Non conocscevo l’Uficio Animali Gerundo (info@udagerundo.it), e mi chiedo come siano arrivati con un’informativa a me. La mia soddisfazione nel constatare questo loro successo a tutela degli animali domestici è tale comunque da indurmi alla trasmissione ai Followeers dei passaggi fondamentali. Le Amministrazioni comunali di Pandino, Rivolta d’Adda ed Agnadello hanno fatto entrare in vigore il Regolamento Benessere Animale, che si occupa di ogni animale ad esclusione di quelli da reddito.
Vietato tenere i pesci rossi nelle bocce (solo acquari da minimo 30 litri) o di stabulare gli animali (tutti, per cui anche conigli ed uccelli) in gabbie con il pavimento in rete.
Vietato il taglio di orecchie, coda e corde vocali, tatuare l’animale, tenerlo alla catena, trainarlo con mezzi di locomozione, l’uso di collari a strozzo.
Sarà regolamentato il possesso numerico di animali domestici, salvo richiesta e autorizzazione in deroga del Sindaco.
Gli animali di casa non potranno soggiornare coattamente sul balcone terrazzo senza la porta aperta per oltre due ore e in ogni caso vietata la detenzione su balcone senza un riparo da sole o intemperie.
I cani andranno tenuti nelle immediate pertinenze dell’abitazione, allo scopo di sradicare il diffuso fenomeno di segugi lasciati in recinti e casotti in campagna, (ma due son prigionieri addirittura in un cortiletto di via Diaz, bramosi di un minimo di attenzione dei passati).
Le dimensioni dei box in cui i privati cittadini tengono i cani dovranno rispettare le disposizioni regionali, e quindi si estendono le dimensioni previste per i canili anche ai privati proprietari di cani. Il Sindaco di Rivolta d’Adda Fabio Calvi ha garantito che imporrà un perimetro minimo ai box.
È vietato predisporre strumenti finalizzati ad impedire la libera circolazione dei felini che possa costituire fonte di pericolo o danno, quali l’uso di repellenti chimici.
Altro divieto per l’uso, la detenzione e la vendita di prodotti a base di colle per la cattura di uccelli.
Inoltre per il divieto di accesso ai locali pubblici sarà necessaria la presentazione in Comune di una richiesta.
Altri temi la pet terapy, la procedura da seguire nel caso di ritrovamento di bocconi possibilmente avvelenati, l’attività di educatore cinofilo, la procedura in caso di smarrimento di animale domestico, l’attività dei circhi detenenti animali, con possibilità di deroghe a favore della loro presenza territoriale dei singoli Sindaci, ed è anche vietato porre animali in premio in fiere e feste.
Nonostante la soddisfazione faccio alcune considerazioni:
- Ma possibile che fin’ora questi aspetti fossero demandati solo al “buon cuore” e che Enti nazionali con le spalle più larghe del meritevole Ufficio Animali Gerundo abbiano sempre taciuto?
- Anche se la regola si diffonde solo ai livelli locali, non fosse altro che per un effetto domino, Crema perché non è inclusa?
- Provo ad informarmi su questi miei misteriosi interlocutori nel modo più semplice: Google. Risultato lapidario: l’U.D.A. è uno sportello aperto ai cittadini che si occupa di: tutelare la salute ed il benessere degli animali d’affezione; prevenire il randagismo… Il servizio è disponibile per i cittadini di Rivolta d’Adda, Pandino ed Agnadello.
Lo vogliamo anche a Crema, cuore stesso dell’area Gerunda!
Commenti
Anche a non crederci, non si sa mai: vista la situazione, mandiamoli tutti farsi benedire
(giovedì prossimo, Sant’Antonio Abate).
E viva S. Antonio!
Il rischio di sostenere alcune istanze animaliste attuali, in Italia, è quello di vedersi associati a certi esagitati ragazzotti vagabondi di piazza o alla giarrettiera della Brambilla. Anche per questo, noialtri stagionati e legnosi maschi di provincia, almeno in gran parte, siamo piuttosto refrattari, se non scorbutici, in proposito. D’altra parte, i cagnetti delle carampane (la definizione funzionale corrente di tali cagnetti non è esprimibile sui media) e le trepide svenevolezze in crocchio davanti al piccione arrotato sono ormai parte della quotidianità cittadina.
Prescindendo per un momento dai soliti tormentoni della caccia, delle corride, dei palii e via dicendo, penso che, in buona sostanza, esistano in materia animalista un problema grande e un problema grandissimo. Quello grandissimo riguarda la macchina mondiale degli allevamenti intensivi per la produzione animale. Si tratta di qualcosa su cui si sprecano le biblioteche e che a mio parere rappresenta un esempio dell’orrore più orribile a cui possa arrivare la nostra specie, secondo soltanto agli stermini perpetrati nei confronti degli altri esseri umani. Tuttavia, il tuo post. Adriano, non si riferiva, mi pare, a quest’ambito di così terribile enormità.
L’altro problema, comunque grande, riguarda l’area dei cosiddetti animali d’affezione e quella zona grigia che a volte comprende altri animali più difficilmente considerabili come domestici ma rientranti comunque nell’umana disponibilità. E mi pare che il tuo post a questo problema si riferisca, in particolare all’aspetto delle normative locali o meno locali, oggi in difficoltosa attuazione e spesso oggetto di discussione e controverso giudizio.
Da qui potrebbe partire la riflessione sul tuo testo, Adriano. Personalmente, ritengo si tratti di una riflessione che non può non coinvolgere i nostri stili di vita, le nostre scelte abitative urbane, le limitazioni oggettive a cui siamo soggetti e quindi le difficoltà che necessariamente incontriamo nel voler avere un rapporto corretto e stabile con uno o più animali, un rapporto quasi sempre di carattere affettivo e talvolta di grande rilevanza, sia per loro che per noi.
Il benessere di questi nostri compagni, di questi nostri amici, dipenderà senza dubbio anche da un regolamento pubblico. Ma credo deriverà soprattutto dalla nostra responsabilità nei loro confronti, evitando di scambiare questo loro benessere per il nostro desiderio di compagnia, di rassicurazione, se non perfino di esibizione sociale. Certo, quando la maggior parte di noi sarà tornata a vivere in campagna, tutto sarà più facile. E più bello. Per loro e, dettaglio non da poco, per noi.
Io, Pietro, sono “tornato a vivere in campagna”, trent’anni fa e non è andata proprio come dici tu perchè i miei, di animali, che si sono avvicendati a viver con noi, sono stati davero bene, ma noi, non altrettanto, perchè, soprattutto “in campagna” alberga la genia dei “cacciatori” (si quelli che vanno anche a messa in tuta mimetica) e loro, i loro cani, li tengono in gabbia, tutta la santa settimana, in cortile, magari sul cemento, e gli animaletti, all’incirca all day long, abbaiano ed a volte anche la notte e, se i mimatizzati sono vicini di casa……te li devi godere.
Peraltro non riesco neanche ad immaginare nel mio paesiello un regolamento (rispettato) di tipo “svedese” come quello citato da Adriano.
A giudicare dal tipo di prole di cui i suddetti mimetizzati sono dotati non nutro eccessive speranze per il futuro.
Ocio quindi a scegliere la …..campagna giusta (e non è errore stompa, perchè io, la compagna giusta la scelsi opportunamente!).
Credo che la normativa possa rompere il ghiaccio e far emergere il malcostume se supportata dall’opinione pubblica. ricordo la vlta che la mia econda cagna scappo, perché in calore, e, ritrovatala, la percossi. Lo sdegno dei presenti poggiava sulla consapevolezza di potermi denunciare!
Sarebbe bello raffrontare questo documento con tutto quanto già esistente ed esteso all’intero territorio nazionale. Significativi in particolare a mio avviso i due punti sull’accesso ai locali pubblici di animali, consentito salvo espresso divieto con domanda al Sindaco per poterlo attuare, e quello sul numero massimo di animali domestici da detenere. Penso il provvedimento tenda ad ostacolare traffici, ma in ogni caso di pets c’è davvero un eccesso! Lo sapete che un essere vivente inquina per il fato stesso di esistere, che la digestione prouxce gas serra come le auotomobili? E la produzione di mangimi idem?
Nonostante animalista, si dovranno pore penso dei limiti e al tempo stesso uniformare i comportamenti. l’obiezione di Fanco sull’efficacia nel suo “paesello” è pessimistica. I Carabinieri intervengono per tutte le segnalazioni in merito, anche telefoniche e non identificabili (mi è capitato di interrompere un episodio di crudele esibizione con una semplice telefonata).
Ho letto sul Torrazzo di oggi l’articolo che parla di questo regolamento. Inoltre, da una rapida verifica, vedo che molti Comuni italiani stanno cercando di darsi una normativa in proposito.
Hai ragione, Adriano, sarebbe interessante conoscere nel merito la posizione del nostro Comune.
Scusa le divagazioni su Sant’Antonio, la caccia e la vita rurale.
Anche in città esistono molti animali domestici su cui svolgere riflessioni interessanti ma pure parecchi animali non domestici che riescono ad adattarsi a questo habitat urbano, a volte in modo sorprendente (a parte i topi di fogna, le nutrie e forse, tra non molto, i cinghiali).
In diversi cortili alberati del centro, una fauna talvolta insospettabile trova rifugio, possibilità di ristoro e occasione di riproduzione.
Torneremo a essere la città civile che eravamo prima dell’orrendo Novecento quando riusciremo a far aumentare di nuovo le aree verdi e le alberature autoctone, invece di continuare a consumare suolo, ad aumentare asfalto e cemento, a incoraggiare il traffico automobilistico in pieno centro storico.
Ma si sa, la divinità del parcheggio continua a essere la più adorata in città.
La lingua è verde, la tasca è d’oro.
Sul senso e sul concetto del prelievo venatorio, Francesco, non posso che rimettermi al mio post “I tartassati” (se ben ricordo il titolo), a suo tempo da voi cortesemente pubblicato. Invece, sulla fenomenologia del cacciatore, probabilmente abbiamo avuto e abbiamo esperienze diverse. Come in tutte le umane categorie, i modelli attitudinali e comportamentali variano. Conosco cacciatori che trattano i loro cani molto bene e che vanno a messa (se ci vanno) abbigliati impeccabilmente. Credo che il punto sia quello di una riflessione sulla caccia in quanto tale, sul suo senso e sul suo concetto, prima ancora che sulle modalità della sua pratica, per le quali non è agevole definire, come per la maggior parte delle attività umane, modelli di riferimento univoci e assoluti.
Più in generale, l’esercizio praticato in un numero limitato di giornate su un totale di 365 giorni annui; il numero ridotto dei praticanti rispetto alla massa della popolazione; lo svolgersi di norma in ambiti distanti dagli agglomerati urbani e su terreni lontani dalla pubblica fruizione, quando non in apposite riserve; la tipica attitudine del cacciatore a evitare incontri e interferenze con altri soggetti sul territorio, rendono secondo me le loro turbative e molestie alla popolazione residente non superiori e anzi inferiori a quelle di altre categorie di frequentatori delle nostre campagne, da soli o in gruppo, schiamazzanti o meno, sfreccianti in frotta su mountain-bike o motorini, con cani di pezzatura più o meno omerica, dediti all’abbandono di cartacce e bottiglie di giorno, di profilattici e fazzolettini di notte, di mucchi di rifiuti e inerti edili all’imbrunire, anche in parchi regionali, riserve naturali e aree tutelate, per non parlare dei pic-nic, delle grigliate e dei rimbombi rap praticati da gruppi plurifamiliari di cui non mi permetterei mai di indicare la stirpe e il credo. Insomma, se si ama la campagna, non dico che si debbano amare i cacciatori. Dico solo che, volendo proprio lanciare anatemi e maledizioni, prima di loro di devastatori e rompipalle ne troveremmo parecchi.
Comunque, nonostante tutti questi, la nostra campagna resta bellissima. Da abitarci.
“far aumentare di nuovo le aree verdi e le alberature autoctone”, ci dici Pietro, e aggiungo bravo amico! Ma il passaggio successivo è reintrodurre i piccoli mammiferi in pacifica coabitazione, quali gli scoiattoli, che nei parchi europei d’oltralpe svettano fra le gambe. E riemerge il tema della caccia, oltre a quello della crudeltà dell’allevamento. L’uomo dovrà capire che danneggia se stesso, non solo salutisticamente, ma perché le mucche inquinano tanto e come le auto! E anche perché, e sono monotono, mucche e polli portano sicure esplosioni epidemiche. La sensibilità animalistica, certo, la si può ordinare per decreto, ma ci vuole una base culturale, ed è quanto stiamo facendo come blog, spero.
Animali selvatici in città: non mi credevano quando dicevo che per i tetti di Crema girava una cicogna, l’ho dovuta fotografare! A Londra le volpi sono di casa, o meglio di cantina, cervi e cinghiali anche a Crema sono alle soglie (vengono dal parco di Spino e dal Boscone di Pizzighettone). E allora il cacciatore guardiano in questo senso ci vuole, ma basta uccellini! E decreterei il ritorno sportivo alla caccia con l’arco! (certo, il sig. Beretta non ci beccherebbe più una lira…). Sia pur da membro della lega contro la caccia resto comunque dell’avviso che due schioppettate servano, ma strettamente regolamentate. Il lupo, incrociato con il cane, non ci teme più, e addirittura i topi non scappano quando ci vedono! Rispetto e ammirazione della vita selvatica sì, ma una certa autotutela, che non può essere devoluta alle sole guardie forestali, serve. Detto ciò ovvio che approvo le idee di quel saggista, non mi chiedete nome e titolo del libro, che vede la necessità di liberare dalla presenza umana la metà del mappamondo, per destinarlo agli altri animali, e ciò a nostra stessa salvaguardia.
Pietro, io ho scritto, nel mio commento <....genia dei “cacciatori” (si quelli che vanno anche a messa in tuta mimetica)...> mettendo la parola cacciatori tra virgolette e tra parentesi specificandone il tipo.
Comunque, nel merito, premesso che in pieno 2000, io sia totalmente contrario a qualsiasi tipo di “caccia” che preveda appunto l’ammazzamento di esseri viventi, a qualsiasi genere essi appartengano, dato per scontato che qualsiasi tipo di cibo trovi oggidì distributori disponibili in sovrabbondanza (pure troppo!) ad ogni piè sospinto, e che il “cacciare” non assolva quindi più al fine di procacciare cibo a se ed alla propria famiglia, considerando la fattispecie CACCIATORI DI SELVAGGINA, magari in “riserva”, che si avviano in tuta mimetica, con i cani in gabbia nel retro macchina (dopo averli tenuti tutta settimana in altra gabbia nel cortile di casa) al solo fine di sorprendere, sparare ed uccidere animali totalmente privi di ogni qualsiasi difesa, non posso che disconoscere la mia appartenenza a quel tipo di essere (sub) umano.
Ciò detto, parimenti ho assai poco in comune anche con “….altre categorie di frequentatori delle nostre campagne, da soli o in gruppo, schiamazzanti o meno, sfreccianti in frotta su mountain-bike o motorini, con cani di pezzatura più o meno omerica, dediti all’abbandono di cartacce e bottiglie di giorno, di profilattici e fazzolettini di notte, di mucchi di rifiuti e inerti edili all’imbrunire, anche in parchi regionali, riserve naturali e aree tutelate, per non parlare dei pic-nic, delle grigliate e dei rimbombi rap praticati da gruppi plurifamiliari ….” e da tutti questi comportamenti mi dissocio; fermo restando che “AMMAZZARE per il gusto di ammazzare” per me sia tutt’altro ed in tutt’altra misura esecrabile.
A chi piace poi “sparare”, tiri a segno, tiri al piattello , offrono piena disponibilità, il luoghi idonei e protetti, di dimostrtare la propria abilità e perizia con le armi da fuoco, senza che nessun vivente ne abbia danno e, peggio, venga ucciso!
I nostri amici animali… a mio avviso, il punto nodale della questione è che non si possono distinguere ‘categorie’ di viventi: animali da compagnia? animali da reddito? emerge in tutto il suo squallore la tremenda ipocrisia su cui si regge la gran parte dei nostri modi di concepire l’esistenza. Il regolamento in questione diventa grottesco se pensiamo che a pochi metri dalle nostre case migliaia di mucche, maiali e galline e visoni…vivono in gabbia in condizioni inenarrabili.
….e quando poi cessa l’ interesse economico, fanno al fine delle nutrie!!!!
la risposta, omnicompressiva, l’ho data a Pietro. Concordo, con le puntualizzazioni più in alto espresse.
Non amo gli animali domestici, e ancor meno amo le signore e signori che in spregio alle più elementari norme igieniche quando si siedono al bar i loro cagnetti se li prendono in braccio, con le loro zampette a veicolare tutte le schifezze che han raccolto, attratti come sono dagli altrui territori intanto che intercettano sputi umani o cicche di sigarette. Naturalmente le signore non disdegnano una sosta da Cornalba prima di arrivare a casa. Pur mangiando carne sono assolutamente d’accordo con l’ipocrisia denunciata da Elena Mariani.
D’accordo con Francesco, Ivano e Elena Mariani. Se dico ancora una volta che sono d’accordo con Adriano, a questo punto qualcuno potrebbe cominciare a pensar male. D’altra parte, se ha così spesso ragione non è colpa mia.
Insomma, ci manca qualcuno che difenda gli allevamenti intensivi, l’ulteriore cementificazione cittadina e cose del genere. Magari qualcuno potrebbe prendere coraggio e farlo.
Per farmi perdonare il pistolotto filocaccesco (scusa, Francesco), ti dirò, Ivano, che da Cornalba si acquistano dei buoni tortelli cremaschi. Dopo la chiusura di Bonini, a Crema ne restano pochi a farli giusti. E con questo, soprattutto con questi argomenti da parte mia invece di quelli sociopolitici, so di essermi squalificato del tutto.
No Pietro, un po’ di leggerezza e bontà ( i tortelli ) ci vogliono. Altrimenti ci confronteremmo solo con la cattiveria di Rita😁😁😁
Comincio a dare ragione ai tanti che sono fuggiti da Cremascolta. Se il livello degli interlocutori e’ questo, meglio cambiare aria. Anche lo spirito di servizio ha un limite.
Spirito di servizio????????????
Rita, Ivano
i vostri siparietti sono carini, ma qualcuno potrebbe pensare che non siano innocue punzecchiature. Cremascolta, cara Rita, è solida, e dall’ultimo report che vi ho mandato, è in ascesa. Alcuni personaggi, di valore, ma fra il permaloso e il rissoso si sono autoesclusi, e anche le loro improvvisazioni erano in fondo carine. Voi due non siete di quella pasta! Giocate per l’amor del gioco!
Grazie, Ivano. Confesso che ho parlato di tortelli perché comincio, come molti italiani, ad accusare la sindrome da sovraccarico mediatico osiristico salviniano, che sta iniziando a colpire il nostro Popolo, sempre sia lode al Popolo (l’osirismo indicato nella denominazione della sindrome non si riferisce al dio egizio ma alla dea del varietà). Non voglio esser frainteso, anch’io apprezzo il nostro salvifico ministro plenipotenziario, che gli italiani l’abbiano in gloria, ora e sempre, nei secoli dei secoli, visto che le sue messianiche allocuzioni e rappresentazioni consolidano i nostri agi borghesi, mentre i suoi alleati forcaioli vorrebbero privarcene. Il punto è un altro. Secondo il medico, questa patologia deriva da una risposta bioneuronale all’ormai pervasiva, assillante sovraesposizione mediatica salviniana, con mia conseguente reazione riflessa psicofobica. In pratica, il medico mi ha consigliato, per almeno alcune ore di veglia al giorno, di evitare le narrazioni mediatiche sulle nutelle mattutine ministeriali; sulle esibizioni vicepresidenziali in divise appartenenti a corpi militari un tempo infamati e oggi sfoggiate piene di patacche e scudetti; sui momenti intimi in cui Lui si abbandona a Morfeo mentre la morosa pignattara si selfia; sull’ostentazione di rosari e sui siparietti da prevosto con mamme e bimbi (non si dice più “bambini”, se sei trendy e smart dici “bimbi”), insomma su tutto quello che è diventato da quasi un anno un Truman Show senza requie e senza scampo, da far rimpiangere al Popolo italiano, sempre sia lodato, le esibizioni calisteniche del povero Starace. Non so se ci riuscirò. Sarà difficile, per alcune ore al giorno, riuscire a farcela. Intanto, nelle ore di cura, tengo spento tutto ciò che di elettronico, digitale o analogico mi circonda. Anche per questo, per distrarmi, durante le vacanze natalizie mi sono dato ai tortelli cremaschi. Mangio e bevo per dimenticare Lui, per guarire dalla mia sindrome, definita dall’OMS con l’acronimo SOCMEL (Syndrome from Osiristic Charge of Mediatic Everending Leaderbullshit). Ho preso quasi tre chili, in queste festività natalizie, a tortelli e sfursàt. A proposito, non male anche quelli di Scandelli.
Pietro, non sono male neanche a Rovereto, alla Pergola, un po’ per nostalgia senile, riscoperto in questi ultimi anni dopo frequenti frequentazioni giovanili. Del resto se non si trovano buoni tortelli cremaschi nel cremasco dove trovarli? Mi pare di ricordare oltretutto che non ci siano televisioni accese. La tua dieta sarebbe garantita. Consiglio a chi si sente invecchiare. Se frequentata da giovane, la trattoria, qualche bel ricordo riaffiora. Salvini e Di Maio neppure concepiti. Bei tempi c***o.
Condivido il dubbio di Rita e mi ritiro di buon grado da quella che speravo potesse diventare una discussione interessante, su argomenti che ritengo importanti dal punto di vista etico e sociale.
Tutto serve nell’inevitabile e infantile gioco delle alleanze, anche senza farne una questione di genere. Si domandi Elena perché Cremascolta è un blog tutto al maschile. Si domandi perché non si è mai formato un codazzo femminile e si dia una risposta. Così, tanto per continuare il gioco delle alleanze. Quanto all’argomento, che non trova sviluppi, forse dipende dal fatto che il tema è già stato dibattuto fino alla nausea e evidentemente in questo momento storico, sociale, culturale e politico è meglio mettere altra “carne” al fuoco.
….raga, premesso che mi piace sempre e comunque leggere Pietro Martini, perchè, al di la dei contenuti trattati scrive con una forma preziosamente simpatica, nella fattispecie, c’è stata da parte sua, un “deviazione” di tipo gastronomico (dopo che i primi commenti erano entrati in modo incisivo sul tema) sulla cui motivazione ognuno può esercitarsi in ipotesi.
Il responsabile della “deviazione” (il suddetto Pietro) sentitosi chiamato in causa, ha più che abbondantemente motivato, con argomentazioni che, se pur assai interessanti e spiritose assai, mi hanno lasciato preplesso rispetto alla motivazione di nesso consequenziale! Ma che dire? Tot capita ….
Elena, sono anch’io convinto della importanza etico/sociale dell’argomento (ed il mio commento Francesco Torrisi ha detto 12 Gennaio 2019 alle 12:17 era stato eloquente assai in proposito!) e, proprio per questo non mi sogno nemmeno di “ritirarmi” a causa di altro/i commenti che ritengo poco appropriati, anzi!
Quanto ai “duellanti” Ivano/Rita, ci avranno pure le loro buone motivazioni!
Ma non facciamo i bambini… loro giocano come bambini: i termini usati stessi lo dicono. Fa bene giocare, tornar bambini! Cremascolta è un blog seriosamente e costruttivamente giocoso.
Circa il serio problama di integrazione uomo/altra fauna non direi, ma affermo, che se l’uomo non accetta il suo ruolo intrinseco alla posizione strettamente interconnessa con quelli che, semplicisticamente, erano indicati a scuola, e al catechismo, come mondo umano/animale/vegetale/minerale, va giù a piombo! E si deve partire dal correto uso della terminologia: non animale, ma altro animale, oppure meglio bestia, e così via. La biologia, lo studio del microscopico, ci mostra cha a livello di muffe e batteri siamo di fronte a guerre, alleanze, e addirittura sesso. Ma, evidenza dei fatti, siamo ibridati con questo mondo, ne siamo parte nel nostro corpo stesso! CHE FATICA SCRIVERE SENZA ERRORI!
Io non ho mai giocato su questo blog, se voglio giocare mi faccio un burraco con gli amici. Piu’ d’una volta, invece, sono stata insultata per avere espresso idee contrarie all’ancient regime (non solo io, sia ben chiaro, non rivendico alcun privilegio) e piu’ ancora dell’insulto, come ha ben compreso Elena Mariani (le donne ci arrivano) ho trovato francamente irritante la tendenza a buttarla sul ridere. E’ solo un “gioco”, i duellanti (per fare un duello non bisogna impugnare le armi in due?) si divertono, e altre amenita’ del genere. Non parlo per me che sono un granello di polvere nel vento, ma se un social non capisce che i blogger se ne vanno perche’ gli attacchi personali sono inaccettabili in una discussione virtuale (praticamente fra perfetti sconosciuti), quel social dura poco, dura minga, dura no. Si spegne.
Ma certo Rita: niente insulti, niente attacchi alle persone, questa ha da essere la premessa.
Ci si confronta educatamente, civilmente sulle idee, sulle opinioni, sulle proposte.
Sul fatto uomo/donna, poi non mi pare neppure necessario entrare in argomento, eccimancherebbe!
Certo moderare l’aggrassività non gusterebbe ed un richiamo in questo senso, mi pare ….atto dovuto, per tutti noi che frequentiamo questa piazza!
Pensa al modo demenziale in cui e’ stato “bruciato” questo post che offriva interessanti spunti per una discussione magari produttiva tesa a migliorare la condizione degli animali. In una cittadina come Crema dove, tra l’altro, la pubblica amministrazione fa finta di non vedere le tante persone che si occupano materialmente ed economicamente dei gatti abbandonati perche’ non esiste un gattile. Prima c’era, adesso non c’e’ piu’. Si va peggiorando? Occhio non vede cuore non duole?
Pensa Pietro, tu che la butti sul ridere e il capo non capisce, io, credo, che brucio in modo demenziale il post. Interessanti queste dinamiche redazional-protezionistiche, ti pare? Forse questo meriterebbe un confronto, ma se si preferisce parlare di gattili se ne discuta pure. Pagliuzza o vittimistica trave? Fosse anche il mio ultimo intervento.
Preciso a scanso di equivoci, Pietro, che nulla di cio’ che ho detto era riferito ai tuoi piacevolissimi intermezzi culinari. Anzi, se hai qualche ricettina da passare …. ben venga, e viva il tortello. Insieme alla sua repubblica, ovvio.
Con lUfficio Animali Gerundo c’e’ invece tutto un discorso da chiarire per capire meglio in cosa consiste l’attivita’ dell’associazione. A parte i regolamenti, in pratica?
Pietro, beato te 😅
Per Rita: la mia ricerca si ferma a una pagina FB, e non so nemmeno come mi abbiano trovato, ma il collegamento con i tre Comuni certo che c’è! O si conosce qualcuno in quei Comuni, o si richiedono spiegazioni a loro stessi mediante quel brutto sistema comunicativo, FB, ma in tal modo la nostra richiesta è dominio di tutti. Calvi, Sindaco Rivolta, è un Medico, sarebbe una via, ma abbiamo tanta di quella carne al fuoco che non ne aggiungerei altra. Ho postato in quanto alcuni aspetti sono di un’ovvietà tale da chiedersi come mai solo ora ci si pensa, altri piccole civili rivoluzioni, tipo l’accesso ai pubblici esercizi.
Dalla protesta alla proposta, visto che l’attuale amministrazione cremasca non dimostra di essere particolarmente sensibile alle tematiche che riguardano gli animali (l’assenza di un gattile ne e’ un esempio), creiamo una collaborazione con questa associazione attiva sul territorio offrendole una “finestra virtuale” per rendere pubbliche le loro iniziative. Non costa nulla.
Per Rita: almeno i gatti nei regolamenti sono citati a proposito della non ingerenza con tossici nei loro liberi spostamenti. Sono stato un cinofilo ma ho ospitato con cure assidue, veterinario compreso e relativi interventi, anche due gatti, e diversi mici orfanelli li ho svezzati facendo quasi la gatta, quindi sono sensibile, ai gatti come agli elefanti. Vedrai i miei nove punti riassuntivi sulle campagne in corso nel post appena pubblicato. Un decimo ci sta, ma, ripeto, io non ho idea di come questi signori mi abbiano individuato. non per Cremascolta, ma come privato cittadino, forse per la fequenza di post animalistici su FB, ma oltre la loro pagina su FB non sono arrivato. So che non ami FB, ma a prendere contatti tramite questo social niente di male: scrivi un mesaggio e te ne saremo grati. Saranno loro poi a indicarci come muoverci con il Comune di Crema, che non ha nulla da perderci, anzi, ci fa solo bella figura!
Non sono intervenuto, Adriano, semplicemente perché si tratta di un tema su cui non ho carte da giocare (ognuno ha i suoi orticelli da coltivare).
Ritengo il tema di grande valenza e hai fatto bene a porlo con forza (vedo che anche Elena Mariani sottolinea molto bene la bontà della Causa).
Per questo penso che sia il caso di svilupparlo per poter giungere a una “proposta operativa”.
Vedo, al di là delle nostre digressioni (il nostro vizio: prendiamo lo spunto da un post per poi parlare d’altro), qualche idea in tal senso, ma chi ha carte da giocare le dovrebbe giocare tutte.
Personalmente non mi sono mai occupato di cani e di gatti (e neppure più in generale dei diritti degli animali – anche se qualcosa ho letto su libri di bioeticisti americani).
Una mia domanda: si può fare qualcosa di più per tutelare tali diritti? C’è un canile (e ci sono tante persone che se ne occupano) e c’è pure un gattile a Vaiano (o almeno è da tempo che leggo sulla stampa locale di tale gattile).
Affinare la nostra sensibilità nei confronti degli animali, magari, potrebbe stimolarci ad affinare la nostra sensibilità nei confronti delle persone più vulnerabili anche se… straniere che bussano alla nostra porta.
Caro Piero
se leggi il mio ultimo post ti renderai conto che le tue apprensioni hanno colto nel segno: prendo coscienza che nove temi di cui chiuso solo uno sono tanti! Tutto si può fare, ma servono gruppi dedicati e coordinati, non certo la Redazine da sola. Per questo spero accolga la mia sollecitazione Rita a prendere i primi contatti con lUfficio animali Gerundo.
Sul merito dei successi ottenuti, a parte quelli di carattere umanitariamente condivisivo in base alla comune condizione di animali, quindi passibili di sofferenza allo stesso modo, in quanto non dipendente dalla capacità intellettiva, trovo significativi alcuni stravolgimenti di ruolo. Ad es. il cane fuori al balcone deve poterr rientrare in casa, il gestore di un esercizio pubblico, fin’ora unico responsabile dell’accesso o meno di altri animali, oltre ai clienti, non è più libero, ma per vietarlo deve chiedere il permesso al Sindaco. Proprio nel concetto di uomo fra gli altri animali è il principio unificatore che ci dovrà guidare. Ripeto ancora che in India è andata in Parlamento una proposta di attribuzione dello status giuridico di persona al delfino. Questa equiparazione ci potrà far capire, d’altra parte, che di pets ce ne sono troppi! Che se ingombrano il mondo i troppi umani, in quanto produttori di CO2 e Metano, altrettanto vale per gli altri animali (parlo di produzione fisica, non industriale, ma non è poca cosa).
Già, il metano prodotto dalle mucche.
Non si tratta, quindi, di “governare” le nascite umane ma anche quelle degli animali.
E qui torna il problema più volte sollecitato da Livio Cadè: la dieta vegetariana (se non addirittura vegana).
Anche se un uomo vegetariano dovrebbe produrre più metano, ma certo meno di una mucca! In realtà ilconcetto è che la biomassa totale del pianeta è eccessiva e il moltiplicarsi degli uomini induce un’esponenziale presenza di altre forme di vita, allevate o parassite. Massimi produttori di metano le temiti, ad esempio, dalla scomposizione della cellulosa del legno, ma senza i manufatti umani in legno (e le ho viste all’opera nel divorare porte e finestre) il numero di termiti sarebbe limitato dal numero di alberi morti naturalmente, non tagliati per costruzione. L’uomo dovrebbe imparare a godere della libera presenza di altri animali, e la nostra maniera di vivere presenta un grave deficit di tali presenze, senza volerne a tutti i costii il possesso. Meglio uno scoiattolo in un parco cuittadino che un cricto nella gabbietta!
….si, insomma, un criceto!
Era un criceto a risparmio di vocali, modello economico! Tranquillo maestro, in questa vita ho imparato a pensare, la prossima volta saprò anche scrivere! Offro le ditta alla bacchettata.
In effeti leggo dalla stampa che anche il Comune di Crema ha fatto un regolamento animaistico, più soft, ma l’effetto domino funziona.