Classifica mondiale sulla Sostenibilità: come siamo messi ?
E’ stato appena pubblicato il SDG Sustainable Development Report 2019
vedere seguendo questo link
Questa quarta edizione della rassegna annuale dei progressi verso gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG) presenta i dati di 162 sui 193 Stati membri delle Nazioni Unite e valuta se i paesi sono sulla buona strada per soddisfare i 17 SDG.
Nella graduatoria siamo alla 30 posizione: non male su 162 paesi analizzati. Bene.
Ma, se ci confrontiamo con quelli ad es. della comunità europea, il mio giudizio non è più positivo …
Es. : possibile che queste benedette nazioni scandinave debbono arrivare sempre prima ?! La Francia all 4°, la Germania alla 6° …
… per fortuna che USA, Cina, sono sotto !
Ma tra i 17 obiettivi indicati da ONU quali sono quelli in cui siamo molto carenti ?
seguendo il rapporto dettagliato
Consumo e produzione sostenibile
Azioni per il clima
Industria innovazione e ricerca
Vita acquatica.
Unico obiettivo raggiunto è legato alle condizioni di benessere generale e di salute.
Si conclude che abbiamo ancora molte … challanges come dicono gli Inglesi: ovvero … opportunità per migliorarci.
Commenti
Grazie, Giorgio, un altro report di estremo interesse.
Che da noi si viva meglio che altrove e che USA e Cina stiano, insieme alla Russia, massacrando il pianeta si sapeva da tempo. Ma adesso lo sappiamo meglio.
Sull’ambiente, vedo, abbiamo problemi non da ridere. E colpisce che una nazione marinara come la nostra, con migliaia di chilometri di coste e tradizioni marittime così risalenti abbia la “life below water” tra i “major challenges” (e sappiamo che quando nelle aziende si usa questo eufemismo sugli obiettivi strategici, spesso arriva dopo poco tempo la “firing letter”, solo che questi mandrilli dicono di voler andare avanti altri quattro anni).
Essere trentesimi è solo apparentemente positivo, con quel che di desolante gira per il mondo. Come europei, quindi come gente più civile e più perbene di tanti altri, anche gli italiani dovrebbero essere almeno tra i primi dieci.
Sulle performance dei paesi scandinavi, i mediterranei invidiosi una volta dicevano che poi però là si suicidavano a manetta, mentre noi col mandolino no, evviva evviva.
Caro Pietro
in merito ai paesi scandinavi: io sono un fan della Svezia anche perché ho lavorato per oltre 20 anni con una multinazionale svedese quindi ho avuto modo di visitare più volte il loro paese e conoscere quelli che erano i colleghi svedesi.
Prima ancora di analizzare TUTTE (tante) statistiche sulla qualità della vita che vedono ai posti top proprio loro … avevo scoperto il loro segreto: il grande amore per la loro natura e per i tempi della natura . Per non farla lunga è da loro che venivano concetti come ‘long term profitability’ , sostenibile e duratura nel tempo!
La settimana scorsa ho fatto la crociera sul Mar Baltico: spendida con un a temperatura fantastica (rispetto e quella che voi avete sopportato!!!).
In effetti è vero, caro Giorgio, l’esperienza e l’apprezzamento del patrimonio ambientale e dei tempi naturali, rispetto alle accelerazioni dell’umanità contemporanea, porta pure a conseguenti modelli di sviluppo sociale ed economico, anche imprenditoriale e aziendale.
E spesso nelle realtà multinazionali (la mia era tedesca), la “long term profitability” di origine scandinava (una volta si diceva anche di origine giapponese) va contemperata con le “quarterly closures” di origine americana. E succede che a volte si fatichi ad armonizzare il budget strategico triennale con il budget e l’outlook annuali.
Comunque, tornando ai risultati della classifica di sostenibilità, più li approfondisco e più mi rendo conto, a livello nazionale, della nostra assenza di pianificazione strategica, della nostra carenza di capacità gestionale dei fenomeni considerati, della nostra mancanza di controllo dei fatti e dei risultati attesi. Anche sugli indici di sostenibilità, come in quasi tutto, si promette, si cicca la promessa, si fa finta di niente e si promette di nuovo, senza alcuna azione correttiva e men che meno preventiva. Siamo allergici ai dati e ai numeri. E siccome gli obiettivi devono essere specifici, misurabili e via dicendo, meglio non parlarne, meglio parlare d’altro, meglio se lontano dal nocciolo della questione, che si tratti della sostenibilità ambientale o dei meccanismi di produzione e ripartizione delle risorse, cioè di giustizia o ingiustizia sociale.
Siamo sessanta milioni. Con cinquanta milioni di twitteristi, facebookisti, whatsappisti e, soprattutto, selfisti. E con dieci milioni di filosofi, arcadi e belle penne. Tutti quanti, ovviamente, facile preda di chi comanda pensando solo ai suoi voti nelle elezioni immediatamente successive.
Ti invidio la crociera, il Baltico e il fresco.
Almeno qualcuno ci pensa…
Prima o poi bisognerà prendere in mano la situazione…
Mi piacerebbe vedere come andrà nei prossimi cinquant’anni…
Ma temo che sarò assente…
Forse…
queste nostre considerazioni sono sicuramente spunti per l’egregio lavoro che Piero Carelli (e colleghi/amici) sta alacremente svolgendo per preparare la IV Rassegna di Scuola di educazione all’Economia: La Sostenibilità e gli obiettivi dell’ONU. Leader in Italia è il Prof. Enrico Giovannini…