….riceviamo e, molto volentieri, pubblichiamo:
LA SINDROME DI FINE SETTEMBRE
Il mese di settembre è come un quaderno nuovo appena comperato.
Il profumo delle pagine bianche, senza pieghe, tutte da scrivere con il solito proposito: stavolta sarò ordinata. Dicevo così allora, ai tempi della scuola, mentre mi perdevo nella cancelleria nuova, nel profumo di matite temperate e nel diario immacolato.
I propositi duravano forse un paio di settimane e ti ritrovavi, alla fine di settembre, a convivere con un diario pieno di cose strane e i quaderni dove le macchie di scolorina facevano bella mostra di sé.
-Ziliani Giulia, e questa cos’è?- Aveva esclamato il prof a cui, mentre firmava una giustifica, era rimasta in mano una conchiglia.
-Un ricordino dal mare, sa…-
Mi aveva guardato da sopra gli occhiali da presbite, scuotendo la testa rassegnato:
-Perché non incollarci anche degli spaghetti allo scoglio, dico io…- Risata plateale, io rossa come un peperone.
0ggi, a 40 anni, la sindrome di fine settembre non mi è ancora passata. A settembre prometto che mi iscriverò in palestra, a settembre la smetterò di comperare la Nutella, cercherò di trattare la mia agenda in modo professionale senza incollarci stupidate di vario genere, la smetterò di mangiarmi le pellicine delle unghie, troverò il tempo per le mie amiche, mi impegnerò a prepararmi i vestiti la sera prima per evitare di incappare nel look assonnato del “pesco la prima cosa che capita”.
Così, le prime settimane al rientro dalle vacanze, una Giulia efficiente e carina se ne va al lavoro camminando per le vie della città, praticamente perfetta. Borsa abbinata al vestito, manicure senza sbavature, agenda scritta a matita perché, si sa, le cancellature sono anti estetiche. E, infine, un frigorifero zeppo di cibi sani e un abbonamento fresco per la palestra.
Tempo una ventina di giorni e ti ritrovi, alla fine di settembre, un po’ come le foglie sugli alberi. Accartocciata senza tono, colore, vivacità. Il ritmo frenetico della vita ti travolge e l’agenda inizia a sembrare una mappa del tesoro, con tutte quelle frecce e asterischi da non capirci più nulla.
-Signora Ziliani, l’appuntamento con il dentista per suo figlio era oggi!-
-Oh, scusi, credevo il ginecologo oggi e il dentista domani…- Un giorno o l’altro porterò mio figlio dal ginecologo o, peggio ancora, me lo scorderò a scuola mentre sono imbottigliata nel traffico e dal nervoso mi mangio le pellicine anche delle dita dei piedi, giuro!
L’allenatore della palestra poi, che solleva i pesi da 50 kg come se fossero mandarini, mi guarda con sufficienza mentre consumo, si e no, le calorie di un biscotto, sudata morta sul tapis roulant.
-Sento che mi stanno scoppiando i polmoni.-
-Coraggio Giulia, devi allenare il fiato!-
Allenare il fiato? Ma non lo sa, questo energumeno, quanto fiato alleno mentre convinco “dolcemente” mio figlio a fare i compiti? Mentre, in casa, ripeto duemila volte di sostituire il rotolo di carta igienica quando finisce che non si rigenera spontaneamente? No, non lo sa.
Lui non ha la sindrome di fine settembre. Lui non va in paranoia quando fa buio presto la sera e non si esce più dopo cena. O quando, davanti al primo dolcevita ti viene il depressino.
O quando tua madre cucina la polenta e ti viene da dire: “ecco, l’estate è davvero finita”.
Mi consolo pensando di non essere la sola a soffrire di questa malattia. A quanto pare siamo in tanti, in tantissimi. La sindrome di fine settembre colpisce un po’ tutti. Le mie amiche ne sono un esempio. Davanti a un aperitivo sembriamo un gruppo di vasi comunicanti. Una più alta e magra, l’altra più bassa e ciccia ma siamo sempre noi quattro, dai tempi delle elementari.
-A settembre giuro che chiudo con Paolo- Sentenzia Lucia dopo l’ennesima crisi del suo compagno che, a quanto pare, ha sempre bisogno di tempo per riflettere, neanche fosse un Nobel di astrofisica.
-Io a settembre inizio la dieta “zona”.- Barbara non sa che, tempo quindici giorni, e la sua dieta consisterà nel decidere in quale “zona” della casa mangiare chili di cioccolato.
-Ah, io a settembre mi faccio fare un tatuaggio.- Noi tre guardiamo Marta come se venisse da un altro pianeta. Tanto lei ha paura degli aghi e in pochi giorni avrà già dimenticato tutto.
Così ci si rivede a fine mese, con un golfino sulle spalle, in quelle tiepide domeniche pomeriggio in cui non si sa mai cosa mettere. Lucia ancora alle prese con Paolo perché, poverino, sta passando un momento difficile e non può essere mollato, Barbara che ordina un affogato al cioccolato alla faccia della dieta e Marta ancora senza tatuaggio.
E io?
Io cammino per la città con il naso all’insù, nell’ultimo cielo così azzurro, alla ricerca delle scie degli aerei che si incrociano, solo per poter esprimere un desiderio. Cammino tra le prime foglie cadute e mi siedo in un caffè ad aspettarle, con una tazza tra le mani e un libro aperto.
Settembre è così. E’ proprio come noi donne di 40 anni. Incominci a vedere cambiare, poco alla volta, i tuoi colori…Capelli bianchi, qualche ruga. La stanchezza si fa sentire, così pure qualche piccolo acciacco. Siamo indaffarate come settembre, il mese in cui tutti i lavori hanno inizio, e ci prepariamo lentamente all’autunno, augurandoci che ci colga il più avanti possibile.
Ma la fine di settembre è anche la stagione in cui si miete il raccolto, l’uva è matura. E forse, la sindrome di fine settembre, con i nostri buoni propositi mai attuati, non è altro che la disperata ricerca di quella spensieratezza di quando ancora eravamo a scuola.
Perché per la maturità, quella vera, c’è ancora tempo…
Anna Zanibelli
Commenti
Divertente e poetico. Brava Anna!
Grazie cara Simo!
😀👍Letto tutto d’un fiato… BRAVA Anna!!!
Grazie Patty cara!
E mi unisco ai brava. Conosco Anna da quando mi chiese di fale da moderatore alla presentazione del suo primo romanzo, poi gli incroci letterari si sono ripetuti, e ho potuto apprezzare la progressione delle sue capacità espressive. Ma questo è poco: sotto il velo della riservatezza il suo brio, la vitalità, sono il suo x factor. Una scrittrice emergente da tener d’occhio.
Troppo buono Adriano, come sempre, ma soprattutto fonte inesauribile di preziosi consigli. Ancora grazie!
Quando l’estate sta finendo si fa più acuto il senso del tempo….La differenza del tempo che passa non è il tempo bello o brutto,ma deriva dal compito che hai,che dipende da ciò che ami,da ciò che vuoi affermare…
(Da rubrica di Davide Rondoni )
Condivido in pieno il tuo pensiero Graziano. Un saluto!
Io i buoni propositi li mettevo in conto dal primo di gennaio. Anno nuovo vita nuova si diceva, non mezza estate. Ma il punto non è questo. Realizzati o meno, i buoni propositi dipendono da noi? Poi i bilanci si fanno continuamente, finché si é giovani durano lo spazio di un mattino, i buoni propositi intendo, che poi sono spesso un fallimento, come dice Lei. Arrivati invece alla mia età i buoni propositi non si fanno più, rimangono i rimpianti e il domandarsi continuamente se forse non erano barlumi di speranza senza impegno da parte nostra. Un tempo si chiamava provvidenza, ora pur con qualche retaggio culturale, formativo, si chiama materialmente colpo di culo. Nessun libero arbitrio, governati solo dalle circostanze della buona o cattiva sorte. Che poi alla fine é anche consolatorio quando i giochi sembran fatti tutti. In verità il mio pensiero non é sempre questo ed é il bello della vita. Chi è così presuntuoso da credere di aver giocato al meglio le proprie carte?
Caro Ivano
La corrispondenza settembre – terza età al suo esordio è una bella metafora! La mia esperienza di vita tuttavia è stata diversa. M sono convinto che tutto quanto fortemente si desidera succede, per le vie più inaspettate, nei tempi più strani, ma arriva. So che questo è un pensiero di tanti scrittori new age, ma io l’ho realmente sperimentato. Per questo non parlo mai di forza di volontà ma di potenza di desiderio, con la contropartita capacità di spesa in sacrificio. Non sono il solo a vederla così, e ci sono due correnti di pensiero: o la realtà realmente si piega al nostro genio della lampada, o più semplicemente chi ha una fissa vede prima le occasioni di sviluppare il progetto.
I buoni propositi valgono tanto quanto la pioggia di settembre.
Bello Adriano, ben augurale. Però mi chiedo: perché il mondo è pieno di gente incazzata, invidiosa, frustrata?
All’atto del concepimento, da papà e mamma arriva a noi il nostro DNA e, in modo misterioso assai, il nostro percorso di vita; road book che non è definitivo quanto al “percorso” ma ci presenta in itinere bivi, ai quali siamo noi stessi che in modo più o meno cosciente, consapevole, scegliamo la direzione e, a quel punto, parte “in automatico” un ….”ricalcolo percorso”, che sarà quello che percorreremo da quel momento, da quella scelta che avremo fatto al “bivio”! .
Certo è che il “percorso” è nostro e solo nostro, irripetibilmente nostro, autenticamente, personalmente nostro e se decidiamo di ….amarlo ed interpretarlo al meglio non potrà accadere che apparteniamo a quella “….gente incazzata, invidiosa, frustrata”, Ivano.
Questo ovviamente quanto vale per me, che ho già avuto modo di riconoscermi,(anche se con sorridente ironia) come “ottimista&buonista”!
Uno dei miei aforismi è i “nostri desideri si sconttrano in terra come le nuvole in cielo”. Desideriamo tutti le stesse cose! Banalità come soldi, la donna più bella, macchine… Se personalizziamo i desideri c’è posto per tutti senza entrare in competizione. La seconda regola è: “Se io vinco alla lotteria qualcun’altro perderà” Ho sempre evitato questi giochi, per non far del male a nessuno.
I buoni propositi si
Mi scuso per l’inadeguatezza delle mie capacità webbistiche
Certo che si! I buoni propositi rispuntano ogni volta che finisce l’ebbrezza e ci si deve rimboccare le maniche. In qualche maniera dobbiamo far vedere che siamo animati dalle migliori intenzioni, si chiamano così proprio perchè ci riserviamo che possano rimanere tali, l’attenuante per la nostra inadeguatezza, che spesso è tale per causa di forza maggiore. Tutto sta a verificare quale sia questa forza maggiore, fare bilanci, inquadrare cosa scartare e cosa tenere, perchè ho l’impressione che non vogliamo più scartare niente, non sappiamo rinunciare a niente, tantopiù alla nostra autostima, alla nostra onnipotenza. Vogliamo avere tutto sotto controllo o perlomeno illudercene, ma siamo umani e spesso inadeguati alle prestazioni richieste, tuttavia da sui nervi ammetterlo, allora sfoggiamo i buoni propositi, servono da alibi. Una volta ammessi i propri limiti, recuperata la capacità di capire fin dove possiamo arrivare e mettere addirittura in conto che potremmo anche non farcela, ammettere la fallibilità del singolo e ristabilire la necessità del confronto, allora ben vengano i buoni propositi, almeno quelli, che siano di settembre o di inizio anno, ma vengano perchè presuppongono la ripartenza pulita, onesta, vitale, non è disperata ricerca di spensieratezza, ma piena maturità e senza buoni propositi non andiamo da nessuna parte.
Ciao Anna
….ueilla, pare che da questa parte del blog tiri aria di ….buon senso, linguaggio zingarellico, niente aggressività quanto a forma e sostanza, “buona educazione”, perfino!!!!
Ma cheppiacere, vi leggo volentieri, raga….
Ciao zio Sergio! 😊