo. Non voglio nemmeno ipotizzare che ci si possa imbarcare in una nuova …..traversata con, al timone il “secondo Matteo!
“a me ha richiamato alla mente i “papiri”, che ai miei tempi erano oggetto, appunto, di goliardiche, nonnistiche vessazioni alle ‘matricole’. Che ricordi che evochi: le ronde di studenti anziani che ti sbarravano la strada all’ingresso dell’Università, i papiri con tanto di finte ustioni da rogo ottenute con semplice brace di sigaretta… I
papiri lasciapassare comprati dai fratelli più anziani dei pari corso. O il mio alibi tipo per accedere: “operaio, vado solo a sbrigare una pratica in segreteria per il mio fratello maggiore, studente….” Ed era solo un gioco, universale in tutte le nostre sedi universitarie, un gioco! mica roba come quella delle forze armate, il nonnismo crudele, che è costato la pelle a qualche bravo ragazzo!
Ma questo, la politica, non è un gioco, e quindi trovo opportuno il tuo richiamo al miglior metodo possibile per la nostra indole mediterraea di contrattatori ad oltranza: il proporzionale.
Proporzionale, per le ragioni espresse da Francesco.
Abbiamo fatto un referendum (vinto) per introdurre il maggioritario: ora volgiamo tornare al proporzionale della prima Repubblica?
Ho la sensazione che qui ci sia un equivoco.
Il maggioritario (che ha il limite di essere meno rappresentativo) ha il pregio di dare al “popolo sovrano” il “diritto di scegliere il governo”: è quanto il popolo ha avuto per alcune legislature quando si è scelto o lo schieramento di centro-destra o lo schieramento di centro-sinistra.
Il nostro maggioritario, tuttavia, non è mai stato… all’inglese, ma sempre con una quota proporzionale.
Oggi il maggioritario conviene al centro-destra perché è uno schieramento, ma non conviene al centro-sinistra che non esiste o non ha la possibilità di diventare uno schieramento vincente.
Potrebbe convenire al centro-sinistra se si costituisse un asse che andrebbe dai Cinque Stelle a Leu, ma, dopo il fallimento dell’esperimento umbro, non vedono i presupposti di tale asse.
Il mio post, Piero, oltre che “fare il punto” sulla situazione, mirava a inquadrare secondo Costituzione (che oramai, in tutto sto casino, personalmente tengo in salvo come unica bussola di riferimento) il fondamentale momento del voto, nel quale il cittadino è chiamato ad adempiere al suo diritto/dovere di partecipare alla realizzazione della democrazia.
Un “compito alto” quindi, assai diverso da come lo stanno interpretando/strapazzando i “partiti” (o quello che di loro resta!) in funzione delle loro contingenti, tattiche convenienze di sopravvanzamento rispetto all’avversario!
Il problema è che dalla democrazia parlamentare siamo passati alla partitocrazia affaristica. Ciò impone una riflessione profonda e coraggiosa sul sistema di gestione e sui processi di business dei partiti e sui meccanismi istituzionali che li facilitano e li tutelano. Anche i partiti che si dicono sovranisti e populisti approfittano a man bassa come gli altri. Tutti sono accomunati da una logica spartitoria del potere e da un senso di impunità evidentissimi. E non appena lo si fa notare, si viene accusati di qualunquismo e antipolitica. Il sistema elettorale attuale contribuisce a mantenere in essere l’impalcatura parassitaria dei partiti, che sono soggetti privati divenuti ormai padroni dello Stato e sfruttatori impuniti delle risorse nazionali. Il proporzionale è la stampella della partitocrazia. Quando Giolitti l’ha sviluppato intendeva bilanciare i socialisti coi popolari. Si è fatto male da solo, facendo anche il male di tutti, fino alle minacce di bivacco nell’aula sorda e grigia.
Le liste elettorali monopolizzate dai partiti, che escludono i cittadini non inseriti nelle scuderie di corrente e di clientela politica, dovrebbero lasciare posto a meccanismi di libero accesso delle candidature, con una ben diversa formazione delle liste. Occorre togliere il monopolio di lista dalle zanne della partitocrazia. Andrebbe poi abolito il Senato, visto che nessun monarca nomina più i meritevoli di corte, men che meno senatori a vita. I quattrocento collegi elettorali dovrebbero essere a maggioritario uninominale secco. Chi tra i liberi cittadini ha i requisiti, si mette in lizza e gareggia. Doppio turno per i due principali antagonisti quando nessuno ha raggiunto il cinquanta per cento. Sbarramento come minimo al cinque per cento. Basta “gruppi misti”. L’unico vincolo di mandato si ha con gli elettori del proprio collegio. Attenzione ai premi di maggioranza. Sono oggetti pericolosi, da maneggiare con cura.
Ovviamente, il Capo dello Stato lo elegge il parlamento. I masanielli e i ciceruacchi di turno, con i loro ormai noiosissimi slogan argotici per adepti, si rassegnino: non si tratta di eleggere in piazza il Coësre della Corte dei Miracoli.
Sono d’accordo, Franco: occorre evitare che ogni partito, a proposito di legge elettorale, si comporti a seconda delle convenienze… di partito.
Ora, gli unici che sono oggettivamente interessati al modello proporzionale sono i movimenti/partiti che si rifiutano di allearsi con altri. E’ il caso dei Cinque Stelle, in particolare.
Il maggioritario, infatti, spinge i partiti ad aggregarsi, a uscire dalla frantumazione, da una pletora di partiti e partitini, a formare cioè due grandi schieramenti: sarà poi l’elettore che sceglierà uno dei due.
Siamo d’accordo, Pietro: con tutti i suoi limiti (che conta è non scendere sotto una certa soglia indicata dalla Corte costituzionale: non basta, come dice Salvini, avere un voto in più rispetto ad altri, ma occorre che si raggiunga una certa soglia molto alta) il maggioritario è l’opzione più conveniente per il “Paese”.
Ma… se certi partiti non se la sentono di aggregarsi perché temono di perdere i voti alleandosi?
Ci sono sempre il pro e il contro.
Certo, una legge per essere approvata ha bisogno della maggioranza del parlamento. Con tale maggioranza parlamentare quale legge potrebbe uscire? Il centro-destra è compatto per il maggioritario. Il Pd, che mi risulta, ha sempre optato per un maggioritario corretto (da una quota proporzionale). I 5 Stelle sono più interessati al proporzionale.
Sulla eliminazione della figura del senatore a vita, Pietro, sono d’accordo al 100% (anche se va detto che Renzo Piano sta svolgendo un servizio al Paese se utilizza il suo compenso di senatore per finanziare dei giovani architetti per dei piani di recupero di periferie).
Perchè tagliare i senatori a vita? Non sono forse i pochi, per biografia, a sedere in Parlamento per qualche merito? Per risparmiare, come per il taglio dei parlamentari? Sarebbe solo demagogia. Forse che la senatrice Segre non dà nessun contributo? Forse che questi sei attuali hanno meno meriti di Salvini o Di Maio? Oltretutto il potere di nominarli da parte del Presidente è sancito dalla Costituzione. Le scelte sono arbitrarie o rispecchiano il momento storico della nomina? Perchè proprio di recente il conferimento ad una sopravvissuta ai campi di sterminio? Non è quella della signora Segre una forte testimonianza necessaria in questo contesto politico, essendo tra l’altro una delle ultime testimoni viventi? Mi si spieghi perchè dovrebbero essere tagliati, oltretutto alcuni sì e altri no? Servono di più i finanziamenti di Piano o il merito di qualche scienziato od economista o testimone diretta di una pagina buia della nostra Storia o politico che ha contribuito alla costruzione democratica di questo nostro ormai scalcinato paese?