Tornato nella nostra bellissima Citta’ dopo anni vissuti altrove per motivi di lavoro e disponendo di un piccolissimo capitale volevo farmi un regalo:
Comprarmi un pezzo delle MURA VENETE come altri, ho constatato, hanno fatto o annettendone parti a proprieta’ privata adiacente e chi le ha anche sfondate per fare la finestrella alla tavernetta.
Viene logica una domanda come si fa’???
Chi da’ il permesso di privatizzare delle Mura ????credo di capire un bene comune
Il Comune???Lo Stato ??? Le belle Arti???? a quale prezzo al metro verticale???
O si tratta di abusi e se si chi non vede, non sente , non parla???
In attesa di risposte
ALDO
PS: altro che alberi da abbattere……..
Commenti
…..in un certo senso sono anche d’accordo con il tuo PS, Aldo!
Perchè in fondo (premetto: prima di tagliare anche un solo albero, pensarci “n” volte e cmq, consultare prima chi se ne intende!) gli alberi si possono/devono ripiantare …..le MURA VENETE no!
E sul tema delle Mura Venete, la cremaschità si è sbizzarrita nel dimostrare il suo totale disamore per quei trecento anni di Venezianità di Crema: sovracostruzioni, inglobazione nell’uso privato, e soprattutto ( e mi piange il cuore!) demolizioni (la foto di copertina del tuo post è ….emblematica, al proposito ….caina attende….!).
Quello che resta, in effetti risulta difficilmente “leggibile” nel suo complesso e ciò è davvero male , molto male, per chi ami la Storia, quella che “fa cultura” che consente di dare continuità al “vivere un comunità”!
Ma, lo sappiamo bene, quando il latte è andato per terra ….., piuttosto ciò che si può/deve fare è “cambiare registro” e rispettare/valorizzare quello che resta!
In questo senso non è male (anzi e davvero bene), quel “capitolo” del sito del Comune che tratta della Storia della città http://www.comune.crema.cr.it/articolo/la-storia , qualcuno lo legge? Sarebbe interessante conoscere un report sugli accessi!
Chissà che l’Ass. Fontana non “sposi” la causa delle Mura Venete e faccia in modo che, per lo meno, non si diano più licenze edilizie che non le rispettino.
Sono un bene comune, ricordiamocelo!
Nella teoria le mura sono in risalita nella gamma del rispetto dei beni comuni. Non ricordo nomi e sede, ma so di aver partecipato, solo da ascoltatore, ovvio, a una riunione in cui si ventilava l’ipotesi di ricostruzione del giro delle mura. Del resto chi ha ristrutturato dal lato mura di Via Diaz a suo tempo era sotto la minaccia di esproprio di una fetta adibita a tale scopo: il passeggio in casa propria quindi. come dire dalle stalle alle stelle e viceversa. In senso culturale generale le mura sono state svilite, oltre che al palazinaggio selvaggio, al tempo dell’apertura dei varchi a scopi commerciali. Attualmente la tendenza di tutte le Amministrazioni è opposta: pochi accessi alle città ben controllati da telecamere, e presidiabili con posti di blocco. Quindi, semre in teoria, dovremmo essere in rivalutazione dei vetusti mattoni, ma allora perché in Via Stazione, quasi altrettanto storicamente, le mura sono cadenti e transennate? Anche questo chiederei all’Assessora.
La foto pubblicata da Aldo la dice lunga sull’assoluta mancanza di sensibilità non tanto da parte delle istituzioni locali, è inutile sparare sulla Croce Rossa, quanto soprattutto da parte dei cittadini. Urta solo Aldo, pochi altri e me, quel moncone di mura in mezzo a un parcheggio a pagamento, o fa schifo a tutti? Perchè, in questo caso, c’è da chiedersi per quale motivo i “tutti” tacciano.
Ricostruire ciò che si è distrutto è impossibile, mentre abbattere gli orrori edificati negli ultimi decenni, da quando l’uomo è diventato stupido, è impensabile. Il discorso, è ovvio, vale per tutta l’Italia. Che fare, dunque? Tirar fuori un po’ di grinta, non avere paura, prendere decisioni anche scomode, chi se ne frega. E allora intorno a quel muro sbrecciato potrebbe comparire un cerchio verde, due panchine, qualche aiuola fiorita, come si fa in tutti i Paesi del mondo civilizzato quando si vuole mettere in evidenza un pezzo di storia. Già, ma cosa ne sanno gli italiani della loro storia? E chi non conosce, non ama.
Cosa rendono all’anno una decina di parcheggi attorno alle mura?
Ne vale la pena? Costa così cara la bruttezza?
Chi ha visto le Mura Venete diverse da come sono tuttora, non c’è più. Per le generazioni attuali, sono la normalità.
Credo sia il FAI che ha rimesso l’attenzione sulle mura e un rinnovato interesse d nostro passato.
C’è sempre un primo passo,anche se quello che si é perso, difficile che ritorni.
Aggiungerei una mia domanda/curiosita’. Essendo Crema una città murata e spesso assediata, nel sottosuolo ci sono gallerie,tunnel usati per uscire.
Son curiosa.
Mi vengono spontanee alcune domande:
– c’è stata un’Amministrazione comunale che ha concesso tanto scempio o siamo di fronte a un caso di abusivismo?
– nella prima ipotesi, sulla base di quale norma (o cavillo di norma)?
– nella seconda ipotesi, come mai l’Amministrazione comunale non è intervenuta ex post?
– trattandosi di Mura Venete, non c’è stato nessun intervento (approvazione o richiesta di rimozione del misfatto) da parte delle cosiddette Belle Arti?
Sa rispondere qualcuno dei nostri blogger o dobbiamo chiedere all’Amministrazione comunale di rispondere?
Non ho ben capito, Piero, se ti riferisci alla demolizione delle mura venete oppure all’idea grandiosa di lasciare un moncone di mura in mezzo a un parcheggio, come illustrato dalla foto da cui prende spunto questo post. Nel primo caso, se non ricordo male, la riforma delle Belle Arti risale alla cosiddetta “legge Spadolini” del 1975, che riordinò anche la normativa riguardante gli Archivi di Stato, ma a quel punto il danno era fatto poiché la cementificazione selvaggia dell’Italia (chiamata “ricostruzione”) era ormai avvenuta. Lo scempio ha registrato il suo picco massimo negli Anni ’50-’60. La domanda semmai è: se non proprio tutto, qualcosa si può ancora buttare giù? O si preferisce lasciare il compito a terremoti, alluvioni e crolli strutturali?
Diverso è “il caso” proposto da questo post di Aldo. Messo in quel modo il moncone di mura venete non dice niente a nessuno. Mi piacerebbe sapere in quanti sanno che si tratta di un reperto storico e non di un rudere qualsiasi. Le strade perciò sono due: valorizzarlo, togliendo l’offensivo parcheggio; finire l’opera di distruzione, radendolo al suolo. Non fare niente sarebbe lo sfregio maggiore.
Nel merito: se la memoria non mi inganna, quel “moncone” è il risultato di un intervento della Sovintendenza a bloccare una scellerata attività di demolizione disposta da un Assessore comunale (pro/tempore) all’urbanistica (!).
Quanto “bloccato” restò “bloccato” sine die ( a …severo monito?!?) fino ai giorni nostri!
Questo quanto mi porta a ricordare la mia (pur non verdissima) età, ma, un giro delle mura, consente di toccare con mano che quello putrtoppo non fu, nel corso degli anni, intervento isolato. La dea automobile imponeva le sue prepotenti esigenze e gli amministratori cittadini si ….adeguavano!
Restare affezionati alla testimonianze della nostra antica storia, in questi tempi di ….”stravelocità” di ogni accadimento, sta diventando sempre più anacronistico e, per i più, privo di ogni significato!
Mi sto chiedendo se abbia ancora un senso (anche se personalmente continuo imperterrito a farlo!) andare “contro corrente”, in ….”direzione ostinata contraria”!
Chennedici Aldo?
Oggi ho fatto il “giro delle mura” guidata dall’amico Aldo Scotti. Dire che lo spettacolo era sconfortante è dire poco, non rende l’idea. Ho riscontrato comunque un palese menefreghismo da parte delle istituzioni locali. Se un pezzo di viale alberato (anche bello) costeggia un camminamento murario bisogna valorizzarlo, non si può mettere il cartello “qui si affittano posti auto”. Se metà di un parco/giardino costeggia un lungo pezzo di mura compreso un torrione e ci sono dei vincoli della Soprintendenza, non si può far crescere contro il confine una siepe alta tre metri, così nessuno vede più niente. Se negli Anni ’50 qualcuno ha costruito dei capannoni in prossimità delle mura compresa un’ampia area di parcheggio, non si può permettere a un Pinco Pallino di affiggere un cartello “vendesi area” (anche le mura?), perché se non sei complice sei cretino.
Invece di andare a caccia di auto con il tagliandino della sosta scaduto, perché la Polizia Locale (missing in action) non comincia a dare multe a chi pensa che le mura venete facciano parte della sua proprietà, e se voglio costruirmi la veranda sul torrione lo faccio, tanto nessuno mi dice niente.
Come dici tu Franco, sarà pure anacronistico restare affezionati alle proprie testimonianze storiche, ma un popolo senza radici e senza identità non va da nessuna parte. Lo si vede dal disfacimento mondiale prodotto dal globalismo coatto. Alzi la mano chi lo voleva.
So, Agostina, che ci sono delle foto d’epoca che sono la memoria delle mura come erano.
So pure che nella passata tornata amministrativa è stato ripreso lo studio dell’arch. Moruzzi a cui è stato affidato l’incarico (non so che fine abbia fatto quell’incarico e se si siano reperite le risorse necessarie).
Per quanto riguarda lo scempio che si è fatto (non mi riferivo al moncone indicato dalla foto), so che sono state le prime Amministrazioni del secondo dopoguerra che, forse perché affamate di risorse, hanno… “privatizzato” dei tratti o, comunque, chiuso due occhi.
Le Mura Venete di Crema sono un patrimonio da valorizzare, da inserire in un progetto complessivo della storia della nostra città, che possa offrire ai turisti attrazioni ben maggiori di un tavolino e due sedie del famoso film da Oscar, per farsi un selfie in piazza Duomo.
Le Mura devono diventare un elemento integrante di una prospettiva culturale e storica, purtroppo, ahimé, mancante in città.
Crema ha un tesoretto culturale, storico ed artistico e i Cremaschi ne sono poco consapevoli: occorre renderli consci e valorizzare il nostro patrimonio!
….c’era stato un sussulto di interesse, catalizzatosi attorno al IL FAI E “I LUOGHI DEL CUORE”, nel 2014 laddove il “Torrion di Porta Serio” entrò nei primi 100 ( 53° nazionale addirittura!) “luoghi del cuore” del “Buffo Stivale”, raccogliendo, come maggior segnalato della Provincia di Cremona, ben 6.210 voti!
Tutto ciò si concretizzò in una bella pubblicazione a cura del Gruppo Antropologico Cremasco in sinergia con lo “Studio Moruzzi”, sponsorizzata dal Rotary Club Cremasco San Marco ( forse perchè sentitosi particolarmente coinvolto dal recare nella sua “ragione sociale” proprio il nome di uno dei quattro storici Torrioni delle Mura venete!!!).
Nel testo della pubblicazione si diceva, tra l’altro: “….E’ presto per sapere quanto questo risultato positivo possa lasciar sperare in futuri progetti e in finanziamenti in grado di dare concretezza all’auspicata valorizzazione delle Mura venete…..”
In effeti, a questa pregevole iniziativa, purtroppo non fecero seguito interventi concreti di valorizzazione/recupero al bene comune della collettività.
Anzi, quanto testimoniato da Aldo e Rita, porta addirittura a pensare al contrario, purtroppo!
Facciamo …… suonare una sveglia?!?
Qualche centinaio di anni di storia lo giustificherebbero in abbondanza !
Parole sante, Francesco.
Il San Marco aveva già ripristinato, diversi anni prima, la parte di mura del lascito Chiappa, compresa la parte del camminamento superiore. Purtroppo, vediamo oggi come il degrado stia nuovamente colpendo quest’area, anche alla luce di certi utilizzi.
Quando il San Marco sostenne l’iniziativa FAI, d’intesa col GAC e con la collaborazione tecnica di Tino Moruzzi, si trattava però di un torrione diverso da quello che dici tu, per cui il nome c’entrava poco.
Fu un successo clamoroso: i 6.210 voti a favore delle Mura Venete e del Torrione di Porta Serio furono più del doppio di quelli ottenuti in provincia dal secondo classificato. In una regione ricca di beni culturali e artistici come la Lombardia, arrivammo al 9° posto. E a livello nazionale, in tutta Italia, al 53° posto.
Il libretto stampato nel marzo 2015 è uno di quelli che, secondo Piero, hanno un certo successo sulle bancarelle. Mi permetterei di consigliarne una rapida scorsa a chi oggi si interessa al tema.
Quanto alla frase da te riportata, Francesco, sia pure in un generale contesto positivo di soddisfazione per l’accaduto e di proficua collaborazione tra le realtà associative coinvolte (Dado e Walter ricorderanno senz’altro quel clima di entusiasmo), devo ammettere che la scrissi incominciando a notare, da parte di determinati soggetti, la deriva che avrebbe poi, nel triennio successivo, portato alla bonaccia attuale.
Le mura e tutto quanto racchiudono: in questo ultimo periodo 18 bar han chiuso e otto hanno aperto. I negozi vivono un turn over certamente non dovuto a ragioni anagrafiche. Piazza Duomo condannata alla desolazione con le vetrine dell’ex pizzeria impresentabili nel nostro salotto buono. Adesso ha chiuso anche il Marini. Le mura e Guadagnino: forse nell’economia di una città un selfie corrisponde ad una cena in pizzeria e magari ad una notte in bed and breakfast. Sempre meno capisco l’affezione o rilancio (quale?) di mura chela sensibilità attuale ha ormai garantito. So che il sedici un gruppo, anche di blogger di Cremascolta, si riunirà per non so quali proposte. Speriamo attrattive come il film di Guadagnino.