Premetto che non c’è niente di mio in quello che sto trascrivendo, ma mi approprio di quanto letto stamattina in una bellissima lettera sul mio giornale di oggi, sperando che offra nuovi spunti di riflessione. La lettera è firmata da un lettore di Repubblica, un certo Mario Tancredi che certamente non ne avrà a male divulgando il suo pensiero. Il tema è il passaggio, e deriva conseguente, nella Cultura sociale, dall’uguaglianza delle opportunità a quella dei trattamenti. E mi pare che questa ultima affermazione descriva egregiamente la cultura politica in atto. Per farla breve, confidando che ne possa nascere un dibattito, cito testualmente, sempre dalla lettera, da“ Frammenti di un diario intimo” quanto scrisse il filosofo Henry Frèdèric nel lontano e premonitore 1871. “ La democrazia arriverà all’assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell’Uguaglianza, che dispensa l’ignorante di istruirsi, l’imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull’uguaglianza andrà in pezzi a causa delle conseguenze. Perché non riconosce la diseguaglianza di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell’appiattimento. L’adorazione delle apparenze si paga”.
Alcune righe prima lo scrivente fa un’altra considerazione che merita di essere trascritta: “ Si lascia spazio a pensieri rozzi e pratiche discorsive e confuse” (Galimberti), e tutto viene rimesso in discussione, non però con spirito critico e sulla base di una buona conoscenza, ma con il più volatile degli strumenti dialettici, cioè l’opinione. L’opinione che diventa realtà alternativa e assume la stessa valenza della realtà documentata. E qui si ritorna al passaggio già detto dall’uguaglianza delle opportunità a quella dei trattamenti. In poche parole “sterilizzando come valore la meritocrazia”.
Per chiudere, tutto questo non vi ricorda una delle tante promesse elettorali? O non potrebbe tutto questa essere una definizione di quel populismo che garantisce che tutti possano chiedere arrivando a rivendicare come diritti anche i capricci, rendendo difficoltosa non solo l’attività governativa , ma anche “sterilizzando” quella meritocrazia già menzionata?
Commenti
Questa e’ la lettera dello sconfitto nella quale, immagino, i lettori di “Repubblica” si saranno identificati, al contrario di tutti gli altri. E’ dura, per chi ha creduto di far parte di una intellighenzia di modi e di pensiero, accettare l’idea che quei modi e quei pensieri sono stati ampiamente superati dai fatti, che il mondo e’ un altro, e’ radicalmente cambiato, ed e’ molto meno bello di quello che si era erroneamente creduto. Ma il tempo si muove circolarmente e la ruota gira percorrendo strade sempre nuove.
Rita, la speranza è l’ultima a morire, e riconoscere che il mondo non è bello come si credeva è una sconfitta per tutti, cara mia.
No per i tanti come me che ritengono, invece, che si sia innescata la miccia di un cambiamento imprevedibile ma in ogni caso necessario alla sopravvivenza fisica e mentale. Anche spirituale.
” sopravvivenza fisica e mentale. Anche spirituale.” ????????? Sta succedendo esattamente il contrario. Ma se non si vuol vedere…
Spero che siano gli ultimi colpi di coda di un animale catto- comunista in agonia.
Sembra proprio di si.
Ma l’animale decrepito, e’ gioco forza, muore. Di solito, compiangendo la sua amara situazione d’incompreso. Amen.
Ma in tutti i casi, anzi di più, a me ha interessato la considerazione che l’uguaglianza delle opportunità ha lasciato il campo a quella del trattamento, che richiama immediatamente la meritocrazia o il fancazzismo di cui parla Pietro. Se questa è la rinascita spirituale di cui tu parli, con metà Italia che in quel modo vuole rinascere, siamo a posto. Come mi interessava la differenza tra le opinioni, e i maggiori imputati sono proprio i social che han decretato il successo di chi sappiamo, e la realtà documentata. Ma ognuno, si sa, coglie quello che vuole.
Bolzoni insiste continuando a non capire cosa sia lo Stato di diritto e le nefaste conseguenze che potrebbe portare la sua sparizione.
Che poi il tema dell’opinione richiama immediatamente la fine della Democrazia rappresentativa auspicata da Casaleggio. Visto Rita quanti spunti dà la lettera che ho veicolato?
A te che ne sei coinvolto, forse. A me neanche uno. Non saprei cos’altro dire.
Ivano, lo chiedo anche a te, mi spieghi cosa intendi dire quando parli di Stato di diritto???
Romano, gli attacchi di Salvini alla magistratura, o le sfide, o le intimidazioni da parte deputati leghisti ai giudici, o le competenze di cui il leader verde si appropria, quando sono di altri Ministri, ledono o minano lo Stato di diritto. Poi, se tu avessi voglia di smanettare un po’, anche poco poco, senza bisogno di lezioncine mie o di Piero, lo capiresti da solo.
Quali sarebbero gli “attacchi di Salvini alla magistratura”? Perche’ aprire un fascicolo contro ignoti quando io ho un nome, un cognome e una data di nascita? Sfide? Intimidazioni? Rapina a mano armata di altrui competenze? Ma di che parli? In che film? Sarebbero questi i “grandi temi” di Repubblica? Non stupiamoci, poi, se non vende.
Romano, dimenticavo. Anche sfidare le leggi lede lo Stato di diritto. Comunque, anche se il problema non mi pare questo, basta digitare le paroline “Stato di diritto”. Va bene anche Wikipedia, in modo da confrontare una realtà documentata con un’opinione. Ma capisco che a voi novelli rivoluzionari non interessi.
Non hai capito, una minima ricerca sono in grado di farla. Diamo un significato attuale allo Stato di diritto. Prima di parlare di Salvini parliamo dell'”emerito” ex capo dello Stato Napolitano. Durante il suo mandato per te ha rispettato lo Stato di diritto?
Rita 16:09. Non sono temi di Repubblica. Sono temi della Democrazia, ma non quella populista che riconosci tu. Quanto al film io vorrei continuare a stare in questo, non in spaventosi sequel che si prospettano.
La “tua” democrazia, quella a senso unico dei repubblichini che si sentono investiti del mandato divino di dare insegnamenti a tutti. Rileggiti i commenti al tuo post e conta le volte che ti sei arrogato la mansione di maestrino saccente. Uno non ha capito, l’altro non sa le cose e quell’altro ancora deve fare la ricerca su wikipedia. Ti sorge mai un dubbio?
Romano, evidentemente non conosci le prerogative del Capo dello Stato. Se non si arriva a Impeachment significa che ha esercitato i suoi diritti. Valeva per Napolitano e vale ora per Mattarella. Stato di diritto!
Comunque io non volevo che il mio post finisse in vacca, come spesso succede. Ciao.
Nelle prerogative di cui parli rientra anche non permettere lo svolgimento di regolari elezioni?
Sì, altrimenti sarebbe stato un Colpo di stato.
Stupidi infatti i forzaitalioti che non hanno sollevato la questione, pagando per questo.
Per me il colpo di stato lo ha fatto Napolitano.
Dicono che lo Stato siamo noi………………..ma mancano i diritti
Diciotti
Salvini tieni il punto.
Se la Boldrini, Fazio, Lerner e vari cittadini interessati ai migranti chiedono che scendano possiamo dargliene uno a testa con un contributo di € 15 al gg ma se li tengono per sempre.
Emblematica la figura di Martina, solo soletto sul molo,, che, con il naso all’insu’, stava in attesa di una testolina che sporgendosi dalla murata lanciasse il fatidico grido “salvami, ti prego”. Ma nessuno s’affaccio’. In compenso il giorno dopo sono arrivati i radicali suggerendo (loro se ne intendono) un bello sciopero della fame. Tra un po’, se andranno avanti le visite di questo genere, saranno gli eritrei ad avere qualche dubbio: ma in quale paese siamo capitati?
Sulla Diciotti anche Maria Elena Boschi. Ah, ah, ah! Stanno facendo la sfilata sperando di riportare a casa almeno i voti di Leu. Sono alla frutta.
I ragazzi africani se ne facciano una ragione: non basta dire ” voglio andare li'” per andarci. Non funziona cosi’.
Ivano, ti rendi conto che, in un’epoca si simpatici, hai riportato le parole di uno dei pensatori più antipatici? Ti rendi conto che citi un figlio di calvinisti, svizzero di nascita, di formazione in buona parte berlinese, docente universitario a 27 anni? Nell’Italia del 2018 è come citare uno che, mutatis mutandis, ricorda quanto diceva Guccini nell’Avvelenata del 1976 (“negro, ebreo e comunista”, allora si poteva dire anche “culattone”). Non potevi citare un pensatore simpatico, che so, figlio dei tanti concepiti alle giornate mondiali della gioventù, mediterraneo e paisà di nascita, fuori corso senza speranza in attesa di reddito e pensione a ufo?
La citazione dal frammento del Diario Intimo del 12 giugno 1871 non mi sembra né di destra, né di sinistra; né filogovernativa, né antigovernativa (oddio, pensando al reddito di fancazzismo, forse un po’ lo è); né da Repubblica, né da Corriere o Stampa o altri giornali in particolare. Personalmente, sono d’accordo. Tutti hanno diritto alle stesse opportunità ma ognuno deve meritarsi il proprio trattamento. Scrivendo che “All men are created equal”, non volevano dire che tutti gli uomini devono ricevere dal mondo lo stesso, a prescindere da quanto al mondo hanno dato. Discendevano dai padri pellegrini, mica dai padri mendicanti. La giustizia sociale non è la rassicurazione ai parassiti e l’assistenza ai fancazzisti. Occorre dare a tutti le stesse opportunità, in partenza, ma facendo in modo che poi ciascuno sia trattato dalla società in base a quanto ha effettivamente saputo fare, dare, realizzare.
Nessuno esclude la solidarietà, la misericordia, la pietà, la compassione. Anzi, se c’è gente che continua a metter mano al portafogli per queste cose, siamo proprio noi italiani. Ma si tratta di una integrazione, un complemento, un correttivo alle dure leggi dell’esistenza, della natura, del mondo. Che da sempre sono dure. Questo temperamento, però, non può diventare la regola, la norma, il concetto ispiratore. Se no la società finisce col premiare i peggiori, gli approfittatori, i ladri di risorse, i mantenuti impuniti. Bravo, Ivano, un bel pezzo.
Grazie Pietro, il tuo commento mi conforta. Velocemente, poi ci ritornerò, tra chi qualche opportunità l’ha avuta e chi mai, avrò sempre più compassione per i secondi. Cambiando invece discorso hai letto della proposta di rivitalizzare i territori di alcune regioni italiane proponendo esentasse ai pensionati di trasferirsi? In alternativa al Portogallo? Ne parlavamo i giornali ieri. Ricordi che avevo proposto il trasferimento, previo progetto, di migranti consenzienti? Non so se l’idea venga da questo governo o retaggio dei precedenti. Da approfondire.
Ci sara’ la fila dei pensionati italiani che, a fronte di un’identica tassazione, vanno a stare sui bricchi, cosi’ se hanno bisogno di qualcosa muoiono prima del tempo, con buona pace dell’Inps. Sarebbe interessante conoscere il genio che ha avuto questa idea.
No, Ivano, questa dei pensionati rivitalizzatori non la conoscevo. Visti gli orientamenti di certa gente sui pensionati che non hanno rubato la loro pensione e quindi vanno puniti, spero che si tratti di pensionati consenzienti e non di una deportazione. Tra poco più di due anni andrò in pensione e non vorrei finire ai lavori forzati in punizione a ca’ del diavolo, mentre gli evasori contributivi prendono l’aperitivo ai bar di piazza Duomo. Sempre a proposito di cultura sociale.
Questo è vero. Nell’articolo citato si ponevano anche la questione del sistema sanitario carente. Nel progetto ci sarebbe anche l’intenzione di intervenire su quello.
Pietro, sono curioso, ma tu in pensione non ci sei già? Puoi anche non rispondermi nel caso sembrasse un domanda troppo personale. Non voglio farmi gli affari tuoi. Io, da par mio, posso dirti che lo sarò col primo settembre 2019.
Nessun problema a risponderti. Sono nato la settimana prossima e ho quindi calcolato, per maggior prudenza, l’inizio della pensione INPS dall’inizio 2021, in base alla Fornero. I contributi di cui vado più fiero non sono quelli dei 31 anni da dirigente industriale, dai 29 ai 60 anni (e non mi chiamavo Agnelli o Pirelli, tutta gavetta) ma quelli come apprendista della ditta Piloni di Ombriano, per la quale, dopo aver fatto il manovale in nero per un’impresa edile cremasca, ho lavorato come imbianchino per diverso tempo al pomeriggio, dopo l’uscita da scuola, prima del diploma.
Forse la tua domanda è perché mi vedi già andare in giro come un pensionato (a Milano ci chiamano “umarell”, per noi hanno appena pubblicato una guida con tutti i cantieri aperti, per poter curiosare e dar consigli). È perché sin da ragazzo avevo pianificato che avrei smesso a 60 anni: l’aspettativa di vita per i maschi bianchi italiani è 80 e gli ultimi 20 me li ero programmati in libertà. Lavorare da giovane insegna di più. Meglio lavorare da giovani, non a count-down iniziato.
Non so come mai ogni post scateni le passioni più accese? Come mai si affrontano i problemi con un atteggiamento di ricerca, di confronto, di ascolto delle ragioni degli altri? Mi rivolgo a me, a ciascuno.
Il post di Ivano è serio e il tema che sottopone richiede una riflessione pacata, non fuochi artificiali di accuse e contro-accuse.
Non vi è dubbio che ogni cittadino, se riceve il consenso elettorale, può assumere incarichi di grande rilevanza pur non avendo le competenze.
Ma per fare politica ci vogliono “competenze specifiche”?
Nel mito di Protagora è scritto che l’arte politica (il testo, a dire il vero, ricorre ad altre parole) è stata donata da Zeus a tutti.
Ma tutti coloro che ieri, oggi sono al governo (parlo di ogni governo sul pianeta Terra), conoscono davvero i grandi e complessi problemi da gestire? Presumo di no. Se ci riferiamo all’Italia, personalmente, rimpiango la prima generazione di governanti che uscivano da scuole serie di formazione politica e pre-politica (dalla Dc al Pc, dal Psi al Pri di Ugo La Malfa).
Oggi ho la sensazione che si sia perso molto di quella buona politica (non intendo qui esprimere giudizi politici, ma mi riferisco alla “solida formazione” di quei politici) e, dicendo questo, non intendo sparare contro nessuno: i politici di oggi hanno come cultura, in gran parte, la cultura di Facebook, di Twitter…, la cultura dell’hic et nunc, della caccia del consenso immediato, delle campagne di denigrazione, la cultura dell’assenza o quasi di ogni conoscenza minima della Costituzione e di una conoscenza minima dell’Unione europea.
Non mi sto riferendo tanto ai governanti italiani di oggi (posso dire che la Lega ha portato in parlamento e al governo persone con alle spalle una preparazione seria), ma in generale ai governanti europei (per quanto mi pare di capire).
Nessuno pensa in grande (per risolvere grandi problemi globali occorre pensare a politiche che rimuovano le cause profonde, operazione che richiede tempi lunghi che vanno ben oltre le scadenze elettorali), ma ognuno (maggioranze e opposizioni) punta al consenso oggi o a non perderlo o ad accrescerlo.
Siamo di fronte, quindi, alla competenza del politico che si riduce alla “retorica”, al sapere conquistare l’applauso?
Siamo al politico/sofista a cui non interessa la “verità” (avrebbero detto Socrate e Platone), ma solo… convincere per vincere?
Credo proprio che i primi governati d’Italia usciti dalle scuole di “alta politica” siano stati mitizzati alla grande. L’epoca dei “peggiori disastri” urbanistici, previdenziali, economici, progettuali, eccetera, inizio’ appunto negli Anni Cinquanta/Sessanta, per poi perfezionarsi nei Settanta. A quei tempi c’erano dunque quelli della “politica bella” al potere, e noi oggi stiamo pagando i conti delle loro scelte. Se si vogliono fare dei paragoni tra cio’ che c’e’ stato e cio’ che c’e’, si parli piuttosto di teoria e pratica, oppure di forma e stile: qui stanno le differenze. I politici della vecchia guardia erano dei teorici che ipotizzavano un futuro secondo il loro modo di vedere il mondo, e hanno sbagliato, mentre quelli di oggi si trovano quotidianamente questioni pratiche da fronteggiare e vecchi errori a cui rimediare.
Quanto all’Europa mai esistita (e anche qui si potrebbe aprire un fascicolo a carico dei politici delle “scuole alte”), essa non e’ mai stata gestita da politici bensi’ da stupidi burocrati. Gli eurocrati, appunto. Ora, per favore, non fingiamo sconcerto per qualcosa che abbiamo sempre saputo.
A Pietro di ieri sera. Contravvenendo all’invito di Piero ad essere seri, vorrei tranquillizzarti. La deportazione sarebbe assolutamente volontaria. Anzi, io proporrei di mandare Rita, che in pensione lo è gia, in avanscoperta. Di più, le affiderei un ruolo dirigenziale e di coordinamento affinché vigili, con facoltà di giudizio e pena, che aidos e dike vengano applicate, con l’eventuale soppressione degli inadempienti trattati come una malattia della città (Protagora) o bricco che sia. Credo che potrebbe farlo. Invece come coordinatore dei migranti ci metterei Romano. Con simpatia, per Rita naturalmente, anche per Bolzoni. P.s. : Rita, sto scherzando. Non incazzarti troppo, è solo una benevola presa in giro.
Non so se sia il caso di parlare di una scemata come quella dei pensionati in montagna, ma credo di no. Quanto a me, Ivano, visto che e’ tua abitudine scadere nel personale gossipparo, sappi che ho fatto una “donazione” all’Inps di svariate decine di migliaia di euro per ottenere il pre-pensionamento, e percio’ non devo niente a nessuno, ho pagato anche gli interessi. A differenza dei tanti che percepiscono assegni a vario titolo – stranieri in testa!!! – a fronte di zero contributi. Grazie, sempre, ai grandi uomini della “politica alta”.
Grazie, Ivano, per la bella notizia sulla mancata deportazione dei pensionati. Visto che ormai tutti quelli che in passato hanno guadagnato più di mille euro al mese, pagando imposte e contributi di conseguenza, sono additati come nemici del popolo e condannati alla ghigliottina mediatica (“a prescindere”, come diceva Totò), ci si poteva aspettare anche questa forma di giustizia proletaria, per placare l’ira delle masse ed a maggior gloria dei demiurghi popolari.
Rita, non si tratta solo di valutare il rango dei nostri politici, passati o attuali che siano. Qui tutto si gioca sull’economia, la nostra, e chiederci se le azioni in atto, più in fieri in verità, siano efficaci o meno per uscire dallo stallo in cui siamo, ed eventualmente rimediare agli errori passati. Secondo me no.
Se guardi a cos’hanno combinato gli uomini della “politica alta” (che sia stata troppo alta?) ti sei gia’ risposto da solo. E mi limito all’aspetto economico, perche’ dovendo prendere in esame anche quello culturale e morale, un blog non sarebbe sufficiente.
BENVENUTI AL SUD. Ne avevo già accennato giorni fa. Cultura sociale? Potrebbe essere. Il piano è della Lega e quindi di questo governo. Le regioni coinvolte sarebbero Sicilia, Sardegna e Calabria. L’obiettivo? Rivitalizzare il sud, ma anche strappare voti ai 5*. Cosa prevede? Il progetto, di alta accoglienza sociale, si chiama Zes-Aas ed è rivolto a pensionati italiani o stranieri che accettino di trasferirsi in paesi dedicati e dove magari, emigrati decenni fa, ci ritornano solo per le vacanze estive e i funerali. Tutto nasce dalla considerazione sulla disoccupazione vertiginosa al Sud e il suo spopolamento che ha visto negli ultimi 16 anni un milione e ottocento mila residenti andarsene. Naturalmente i requisiti richiesti ai paesi eventualmente disponibili sono rigidi e non sto ad elencarli. Ma quali i vantaggi per i paesi e i pensionati disposti a trasferirsi? Per i Comuni sgravi fiscali previa presentazione di un piano sanitario anche concordato o il commissariamento del Ministero della salute, poi una certa efficienza per quanto riguarda decoro urbano, raccolta differenziata, rete fognaria e illuminazione funzionanti. Tutto con un’esenzione totale delle imposte per almeno 10 anni. E questo sarebbe anche di tutto vantaggio per i pensionati che vedrebbero in questo modo aumentare il potere d’acquisto delle loro pensioni. Tutto questo, secondo Brambilla, servirebbe a trattenere nei loro paesi anche molti giovani che potrebbero trovare stimoli ed occupazione a casa loro diventando guide turistiche, imparare le lingue e trovare occupazione in nuovi servizi. E tutto questo naturalmente per fare concorrenza a quei paesi stranieri dove i nostri pensionati le tasse non le pagano. CULTURA SOCIALE? In questo caso, venendo meno a quanto penso in genere di questo governo, mi pare di sì.
Rita, come vedi, il personale gossipparo non mi interessa proprio.
Ma questo e’ un progetto di riqualificazione urbana, e culturale, che non c’entra nulla con la possibile “rivitalizzazione di alcuni territori proponendo ai pensionati di trasferirsi esentasse (impossibile, bisognerebbe cambiare la Costituzione) in alternativa al Portogallo. Quando mai i pensionati siciliani, in gran parte nullatenenti, si sono trasferiti all’estero? Se avessi riportato la notizia integralmente fin da subito, non si sarebbero creati equivoci.
Rita, non so cosa dirti, chiedi a quelli della Lega nelle cui intenzioni c’è proprio la rivitalizzazione di quelle regioni portandoci pensionati italiani, stranieri, autoctoni o di importazione. Se poi si deve cambiare la Costituzione anche questo chiedilo a loro. In tutti i casi, se interessa, si può approfondire cercando altre informazioni per valutarne la fattibilità. A meno che tutto non si riveli un’altra cazzata di questo governo. Ma sarebbe un peccato. A me era sembrata una bella idea.
Superfluo girare adesso la frittata.. La proposta, che non ho intenzione di approfondire perche’ e’ solo un’idea come tante altre, dice alcune cose, che si possono condividere o meno, mentre tu ne hai riferite di diverse. Punto.
Torno, Ivano, al tema delle competenze, cioè all’oggetto specifico del tuo post (confesso che mi trovo a disagio a inseguire tutti i rivoli che non hanno nulla a che vedere con… l’o.d.g.).
Il grande Platone non credeva affatto che per essere dei politici, o meglio per governare la polis, bastasse essere tout court cittadini: non è un caso che nella sua “Repubblica” teorizza i… sapienti al potere. I sapienti, quelli che conoscono a fondo (non ascoltando gli slogan da bar o da social) i problemi di una collettività.
Possiamo tradurre il termine sapienti nel nostro linguaggio?
Un’impresa: i sociologi, gli specialisti in scienze politiche e in diritto costituzionale, gli economisti (considerato che gran parte dei problemi di oggi sono in ultima analisi di carattere economico…?
In Italia abbiamo avuto di recente un’esperienza di “tecnici al potere” (sapienti al potere?), un mix di economisti, di ambasciatori, di generali…
Ma… i tecnici al potere puntano a risolvere i problemi collettivi non cercando il consenso elettorale (ma solo quel consenso parlamentare che deve servire per approvare i provvedimenti di “emergenza” finalizzati a “salvare l’Italia” dall’assalto dei mercati).
Non è un caso che la Lega non sia entrata in tale maggioranza plebiscitaria, come non è un caso che Forza Italia si sia sfilata presto per evitare un collasso elettorale.
Ecco allora il problema da risolvere (grande come una montagna): coniugare “competenze” e “consenso elettorale”.
E’ il caso dell’attuale governo?
“I tecnici al potere che tentano di risolvere i problemi collettivi” non li hanno ancora inventati: li abbiamo visti all’opera nella Ue, che sono riusciti a distruggere, e sappiamo bene quanto sappiano essere di parte. Anche sul “consenso” che non ricercherebbero andrei piano, visto e considerato che gran parte di loro finisce in politica.
L’attuale governo, in effetti, sta cercando di coniugare le competenze al consenso, e se ci riuscisse sarebbe una novita’ assoluta non solo nel panorama italiano ma europeo. Speriamo. Personalmente, vedo il nostro Paese come un grande laboratorio a cui tutti gli Stati d’Europa guardano con interesse, e apprensione, perche’ se funzionasse qui puo’ funzionare anche altrove, e allora cambierebbero molte cose.
Mi sembra che Piero abbia ben colto uno dei punti salienti del post di Ivano: quello del rapporto tra consenso e competenze.
La citazione dal Diario Intimo verte anche su questo rapporto e su come, secondo l’autore, determinate realizzazioni della democrazia possano vanificarlo.
A ben vedere, in un mondo in cui il “potere di posizione” sta cedendo al “potere di relazione”, l’esigenza di un equilibrio tra consenso e competenze esiste in molti ambiti.
Nelle realtà aziendali, dalle più semplici alle più complesse, è un punto nodale in termini manageriali, anche per lo sviluppo delle risorse umane.
Ma questo può valere anche in una comunità religiosa, in un circolo culturale, in un’associazione sportiva. Non so se sia giusto, ma oggi può valere anche in famiglia.
La domanda di Piero riguardante l’attuale governo è un’ottima domanda. Si potrebbe estendere ai governi precedenti. E si potrebbe collocare il posizionamento di ciascuno su un piano cartesiano, tra un asse delle ordinate per il consenso e un asse delle ascisse per le competenze, su una misura da uno a dieci.
Il problema è che per questo governo servirebbero due piani cartesiani differenti, essendo composto da due governi, guidati dai due simpatici e mezzo che sappiamo.
Rita, io non rigiro nessuna frittata. Ho solo riportato, correttamente, quanto hanno riferito i giornali. Vatteli a leggere. Io non mi sono inventato niente. Se poi per te rivitalizzare un territorio e riqualificarlo sono la stessa cosa vuol dire che senza esserti documentata ti sei già fatta un’opinione. E questo conferma quanto detto da Henry Frèdèric. Tipico di te e di quest’epoca digitale di cui sei degna esponente. Brava.
Ora basta.
Quando e’ troppo, e’ troppo.
Piero, Platone aveva assolutamente ragione, solo che ora le competenze vengono identificate con quell’élite o lobby o mainstream tanto bistrattato nei contenuti e nella forma ( con questi andremo anche peggio, per questo mi permetto l’elogio delle rappresentate prima della parentesi ). Con quale risultato? Questo lo vedremo presto, con un’opposizione che per rispettare la forma ha trascurato del tutto i contenuti. Per fare l’idraulico o l’elettricista o il medico ci vogliono competenze. Per fare il politico no. Finite le grandi scuole di partito l’educazione politica viene affidata ai social, basta fare i simpatici o gli arroganti e si portano a casa una caterva di voti, o con un sistema elettorale come il nostro anche pochi, vedi Toninelli, che poi fa anche il Ministro. Quando vedo poi che gli attuali governanti continuano a pontificaree divulgare il loro pensiero in aforistici twit e con quelli bloccano anche le navi nei porti, senza niente di scritto, e tutti obbediscono, il mio sconcerto cresce anche di più. Così da rimpiangere quelle lunghe interviste ai giornali dove almeno l’intervistatore o giornalista pungolava o chiedeva delucidazioni. Ora il contraddittorio non esiste più e la platea digitale si bea, facile da leggere e capire, di quelle sintesi dove il complesso diventa semplice, le cause senza più nessuna ricerca di verità diventano soluzione ad effetto, e l’approfondimento semplice slogan intestinale. E allora tutti a dire che fa bene Di Maio a bloccare i finanziamenti all’Europa, che per lui sono venti, ma in verità 14 e 11 vengono restituiti, senza neppure aver consultato il suo socio chela prossima settimana incontrerà quell’Orban che ne riceve tantissimi senza restituire un cazzo o la Polonia che a fronte di 11 regalati ne paga solo tre. Ma di questi distinguo al popolo della rete non interessa niente, perché questo darebbe da riflettere ed è troppa fatica naturalmente. E troppo rischioso. Poi non importa neppure sapere che i signori sanguisuga di Visegrad di migranti non ne vogliono neanche dieci, salvo (noi) chiedere l’intervento di paesi europei che spendono più di noi e vedendo restituito meno. Ma è meglio che il popolo della rete queste cose non le sappia, non si sa mai. Si accontentino pure di sapere, come scritto qualche commento sopra, che questi hanno la capacità di coniugare competenze e consenso, come se la comunicazione non fosse ormai il velo di maya da squarciare perché altrimenti alla verità nuda e cruda ci si arriverebbe. Troppo difficile da accettare. Allora ecco i vari Casaleggio, chi sarà mai, a telecomandare e pilotare, come se la politica fosse pubblicità commerciale, un popolo che ancora crede a belle, o brutte, foto di facebok di felici famigliole al mare ( i giorni del crollo di Genova )o nuotate in vuote piscine all’uopo, manco fossimo ai tempi di Mao, non la traversata di limacciose acque gialle ma turchine acque di cloro, che rappresentino insieme appunto, competenze suggellate dal consenso, ma che rappresentano invece quell’illusione cosmica che qualcuno in quattro e quattr’otto risolverà tutti i mali del mondo. L’importante è riuscire a farlo credere, e qui sono bravi, fino alle disillusioni che prima o dopo arriveranno, passo dopo passo, fosse il taglio alle pensioni d’oro, ai vitalizi, la flat tax, il reddito di cittadinanza, la riforma delle pensioni e tutte le altre amenità di cui si parla continuamente. Perché l’imperativo è : l’abbiamo promesso quindi dobbiamo. Non importa se gli investitori esteri scappano a gambe levate ancora prima del Documento di programmazione economica. E adesso basta così, è meglio che tiri il fiato.
Ah, nella foga dimenticavo: sarebbe ora di restituire i vaffa…
Dici bene, Ivano: ai fans (di tutti i partiti) non interessa sapere la verità (se non altro sui numeri che spesso vengono sparati), ma solo i proclami dei loro leader.
Una tendenza che noto spesso anche sul nostro blog: mai un dubbio, mai l’ascolto umile delle ragioni degli altri.
Una politica ridotta alle classiche discussioni da bar o da social.
Ciao a tutti, sono sempre più felice
Ho una richiesta da fare a tutte le emittenti radio, televisivioni e ai giornaloni
Ospitate nelle vostre trasmissioni e raccogliete più dichiarazioni possibili dai catto-comunisti che hanno governato fino a 4 mesi fa, gli italiani si renderanno conto dello squallore e della povertà intellettuale che hanno questi personaggi .
Salvini raggiungerà e supererà il 50% di voti.
Sembra che anche i cattolici si stiano svegliando.
Non al 50%, Romano, ma la l’intera compagne governativa arriverà al 90% alle europee.
Non ho dubbi che l’inchiesta aperta dalla magistratura (un atto dovuto sulla base delle leggi italiane: lasciamo fare ai magistrati il loro mestiere) farà di Salvini un eroe.
E’ forse – l’inchiesta dei magistrati – quello che più o meno segretamente desidera lo stesso Salvini.
E poi Piero l’utilizzo delle immagini, magari maneggiate al photoshop con tutte le letture possibili e immaginabili. Neanche più la didascalia, che anche quella è fatica leggerla. E quando c’è ha il linguaggio forte dello slogan. È l’epoca della non fatica e leggere un articolo di giornale dall’inizio alla fine è ormai da vecchietti come noi. E il Ministero della propaganda va a gonfie vele nell’epoca del disimpegno e del volersi fare subito un’idea di quanto accade. Ritorno sul messaggio commerciale perché tutto è venuto da lì. False verità veicolate da guru della comunicazione preoccupati solo che il messaggio, qualsiasi, arrivi immediatamente, senza lasciare spazio ad un minimo di senso critico ormai scomparso. E tutto a smentire quel mito della cultura di massa iniziato cinquant’anni fa che avrebbe dovuto democraticamente elevare le menti e finito invece con quell’analfabetismo di ritorno e quella beata ignoranza che ha prodotto un livellamento di pensiero che poi è proprio quello che si voleva raggiungere. Un nuovo pensiero unico ha soppiantato quello tanto sbeffeggiato perché prodotto dalle lobby, dal mainstream, dalle élite, col risultato che la superficialità al potere diventa il nuovo paradigma governativo. E mai è stato così facile acchiappare nuovi adepti. Nuove chiese senza Storia hanno ingannato in questi decenni un sacco di creduloni incantati dai miti contemporanei che azzerano completamente quelli antichi che ancora oggi usiamo per interpretare il corso degli eventi. Chissà un giorno come interpreteremo questi. Fine della Storia? Sì, con l’avvento di quella nuova, quella con la esse minuscola. Quella, per tornare al tema in oggetto, che ha l’ambizione di cambiare il corso del tempo e del mondo, in un nuovo autismo ideologico che ci porta a comunicare od imparare tramite smartphone, ormai assunto a verità rivelata, neanche più le discussioni da bar sport dove almeno uno scambio avveniva, adesso l’interazione avviene solo tra noi e lo schermo del nostro cellulare. E questa strategia naturalmente si rivela vincente, e il giocattolo che è il cellulare risulta il medium di distrazione di massa più efficace. Un titolo scelto bene e la nave Diciotti fa passare in secondo piano spread, anche la ricostruzione del ponte di Genova, come se un disastro ne annullasse un altro, e tutto il resto. Ma la strategia sta nel valore simbolico che alcune notizie assumono rispetto ad altre, caricando, estremizzando un’informazione rispetto alle altre. E a tutto questo lo spostamento di voti, dai 5stelle alla Lega di un buon 20% di elettorato perchè quelli sì che trovano soluzioni, non altri. Ma quali soluzioni? Le soluzioni di un Governo che a promesse di un tempo fa seguire dilazioni annuali perché di fatto costerebbero 100milardi a casse vuote. Insomma un Salvini, che mi chiedo Piero come tu possa averlo pensato europeista, che come unico obiettivo non è unire l’Europa, ma spartire gli immigrati, punto. Più precisamente non volerli affatto dimostrando la più cieca ignoranza di leggi costituzionale e derivate. E l’incontro di oggi con Orban ne è la dimostrazione. Non c’è nessuno più approfittatore di lui ( Orban) e meno ingrato. Ecco, sono queste le alleanze concettuali della rivoluzione al potere. Senza considerare il codazzo strisciante dei Grillini che pur distare al potere si dividono anche loro in una confusione ideologia di nessuna identità. Addio Europa! Che non significa Italia vincente. E tutto questo sarebbe il superamento delle ideologie? Quelle vecchie senza dubbio, quelle che avanzano vedremo quale Storia scriveranno. Non lo so, anzi, lo so.
Toninelli che si sente minacciato e richiama documenti di febbraio ( pressori, da pressione, non sanguigna ) quando neppure era Ministro. Rispetto alle pressioni non dice neppure da chi. I soliti complotti ordito a danni del cambiamento. Competenze politiche, costituzionali o istituzionali? In attesa di vedere dal 28 settembre la caricatura che ne farà Crozza, in genere più vero del vero e così sapremo con certezza di che pasta, o semolino, è fatto.
Le lettere sono di marzo/aprile (pubblicate e leggibili) e Toninelli è arrivato un mese dopo.
Ma l’invito a non pubblicare i contratti c’è eccome.
Se avevano la coscienza a posto, dove stava il problema?
Ritorno a questo vecchio tema, da Cavour ai nostri Padri costituenti, per una sintesi non mia, ma azzeccatissima. Per parlare dei rapporti tra potere e popolo, competenze o consenso, con quello che potrebbe essere l’hashtag perfetto del contemporaneo. “Non votatemi perchè ne so più di voi, ma perchè sono come voi”. Sintesi perfetta per il populismo. Che poi sia bene o male, ai posteri l’ardua sentenza.