Quella del XX Settembre è probabilmente una delle ricorrenze più dimenticate dagli italiani.
Si prevede infatti che anche il centocinquantesimo anniversario, l’anno prossimo, passerà sotto silenzio. E già si pensa a quali nuove intestazioni dare alle vie sinora intitolate a quell’evento.
Quanto sanno in realtà oggi gli italiani, in particolare i giovani, di quegli avvenimenti, delle loro ragioni, delle loro circostanze storiche, dei loro effetti sulla nostra vita nazionale?
Ha ancora senso questa ricorrenza, ormai quasi dimenticata e ignorata, se non anche rifiutata con imbarazzo e fastidio?
Quali sono le ragioni vere di questa mancanza di memoria, anzi di questa “damnatio memoriae” tra tanti recenti revival di esibito patriottismo?
Perché, tra tanto parlare di sovranità e sovranismo, esiste questa “immemoria” riferita proprio a uno degli eventi fondanti della nostra sovranità nazionale, quello riferito alla Capitale dell’Italia unita e indipendente?
Certi sovranisti attuali, quel giorno a Porta Pia, dovendo scegliere, sarebbero stati tra i nostri bersaglieri o tra i mercenari papalini?
Commenti
La breccia di Porta Pia.
Pietro tu sei al solito prezioso, a richiamarci al nostro patrimonio storico culturale che, soprattutto in questa estate di “papete” e “conti” ( davvero preveggente il roseo, biondo presidente USA che pronunciando all’americana il cognome del nostro Premier, ne preconizzava il …. futuro plurale: Conte1/Conte 2 !) ci stordisce di accadimenti che ci coinvolgono sul contingente, sul particolare della veduta, facendoci dimenticare la ….ricchezza della cornice!
Ovviamente anch’io mi sono buttato in rete per una …..ripassatina segnalo “al colto e all’inclita” : https://www.historicaleye.it/la-breccia-di-porta-pia-cosa-e-successo-il-20-settembre-1870/
(io faccio parte dell’”inclita guarnigione, ovviamente!).
Ti ringrazio, caro Francesco. Ovviamente, sono consapevole dell’impopolarità e dell’ostracismo provocati ogni volta che si fa anche solo un accenno al XX Settembre. Quindi chiedo scusa per aver toccato l’argomento.
Si tratta però di una cartina di tornasole che, in genere, è molto più indicativa di talune dichiarate prese di posizione e apparenti manifestazioni di appartenenza politica.
In ogni caso, con questi Bersaglieri a Porta Pia, le mie scuse a tutti i vecchi post-comunisti che camuffano il loro mai sopito internazionalismo rosso antipatriottico sotto le mentite spoglie dell’europeismo più solidale.
Le mie scuse bersagliere a tutti i vecchi sanfedisti e nipotini del Sillabo che camuffano le loro mai sopite nostalgie del potere temporale sotto le mentite spoglie del salvinismo più loyolesco.
Le mie scuse piemontesi a tutti i vecchi meridionalisti e borbonisti che camuffano le loro mai sopite velleità autonomiste a spese altrui sotto le mentite spoglie delle rivalutazioni storiche del brigantaggio, padre delle mafie.
Le mie scuse cremasche a Michele Cammarano, per aver fatto prima “squadrare” in corto e poi “sbananare” in lungo, su questo blog, l’immagine del suo quadro, che oggi mi terrò come screen saver, per Memoria.
E che dire di me, orgogliosamente discendente da generazioni di militari, per aver quasi dimenticato l’evento e trascurato la sua ricorrenza?
Mi viene tuttavia una considerazione storica, e scusami l’irriverenza: ma sicuro che dare una sola Capitale agli Italiani sia proprio stato un bene? Mi spiego, non lanciare invettive: sotto l’asse di amicizia – equilibrio politico Sforza – Medici – Aragonesi, con una bretella che bypassando la Capitale papalina riuniva praticamente tutta Italia, si verificò realmente nel ‘400 un’unità nazionale invidiabile. Un fenomeno di rara convergenza di tre menti illuminate (o magari un esempio di mia ignoranza politica!)
Forse l’Italia aveva già una sua vocazione federale che manteneva saldi gli equilibri, o forse gli Italiani necessitavano proprio di Regnanti e Signorie?
E scusami ancora l’irriverenza storico-nazionalistica (nulla a che vedere con attuali pulsioni, intendiamoci), manifesto solo un senso di orgoglio nazionale aggiuntivo, per un popolo che era già tale, unico e unito, molto prima che la Storia ne sancisse l’unificazione. Ma forse è stato solo un periodo fulgido che anticipava i tempi, una sorta di Atene di Pericle.
In senso storico chiaro poi che si è rimediato a un anacronismo che perdurando ci avrebbe equiparati al livello di alcune culture medio orientali: la detenzione del potere religioso e politico nelle stesse mani.
E si è creato quindi… un vuoto di potere, che non fa mai bene.
Rettifico: la bretella geografica me la sono sognata, ma la coesione nel ‘400 no.
Tutto vero, Adriano, grazie del tuo intervento. Si potrebbero citare altri momenti storici simili a quelli da te giustamente ricordati. Il problema è che, da cinque secoli fa fino a un secolo e mezzo fa, siamo diventati e rimasti terra di conquista altrui.
Che passare da una decina di nostre capitali a una sola sia stato un buon affare o un gramo affare è, ormai, oggetto di discussione. Che passare da vicereami e governatorati, più o meno camuffati da staterelli indipendenti, a un unico stato nazionale indipendente, è pure, ormai, oggetto di dibattito, da quando i leghisti di Miglio hanno cominciato a rimpiangere l’Austria Felix. Sul passaggio dalla piena sovranità di diritto internazionale all’attuale sovranità temperata dai trattati di diritto comunitario, poi, la controversia è accesissima, anche per il plesso di ambiguità semantiche ed equivoci concettuali riguardanti il termine “sovranismo”. Io resto giuridicamente un kelseniano e sentir parlare certi gazzettieri e cicisbei televisivi di “sovranismo” mi fa venire in mente l’opinione che avevano, a giurisprudenza, i nostri docenti di dottrina dello stato e diritto costituzionale rispetto all’esame di sociologia a scienze politiche.
Mi piaceva solo ricordare, oggi XX Settembre, oltre al sacrificio del maggiore Pagliari, cremonese di Persico Dosimo, l’ingresso dei nostri bersaglieri nella città eterna, fanfara in testa e baionetta in avanti. Mi piace il fatto e l’estetica del fatto qui rappresentato, con la prima tromba che sta cadendo colpito e l’ufficiale che dà il segno alla seconda tromba, che ha però visto colpire il camerata e già sta suonando.
Certo, dimenticavo l’argomento stringente dell’affrancamento dai capricci storici dei grandi stati, giusto. Bisogna essere Italiani come bisogna essere europei per questo. E ora che ci siamo… mitigate le spinte separatiste al nord rispuntano al sud, con tanto di sbandieramenti borbonici in riunioni in luoghi da brigantaggio. Per fortuna all’edizione di quest’anno ho notato l’assenza dei politici locali, dileguatisi con scuse banali, mentre era in incremento l’afflusso dei milanesi, non inneggianti, ma nemmeno scesi a confronto. Sponsor unico un produttore di provoloni, direi in netta coerenza con gli slogan lanciati alle vette dei monti Lattari dai neobriganti, armati di tamburelli, forchetta e coltello, al pari del Bossi dei suoi tempi d’oro.
Eh sì, Adriano, non ci sono più i Briganti di una volta, Crocco, Sparviero, Ciardullo, Ninco Nanco, e le brigantesse come Michelina De Cesare. Dai tromboni ai provoloni.
Intanto, nel silenzio più assoluto, anche questo XX Settembre se n’è andato. La prima spallata (l’ultima fu opera della Costituente) la diede Mussolini nel 1930, dopo un anno e mezzo di assedio diplomatico da parte di Borgongini Duca nei confronti di Grandi. Un pressing istituzionale clamoroso, per sostituire il XX Settembre con l’XI Febbraio.
E Mussolini tradì. Aveva già tradito socialisti, legionari fiumani, sansepolcristi, futuristi, nazionalisti, liberali. Tradì quindi anche Manara, Mameli, Dandolo, Morosini e poi tutti i martiri successivi fino a Giuditta Tarvani Arquati, massacrata in gravidanza, col marito e il loro figlio di dodici anni.
Un traditore, Mussolini, che meritò tredici anni dopo il tradimento da parte di un traditore ancora più indegno di lui.
D’altra parte, lo sanno tutti che da sempre, sin da Temistocle, cercare il senso dell’Onore tra i politici è come cercare la verginità in un postribolo.
Bene, that’s all folks, fine dell’inutile commemorazione dell’incommemorabile ricorrenza.
Tavani, non Tarvani
Della storia, Pietro, i politici non si interessano se non per le parate in cui esibirsi alla caccia di voti.
La Breccia di Porta Pia? Un’ultima spallata al potere “temporale” del pontefice.
Una data infausta per i cattolici intransigenti.
Una data da ricordare come una benedizione per chi aveva sempre visto nel potere temporale una tentazione tutta politica.
Oggi credo la Chiesa, almeno nei suoi vertici e in gran parte del popolo cattolico, vede quella data come una “liberazione” (un 25 aprile).
Può darsi, Piero, sarebbe bello se tu avessi ragione. Come italiano e come cattolico, ne sarei davvero felice.
Ma resta il fatto che, di solito, a certe “liberazioni” non si mette una sordina così evidente e pesante.
Una via XI Febbraio è già stata intitolata a San Bernardino (prima era intestata al miglior Savoia che l’Italia abbia avuto: da lui all’ultimo, ad ogni passaggio, si è sceso di un notevole gradino), per cui l’attuale via XX Settembre potrebbe almeno evitare questa beffa storica. Vedremo a chi la intesteranno.
Una mezza previsione ce l’avrei.
Ma per vedere se è giusta bisogna aspettare la fine dell’attuale pontificato.