Riceviamo da Enrica Foglia Alquati e volentieri pubblichiamo:
Eduscopio della Fondazione Agnelli dà….i nomi
I licei linguistici di Crema sono all’ultimo posto.
Ci risiamo !
Egregio Direttore,
scrissi qualche anno fa circa l’indagine della Fondazione Agnelli che stilava la classifica delle migliori scuole d’Italia.
Pensando ai tanti studenti che ho incontrati quando ero insegnante al Liceo linguistico Shakespeare, riprendo la penna dopo aver ascoltato la breve intervista ad una studentessa del Liceo scientifico di Morbegno che, fiera della sua appartenenza al miglior liceo d’Italia, davanti alla telecamera così si è espressa:
“……..al posto di latino facciamo informatica perché è più utile (sic !) ecc. ecc.……”
A questa studentessa, certamente abilissima nell’uso degli strumenti informatici, dico che mi piacerebbe che cercasse sul WEB “la lezione” proposta dal prof. Giovanni Fighera ai lettori de La bussola quotidiana.
“La bellezza del De rerum natura è comprensibile dalla lettura attenta del testo in latino; è importante leggere un’opera letteraria (se possibile) nella sua lingua originaria che salvaguardia la bellezza dall’atto poetico e creativo.
«Tantum religio potuit suadere malorum» (A un così grande misfatto poté indurre la religione).
La costruzione del verso di Lucrezio appare sapientemente orchestrata a chiasmo: il complemento oggetto apre e chiude il verso («tantum» e «malorum»), poi nel cuore del verso troviamo in ordine il soggetto e il verbo.
Forse Dante avrà in mente Lucrezio quando conclude le grandi tragedie dell’Inferno: quella di Ulisse «infin che ‘l mar fu sovra noi richiuso», quella di Pier della Vigna «ciascuno al prun dell’ombra sua molesta», di Paolo e Francesca «quel giorno più non vi leggemmo avante», del conte Ugolino «Poscia, più che ‘l dolor potè ‘l digiuno».
La bellezza non l’utilità! Ed avere come progetto il “pulchritudinis studium habentes.”
Ma torniamo alla classifica di Eduscopio. Nel momento in cui si parla di “risultati” non si deve tralasciare di dire che avere successo negli studi è solo uno degli obiettivi e non certo il più significativo.
Comprensibilissimo che genitori e alunni ne cerchino la realizzazione ma una scuola va scelta se si condividono il modello educativo ed i percorsi didattici offerti.
Entrando in classe non si considerano le probabili percentuali di esiti positivi o negativi ma si incontrano delle persone che debbono essere educate alla consapevolezza di sé, rese capaci di stare di fronte ai loro successi come ai loro fallimenti, nel momento in cui mettono a frutto i loro talenti .
Una vera passione educativa tiene presente che in didattica spesso si ha a che fare con una notevole divergenza tra quanto viene proposto e quanto è effettivamente realizzato. Tale differenza tra gli intenti ed i risultati deve sempre confrontarsi con una realtà “discente” la cui libertà può annullare in parte o in toto quelle che sembrano le più ovvie tesi didattiche.
Non è dato sapere quando uno studente, realtà ben più misteriosa di quella che emerge dai dati statistici, si manifesterà in tutta la sua pienezza.
Come non pensare al filosofo Pascal che descrive l’uomo fatto di un infinitamente piccolo e di un infinitamente grande. È’ facile dunque riconoscere che ciò che ci caratterizza è questa dimensione tra il poco che si è, il pochissimo che si è seppur infinito, e il rapporto costitutivo, ontologico che è con l’infinito
Nessuno dunque può stabilire tempi e luoghi che portano a compimento il desiderio di bene che ciascuno coltiva per sé; è solo “au plausir de Dieu”.
. Enrica Foglia Alquati
Commenti
Caro Fanco
questo post rientra fra i tuoi più apprezzati caratteri nel contributo al blog. Tovo infatti meritevole dar voce alla voce altrui antponendola alla propria. Sul tema, appassionatamente proposto, direi che testimonia la levatura in generale di nostri lettori, anhe quelli silenti, che si esprimono, solo alcuni, con una letttera aperta; lusinghiero che per dar voce a tali contributi riflessivi scelgano il nostro blog.
Presidente, fratello Adriano, come dire? Io faccio solo (con diligente continuità, questo si) il mio “sporco” lavoro di redattore.
Certo, personalmente mi fa solo piacere poter dare il “via libera” a contributi seri, di livello, sia nella forma che nei contenuti, come quello qui sopra di Enrica!
Nel merito (non posso dimenticare di essere stato professionalmente coinvolto assai in queste tematiche) : bello prendere atto che c’è chi, nei fatti, interpreta il suo ruolo didattico/educativo con preparazione (anche la solo “conoscenza” ha il suo bravo peso specifico nell’azione complessiva), consapevolezza del suo ruolo educativo ( “….. avere successo negli studi è solo uno degli obiettivi e non certo il più significativo…”) che non può certo banalmente ridursi al “passaggio di nozioni”!
L’appassionata difesa del ruolo che la “cultura” può/deve svolgere nella costruzione della personalità del “discente”, le fa solo onore! Tenendo assolutamente presente che nel rapporto docente/discente, non c’è niente di “standard”, ci sono due persone che interagiscono, con i loro propri “mondi”, il loro proprio “intorno”, in una alchimia creativa troppo spesso viene colpevolmente sottovalutata!
Buon lavoro, Enrica!
Un tema molto interessante. E un contributo, come giustamente rileva Adriano, di importante levatura. Sul merito di quanto ben espresso dalla prof.ssa Alquati Foglia, si potrebbe aprire un dialogo e forse un confronto proprio su un tema così centrale, così fondamentale come quello della nostra Scuola. Un tema che oggi pare assente dai programmi politici principali e dai più seguiti dibattiti mediatici. Ma si sa, la Scuola fa parte di quei progetti sociali che implicano visione prospettica, strategia a lungo termine, retto intendimento, forte volontà e buoni costumi, competenza specifica e impegno etico. Nulla a che fare con l’attuale politica del mordi e fuggi, dello show mediatico, del tornaconto elettorale immediato, dell’ignoranza assurta a valore e dell’intemperanza offensiva divenuta metodo di relazione.
Su Eduscopio della Fondazione Agnelli, molto si è detto e scritto negli ultimi anni. Anche dopo la messa in rete dei risultati dell’ultima indagine, circa una settimana fa, sia la stampa nazionale che quella locale non hanno mancato di intervenire in proposito, in modo vario e spesso contrastante. Insomma, sappiamo bene quanto certe indagini possano essere accolte in modo diverso. Personalmente, con le debite cautele, ritengo questi risultati da ben analizzare e valutare, in quanto di una certa utilità nel considerare la nostra Scuola. Ovviamente, è normale andare anche a vedere gli istituti della nostra area geografica (città e territori di Lodi, Bergamo, Cremona, Piacenza, anche Parma), e in particolare quelli della provincia di Cremona.
Emerge sempre, per chi vive a Crema, una certa contraddizione tra la ola mediatica che certe fonti informative locali molto orientate riservano a certi istituti e i dati oggettivi che invece risultano da questa e da altre indagini, sottratte a determinate influenze politiche e culturali di campanile. Ricordo quando pareva che a Crema avessimo una gran Sorbona e che invece fior di Licei non meritassero uno straccio di notizia giornalistica. Insomma, cose note a molti, sulle quali i risultati di Eduscopio possono aiutare a restituire un senso di realtà.
Quest’anno spicca il sorpasso, sia pure di misura, del Romani sul Manin, con 78,17 del Classico casalasco rispetto al 77,78 del Classico cremonese. Molto bene anche il nostro Racchetti, che come Classico arriva al 75,90, superando il cremonese paritario cattolico Vida al 69,45, il Romagnosi di Parma al 74,50 e ponendosi alla pari col Melchiorre Gioia di Piacenza, pure al 75,90. Interessanti anche i risultati degli Scientifici, dove l’Aselli cremonese supera un comunque più che valido Da Vinci cremasco, e degli altri Licei. In genere, punteggi alquanto più bassi per gli istituti tecnologici ed economici, dove il Ghisleri-Beltrami e il Vacchelli cremonesi hanno i risultati migliori. Bravo il Munari di Crema: con 61,57 è il primo in provincia tra le scuole a indirizzo artistico.
Condivido, Enrica, il tuo punto di vista.
La cultura umanistica è ancora più preziosa oggi perché è l’unico antidoto dentro uno scenario sempre più dominato dagli algoritmi, dalle fake news, dalla spersonalizzazione…:
solo ci educa alla “bellezza”, allo “spirito critico”, alla cultura del dubbio (tanto più di fronte alla retorica dei politici (di maggioranza e di opposizione), ai valori dell’amicizia autentica (non a quella di Facebook)…
Parole, le nostre, che cadono nel vento?
Forse sì: le innovazioni tecnologiche ormai hanno preso il sopravvento.
Ma, se non ora, quando?