PER PIERO
“Trovandosi un Cavallo, ed un Asino carichi in viaggio, disse l’Asino al Cavallo. Se tu non vuoi, ch’io muoia, levami una parte di questo peso ch’io porto. Non volendo, il Cavallo far ciò, l’Asino per soverchio peso cadde morto. Allora il padrone tutto il peso, che portava levatolo all’asino, lo pose sopra la soma del Cavallo, del quale peso essendo troppo gravato, disse: io porto ragionevolmente questa gravezza, perchè non volendo portare una parte del peso dell’Asino, al presente lo porto tutto, e la sua pelle ancora.” Non per questo sono un moralista. Pecco infinite volte al giorno, nel senso che come tutti predico bene e razzolo male, anche quando cito Esopo per non dire di altre citazioni più colte e morali. Ora, tu, Piero, ricordi le antiche schiavitù che non scandalizzavano nessuno, e penso anche che lo stesso Esopo sia stato uno schiavo, probabilmente proveniente proprio dall’Africa, dall’Etiopia e da lì il nome, con la personalizzazione di animali esistenti a quelle latitudini. Almeno questo è dato credere dalla poca biografia e dagli scritti, forse postumi, che abbiamo. Perché questo ingresso? Per una riflessione semplicissima sul ruolo della cultura in millenni di cultura occidentale. A cosa serve difatti la cultura? Perché che si stia assistendo ad una involuzione credo sia un fatto innegabile. Oddio, qualcuno più colto di me potrebbe fare un’analisi più dotta e circostanziata su quali siano stati i rapporti di forza tra i vari movimenti culturali e ad esempio, la politica e l’economia. E qui, anche solo per un riassunto arrivabile ai più, ci vorrebbero più d’un divulgatore, storico, sociologo o antropologo qual si voglia. In verità Tomas Mann scrisse pagine memorabili in epoca nazista. Io invece, magari mi sbaglio, fidandomi più che sulla mia cultura sul mio istinto, ho l’impressione che questo scollamento avvenga nei momenti di crisi economica e di conseguente crisi politica. Per cui rivolgo la domanda a qualcuno più esperto di me, e sono certo che su Cremascolta ci sia qualcuno in grado di darmela. O magari non è neppure necessario. Perché credo anche che una semplice osservazione coi dati che abbiamo ci permetta di arrivare ad una conclusione, con un’altra citazione, Agostino o Possidio che sia: “ Chi si ammanta di saggezza si ammanta di afflizione, un cuore che sa rode le ossa come la ruggine”. E difatti questa antitesi (non ossimoro) tra sapere e non sapere ho sempre creduto facesse la differenza tra i tempi buoni e tempi grami, tra istinto di sopravvivenza e condivisione, mors tua e vita mea, dimenticando quel monito che ricorre continuamente, ma mai evidentamente metabolizzato che dice che “ fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza”. E questo vale, nei corsi e ricorsi della Storia, anche per questo periodo storico, con una netta contrapposizione tra demo-potere e demo-sapere, (l’abolizione delle domeniche gratis nei musei, magari anche per evitare la strumentalizzazione delle agenzie turistiche, ma un’idea è sbagliata nella sua applicazione, non nell’idea in sé) sempre più incapaci, dopo anni di cultura di massa che avrebbe dovuto elevare il livello dei più, di metabolizzare quello che si ingerisce, preferendo un cuore che non sa ad uno che si ammanta di afflizione. Meno so e meglio sto. Salvo ricordare uno schiavo che 2600 anni fa ha scritto cose che ancora citiamo. Ma questa non è l’epoca delle analisi approfondite, è l’epoca dei twit, degli emoji ed emoticon, dove tutto è liquidato in poche righe, sineddoche di temi complessissimi. Ci si affida anche quell’istinto ma soprattutto al proprio tornaconto. Il problema delle badanti che lavorano in nero è un altro dei problemi di un’economia folle che costringe anche i più virtuosi ad evitare sovraccarichi economici che renderebbero questi aiuti impossibili. Una badante costa, (in verità l’evasione è sempre esistita) in termini di stipendio, vitto, alloggio, ore di libertà giustamente restituite per un lavoro secondo me difficilissimo, anche in termini di tenuta psicologica. Lontane da casa, magari figli distanti, una vita di solitudine in balia di vecchi pazzi e parenti pretenziosi. Già qualche anno fa tu sollevasti la questione e io presi le difese di queste donne chiedendomi se questa evasione andasse affrontata prima di altre. Io sono ancora qui a dire di no, considerando il lavoro delle badanti l’ennesima forma di schiavismo camuffato. Ma allo stesso tempo il tutto si colloca in quella mancanza di senso civico (a cosa serve la cultura?) che vede però dal mio punto di vista evasori più peccatori di altri. Se evado per fare più vacanze è peccato, se evado per non ricoverare in una casa di riposo un nostro vecchio, è forse veniale rispetto ad altri. Ma se evado e questo comporta meno esborso per lo Sato sociale, a maggior ragione difendo l’evasione. Tutto con la certezza che questi peccati aumenteranno, tra soldini ormai pochi e magari una flat tax che avvantaggia ancora i ricchi a svantaggio dei poveri. E questi sono i controsensi dei populismi, che nella loro espressione peggiore molto avvicinano alle dittature. Facendo finta di accontentare tutti finisco col penalizzarli del tutto. Sfondo il deficit oggi, contentino al popolo, per dominarli del tutto domani. E scusate questo lungo post, ma stamattina non ho avuto il tempo di scriverne uno più breve (Pascal).
Commenti
E la vita l’è bèla…..e la vita l’è strana !
……essipotrebbe fare qualche considerazione circa “la carne al fuoco”, ma serebbe solo stolto, ergo non la faccio!
La “piena dei sentimenti” di Ivano , nel bel mezzo di questa torrida estate, fa solo il paio (per me) con l’inaspettatissima mail personale di Filippo, new entry su CremAscolta (benvenuto!), col quale avevo scambiato una mail “tecnica”, alla quale mi ha risposto, personalmente, con garbo affettuoso, scoprendosi ex alunno non solo di “padron Piero”, ma anche della mia amatissima Madre, (che mi/ci ha lasciato troppo, troppo presto) regalandomi su di Lei considerazioni che mi hanno commosso!
In questa vita ho fatto …. parecchio, bene/meno bene, ma ho fatto, e questo dispiacere per averle potuto ….”restituire” poco, (se ne era già andata!) rispetto al moltissimo che mi ha dato, non mi molla!
Una gran donna, quando ….. il “femminismo” non si sapeva nemmeno cosa fosse!
Ciao, bacio Mà, ciao (e grazie davvero) Filippo, ciao Ivano e grazie anche a te per il tuo ricchissimo, scombicchierato post!
…..sarà il gran caldo?!? Mah….
Io dico… io dico Ivano dice! E almeno con il gran caldo dice! E noi abbiamo bisogno fdi persone che dicono! Le conclusioni sul suo fraseggio? Mi sento asino e non cavallo. Ma qui si mette male! E la gente che se ne accorge è sempre di più. Che facciamo? Qualcuno, discosi di piazza, “almassimo una controrivoluzione”. E io ho risposto: “MA COSTA SANGUE!”
Non possiamo fae proprio niente? Ivano, dacci una dritta. Franco, ritorniamo a caricare i vecchi asini? Rita, politologa, ci siamo vicini, l’esperimento è andato male! Che famo?
La cultura non serve a granché, se pensiamo che la nostra è solo il frutto di una tra le circa cinquemila civiltà apparse sulla Terra dalla nascita dell’uomo ad oggi, questa almeno è la stima degli addetti ai lavori. Ogniqualvolta il patrimonio raccolto dagli Avi non viene più trasmesso alla discendenza e il sapere tradizionale viene rimpiazzato da movimenti vitalisti, attivisti e un po’ nevrotici, dalle grandi ideologie del Novecento alle congregazioni new age degli ultimi decenni, vuol dire che la fine si avvicina. Ogniqualvolta ai saggi «visionari» si sostituiscono i giovani «profeti», testimonianza dell’avvento di una spiritualità scomposta e sospetta, un Ciclo sta per chiudersi. Non so cosa ne pensiate voi, ma io sono dell’idea che è ora di cominciare a fare i bagagli.
In assenza di una civiltà umana e di valori condivisi, di un’identità riconosciuta e di un’appartenenza sentita, chi cavolo dovrebbe decidere cos’é “cultura”? Gli azionisti della Lehman Brothers?
Tanti, Ivano, sono gli stimoli che ci sottoponi.
Tocco solo fugacemente alcuni.
Sulle badanti sono d’accordo (anche se il discorso non va mai generalizzato: ci sono badanti che non solo fanno il loro lavoro con passione e con competenza – per cui non si sentono per nulla schiave, ma che trovano in tale lavoro una… miniera d’oro (d’oro perché lo stipendio che ricevono vale davvero oro nella loro patria a cui inviano i soldi – pressoché tutti perché qui hanno tutto… spesato).
Sono anche d’accordo che occorra distinguere tra evasori ed evasori (nel caso specifico, poi, dici che le famiglie che pagano badanti – anche se in nero – di fatto fanno risparmiare lo Stato che, altrimenti si dovrebbe accollare una spesa di 15 miliardi di euro l’anno).
Sull’evoluzione o involuzione in corso: io vedo sia istanze evolutive (la mia speranza – che più volte ho sottolineato – è che i sovranisti riescano a ridare una nuova vitalità all’Europa perché toccheranno con mano (lo stanno già facendo) il ruolo fondamentale e strategico della Ue non solo per affrontare le grandi sfide del nostro tempo, ma per riuscire a tradurre in fatti concreti le promesse elettorali (mi riferisco al governo… Conte), ma anche istanze involutive che vanno ben oltre il nuovo “linguaggio” politico (le parole… pesano – eccome pesano – per cambiare le relazioni umane) – ma questo è un discorso che richiederebbe una analisi approfondita (che spero di poter provare in un prossimo futuro).
Anche il ruolo della cultura richiederebbe un’analisi tutt’altro che sbrigativa: la prima impressione è che oggi, un po’ in tutta l’Europa, l’intellighenzia critica (e non mi riferisco tout court alla politica, ma anche ai costumi, al… dove sta andando la nostra civiltà consumistica nonostante la crisi, la nostra civiltà sempre più tecnologica…) abbia perso molto della sua incisività anche perché – come scrivi bene tu, Ivano – in un mondo fatto da tweet… il tempo per “pensare” non c’è, tanto più di pensare sul destino dei nostri figli e nipoti e sullo stesso destino del pianeta.
Conosco personalmente, Ivano, la badante sudamericana (una trentenne) di un mio zio che ha 88 anni: posso dire che gli ha dato un sacco di energia, tanta voglia di imparare (oggi mio zio… ha un suo profilo in Facebook, ha una serie di amici con cui quotidianamente scambia opinioni, foto, video!).
Non ho dubbi che tale badante si senta realizzata.
E’ inoltre in regola e si trova pagati anche i contributi.
Certo, non tutte le badanti hanno a che vedere con persone ancora autosufficienti: in quei casi (e sono i più) davvero fare la badante è un mestiere… eroico che richiede una grande sensibilità umana oltre che competenze specifiche.
Dici bene, Ivano: mors tua, vita mea.
E nessuno si vergogna, come (ripeto) nessuno si vergognava quando si faceva la tratta degli schiavi.
L’inferno della Libia e della Turchia non ci tocca (anche se lo finanziamo a suon di miliardi di euro con le nostre tasse), anzi, ci tranquillizza la coscienza. Che conta è che stiano lontani dai nostri occhi.
“Chi si ammanta di saggezza, si ammanta di afflizione”.
Già, meglio non sapere.
Meglio non conoscere l’inferno dei… migranti (quelli che migrano perché scappano, se non dalla guerra, dalla fame, dalla siccità, dalla violenza): stiamo “meglio”, “non ci preoccupiamo”.
Conosco bene l’obiezione: non saremo noi, italiani e tedeschi, che potremo assicurare condizioni più umane in Libia e in Turchia.
E’ vero: ancora di più, è l’Unione europea che dovrebbe muoversi. E che si muova in tale direzione dovrebbero essere concordi tutti, in primis i Paesi di Visegrad che vogliono zero rifugiati.
Rita, seriamente, ognuno fa i conti con la propria Storia, con cammini diversi da civiltà a civiltà. A me pare, pur coi corsi e ricorsi, errori ed omissioni, e pur accettando che non viviamo nel migliore dei mondi possibili, che se confrontiamo il nostro percorso storico, politico culturale ad altri, questo abbia espresso valori che tanti altri popoli o civiltà se li sognano o avrebbero dovuto. So bene di viaggiare su binari opposti ai tuoi, e che alcuni confronti sconfinati quasi nel personale possano lasciare il tempo che trovano, ma io ritengo che esista una differenza sostanziale tra quei valori che credevo ormai metabolizzati, interiorizzati e quelli che veicolati come nuovi nuovi non sono, ma che ci ricacciano indietro nella Storia, tra nuovi trogloditismi e scenari che fino ad ora hanno espresso più che provvedimenti una sconfinata demagogia. Perché per citare Francesco, io il bicchiere non lo vedo mezzo pieno, lo vedo mezzo vuoto, con nessuna fine della pacchia purtroppo. E vorrei per questo ricordare che i momenti peggiori della Storia sono sempre seguiti a trionfalistici proclami senza i piedi per terra propagandati da illusionisti della comunicazione, bravi nella narrazione che mai ha attinenza con il reale. E questo ha solo a che fare con la volontà di potenza, la smania del potere a tutti i costi, non col bene comune. E le narrazioni vanno sempre a braccetto col NON SAPERE. A pochi che sanno corrispondono sempre tantissimi che non sanno. Del resto è noto quel detto, tutti sappiamo di chi, che dice che “è più facile ingannare le masse con una fandonia esagerata che con una piccola bugia.” E quindi se io non so niente di finanza, economia e politica, che metto in coda, meglio sto. Ma qui non stiamo assistendo ad uno spettacolo di Houdini, il trucco prima o dopo va svelato. Meglio prima che dopo.
Naturalmente, non sono d’accordo. Potrei motivare il mio dissenso con una lunga dissertazione storica, ma non siamo nel posto giusto. Mi limito a porre una domanda: chi si ribella vuole sovvertire o ripristinare? Non sempre «rivoltarsi» contro chi comanda – che oggi ha il volto del politicamente corretto, del mainstream, del pensiero unico dominante, eccetera – significa desiderare la sovversione dell’ordine costituto. Al contrario, vuol dire proteggere il solo ordine che davvero conta, quello Superiore, ristabilendo una sacralità dell’essere che cominciava a scricchiolare.
Prometeo non contestò l’«ordine degli dèi» ma la persona di Zeus, il dio-individuo che considerava l’usurpatore storico di una legittimità trascendente e metafisica. Il capo dei duecento angeli ribelli della Bibbia, il bellissimo Shemihaza (che noi abbiamo chiamato Lucifero), non ce l’aveva con l’Altissimo bensì con gli Arcangeli che avevano instaurato sulla Terra “un loro sistema” di governo. So che il paragone è infelice, ma d’altra parte siamo alla fine del Ciclo, nell’epoca-trash, e perciò lo faccio lo stesso: l’attuale governo giallo-verde non vuole affatto incarnare “il nuovo che avanza” (per carità, basta crescite a dismisura!) bensì “l’antico che ripristina”, un tentativo del tutto comprensibile che si ripropone ogniqualvolta la goccia ha fatto traboccare il vaso e qualcuno deve fare qualcosa.
Va detto che non sempre riesce l’impresa di demolire, o sovvertire, per poter ricostruire qualcosa di più «potente». A dire la verità, non riesce quasi mai. Spesso chi reagisce poi s’impone, coglie l’occasione per emergere dal gruppo e mettersi in primo piano, anche se non possiede le migliori qualità. Ma sembra di capire che certi passaggi nella Storia siano inevitabili. Promuovere crociate, dunque, è da stupidi.
Prometeo e Shemihaza, se ne potrebbero citare molti altri, possono essere considerati (come noi) personificazioni di «uomini al bivio»: dopo aver ricevuto l’incarico da un Superiore di governare la società umana secondo un ordine prestabilito, fecero di testa loro e pagarono di persona un prezzo altissimo. Un risultato però lo ottennero: dopo la loro azione di sovvertimento-ripristino il mondo cambiò radicalmente, non fu mai più lo stesso, così come cambierà anche questa volta. Perciò, ma forse l’ho già detto, prepariamo i bagagli. Si parte.
“Al contrario, vuol dire proteggere il solo ordine che davvero conta, quello Superiore, ristabilendo una sacralità dell’essere che cominciava a scricchiolare”, tutto impersonificato nella figura di Salvini. Adesso rido io. Ah, ah, ah.
….dal “ricchissimo ì” post di Ivano, dedicato peraltro a “padron Piero”, mi permetto estrarre il tema delle “antiche schiavitù, delle “faccette nere” che hanno coinvolto, a suo tempo, anche gli “Italiani brava gente” del “buffo stivale”!
Tema che è poi, a mio parere, l’origine remota dei guai attuali che stiamo vivendo come “Paese di primo approdo”, prima, e come “accoglienza Italian style”, dopo!
Tutti i più “titolati”, civilissimi Paesi della UE, in tempi nemmeno tanto remoti, si sono serviti…..”a profusion”, nell’ “Afrikansupermarket”, quasi fosse tutto “res nullius”!
E gli ialianuzzi in orbace, per non essere da meno, via a buttarsi con “eroismo” (magari bombardando dall’aereo i tapini neri con le zagaglie”!) su quello che ….restava, non perdendo l’occasione di rivelarsi “mandolinisti/cioccolatai”, definendo “cassone di sabbia” un forziere pieno di petrolio!
Finito di depredare, i suddetti “più titolati”, hanno tracciato delle belle linee rette sulle cartine geografiche, inventandosi delle “nazioni di comodo” con “governi di comodo”, per continuare a “fare affari” in modo (almeno formalmente) meno smaccatamente depredante.
Quanto a noi italianuzzi, non più in orbace, giovandoci della fortunata/fortuita casualità di aver piazzato tal “Enrico Mattei” ad occuparsi di gas/idrocarburi ( invero per liquidare una ….. rimanenza fastidiosa lasciata dall'”orbace” di cui sopra), ci siamo ritrovati potenziali interlocutori dei “Paesi Produttori” ed, essendo l’Enrico portatore di approccio convintamente “socialista, “in direzione ostinata contraria” a quella delle “Sette Sorelle” ( e la “famiglia, oltre all’Europa si estendeva anche oltre oceano) ipotizzava di coinvolgere al 50% gli “abbronzati” calcanti il suolo di estrazione.
Mal gliene incolse perchè “sfortunatamente”, “assai sfortunatamente”, il suo jet personale, proveniendo dalla Sicily (terra elettivamente assai poco presidiata dall “Stato Italico”quindi abbastanza facilmente disponibile a fare in modo di fare salire a bordo del suddetto jet sostanze magari esplodenti ), scoppiò in aria in fase di atterraggio a Bascapè (si qui vicino, nel Lodigiano), decretando così la fine dello scriteriato approccio “socialista” che l’Enrico voleva dare al rapporto con i “paesi produttori”!
A chiosa mi pare doveroso aggiungere che il Marchese de Olgettinis, al tempo “capataz” osannato della “repubblica delle televisioni”, che invero non fu grande politico, ma fu viceversa grande affarista, avendo capito l'”antifona”, nella fattispecie si scoprì lui pure “socialista” (il suo successo gli derivò peraltro in parte determinante dall’ottimo rapporto intrattenuto con il Bettino che dei Socialisti iltalianuzzi fu leader maximo per davvero) omaggiando a profusion (storico il suo “baciamo le mani” a reti unificate) il Rais del sunnominato “cassone di sabbia” e, ancora una volta chi “la sapeva lunga” ( per via dell’egalitè!) ritenne intevenire …..”tagliando la testa al toro”, con un’azione di “pulizia etnica”, giustappunto nel “cassone”, ad eliminare il Rais in modo non potesse più ripetere l’affronto di piantare le sue tende (odalische comprese) sul suolo del “Sacro Romano Impero”!
La “Storia” è lunghetta assai quindi, ed io l’ho richiamata per sommi capi, così come può fare un ingegnere meccanico con le mani sporche di grasso y nada mas qual sono!
Non so se così facendo ho contraddetto il titolo del tuo post, Ivano.
Il mio contributo in effetti, non pretende affatto di attagliarsi quale ausilio al “sapere”. Semmai quale stimolo, all’inclita, all’approfondire, all’andare oltre al ….”dito che indica la luna”!
Francesco, non ho capito un cazzo di quello che scrivi. Ma, fiducioso, attendo che qualcuno traduca, nel caso non lo facessi tu. Un po’ di linearità no? Sperando di non essere maleducato, ma tra parentesi, oblique, virgolette, punti di interiezione vari, si fa una gran fatica a leggerti, peggio del gramelot o slang di Provana, ricordi? Ma forse è solo colpa del calice di vino, o due, che mi impedisce la concentrazione. Prometto che leggerò con più attenzione dissolti i fumi dall’alcol. Perché sono certo che dietro il macchiavellismo ostentato molto di onesto e sensato si cela. Grazie
….nostalgia per il gramelot o slang di Provana! Che bel richiamo Ivano!
Dimmi cosa è accaduto dopo il dissolversi dei fumi!
Attendo fiducioso!
Sì Francesco, dissolti I fumi. Essere o non essere, sapere o non sapere, that’s the question. Che io tradurrei nell’ossimoro “ vivacchiare” per essere e non essere, e “sapicchiare “ per sapere e non sapere. Un tempo si diceva “scuole di pensiero”, ora si dice meno. Si dice meno perché l’evoluzione, per richiamare Martini, sempre di più attaglia, non attanaglia, i due Stati in ibridi tali che la sopravvivenza ormai impone. Per dire che sapere è ormai sinonimo di conclusioni le più disparate. In verità una “verità” non è mai esistita e a maggior ragione sparisce quando il gioco si fa duro e il vivacchiare rispolvera i peggiori istinti. Conclusione: lasciamolo da parte il sapere, tanto non porta da nessuna parte. Se mai è servito nella Storia rassegniamoci a non farne più uso. Almeno per qualche decennio assisteremo ad uno scontro di saperi, perchè infiniti, che potremo definire scontri di civiltà, anche in seno alla stessa. E’ questa la nuova guerra civile.
Hai detto, bene, Ivano: non esiste la sapienza (anche se oggi è di moda ostentare certezze assolute).
Non esiste il… sofòs, ma il ricercatore della sapienza, l’appassionato del sapere (filo-sofòs).
Oggi più di ieri in un mondo di post-verità in cui tutti sembra abbiano la Verità in tasca.
Quel poco di… verità (con la iniziale minuscola) a cui possiamo approdare non può che essere il punto più alto di mediazione tra tante verità parziali, tanti “punti di vista”.
Ascoltare le ragioni degli altri: dovrebbe essere la massima non solo di ogni ricercatore, ma anche di ogni “politico” che punta o dovrebbe puntare (se uomo di Stato) non al proprio “particulare” (elettorale”, ma all’interesse generale.
Non so se stavi pensando all’attuale governo, Piero, ma ne hai fatto un ritratto perfetto: “un punto di mediazione tra tante verità parziali”, tanti “punti di vista”. Per la prima volta nella storia della Repubblica il governo è formato da due forze completamente diverse che per stare in piedi sono costrette a dialogare quotidianamente e ascoltarsi. E’ una bella sfida ascoltare le ragioni dell’altro per poi decidere la cosa giusta. Non sempre in effetti ci si riesce, e allora l’ascolto diventa esercizio fine a stesso. Ma noi speriamo sempre in bene.
Ivano, per riprendere uno dei tanti motivi del tuo post, posso dire come nei secoli scorsi nessuno si scandalizzava di fronte alla tratta dei negri, oggi – tanto più dopo il nuovo linguaggio introdotto da Trump e dai tanti Trump europei, non ci si scandalizza più di fronte a certe espressioni che vengono usate (anche sul nostro blog) nei confronti di esseri umani.
Siamo diventati tutti indifferenti.
Abbiamo la mente che si sta obnubilando.
Il vento, Ivano, è girato, ma nessuno si preoccupa.
Anzi, tutti plaudono.
Papa Francesco esortava i giovani al “rispetto della dignità umana” (questo a prescindere dalle misure politiche).
Già, la dignità umana va sempre rispettata.
Lo chiediamo alla Turchia.
Lo chiediamo alla Libia.
E intanto l’Europa non si è ancora decisa di indicare un porto sicuro a una nave con oltre 100 migranti salvati.
E intanto, nella cristianissima Italia, continuiamo a usare espressioni sprezzanti, comprensibilissime se pronunciate nei confronti dei… carnefici, ma del tutto tollerabili nei confronti delle… vittime.
Lo chiediamo allo Stato del Vaticano, che ha immobili e terreni in tutto il mondo per un valore approssimativo di circa duemila miliardi, di cui circa la metà si trova in Italia, e non pagano neppure l’Imu. Hai voglia a ospitare africani.
Piero, sai che i buonisti non sono più di moda. Dileggiati da uomini forti ( anche donne) con le palle, passano per retorici, liquidati con alzate di spalle se non con sorrisetti sprezzanti e sarcastici. Per questo ritengo azzeccatissima, se non profetica, la favola di Esopo lo schiavo, che con la metafora del cavallo definisce benissimo l’uomo contemporaneo, che, sempre più insicuro, terrorizzato dal futuro, pretende di stare ancora in una scuderia credendo che la geografia degli altri sia la stalla.
Piero, ho usato il termine “buonista” di proposito.
Nei giorni scorsi, Ivano, Angela Merkel confessava a Sanchez, in Andalusia, che non è più possibile neppure chiamare i migranti “esseri umani”: se lo si fa si è subito dileggiati.
Tempi bui.
Io continuo ad essere preoccupato.
Un certo linguaggio e il disprezzo della dignità umana ci possono portare, senza che noi ce ne accorgiamo, in un baratro.
Tra il sapere e il non sapere, oppure tra il non volere e volere, indipendentemente dall’orientamento politico. Il fatto di Genova è emblematico. Al di là di strumentalizzazioni o sciacallaggio, e mai come in questo momento politico, l’informazione la faccia da padrone, come sempre, tra revoca di concessioni e antiche responsabilità, misure forti propagandistiche e vecchie pagine web cancellate proprio ieri, quando rispuntano inesorobili, da campagna elettorale, antiche opinioni da consenso camuffate da pareri tecnici motivati solo dai sondaggi in previsione di voti. Dell’alternativa al ponte se ne parla da anni con gli inevitabili scontri politici. E nota è stata la posizione dei grillini assolutamente contrari alla gronda minimizzando o banalizzando chi denunciava da anni la criticità del ponte Morandi, salvo correre ai ripari adesso addossando tutte le responsabilità alla Società autostrade. Così, una veloce riflessione tra quanto è dato sapere.
….. alpunto: se un viadotto è a rischio di cedimento, chi lo gestisce lo chiude punto e basta.
E se non lo fa chi lo gestisce, se ne assume la gravissima responsabilità con quel che ne consegue.
Nella fattispecie, un primo prioritario provvedimento avrebbe dovuto essere l’esclusione al traffico di mezzi pesanti. Sono loro che creano le sollecitazioni dinamiche che “affaticano” le strutture. Soprattutto quel tipo di struttura con elementi in precompresso che sollecitati dinamicamente si “affaticano” ed il collasso ha tutte le caratteristiche del cedimento a “fatica”.
Non è stato fatto ne l’uno ne l’altro!
Totalmente fuorviante buttarla ….in politica.
Che poi, personalmente, io ritenga totalmente errato lasciare a privati la gestione di servizi strategici quali le principali arterie di trasporto, questa si è scelta “politica” che , lo riopeto assolutamente non condivido!
Nel senso che se fossi stato contrario alla strada alternativa, alla luce di quanto successo, non mi sentirei moralmente tranquillo addossando tutte le responsabilità ad altri. Mi sentirei, anche se indirettamente, responsabile quanto i più direttamente interessati. Ascoltando Di Maio, quindi, non ho altra scelta che cambiare canale.
Francesco, non c’è niente che non sia politico. E lasciare allo Stato piuttosto che ai privati, in un paese come l’Italia, tra clientelismo, corruzione, mafie e via discorrendo, non migliorerebbe le cose. È il senso morale che non esiste, né nel pubblico che nel privato. E siccome i nostri interlocutori diretti sono i politici e non la finanza ed economia, io me la prendo con loro, senza se e senza ma.
Senti, Ivano, a me questa favola di Esopo sembra faccia fare all’asino la parte della povera vittima che soccombe e al cavallo la parte dell’egoista che viene giustamente punito. Esopo forse aveva ancora qualche rancore servile, per cui si spiegherebbe quel certo solidarismo verso l’asino, umile e laborioso, e quel malcelato risentimento verso il cavallo, da sempre associato a virtù piuttosto diverse. Non lo so, mi sembra una favola un po’ troppo dalla parte dei poveracci e degli sfruttati. Per essere franco, Ivano, hai tirato fuori una favola catto-comunista, con l’asino proletario, buono e timorato, e il cavallo borghese, punito dalla dialettica marxiana della storia. Una favola di sinistra.
Ti propongo un’altra favola di Esopo, che forse l’ex schiavo ha composto quando si era ormai affrancato e arricchito, cominciando a capire che il cavallo, rispetto all’asino, non merita di essere trattato così male. Il titolo è “L’asino che lodava la sorte del cavallo”. Eccola qua. “L’asino lodava la sorte del cavallo perché era ben nutrito e curato, mentre lui non aveva paglia a sufficienza e sopportava fatiche a non finire. Ma quando scoppiò la guerra, il cavaliere che aveva il cavallo si armò, salì sul cavallo e lo lanciò nella battaglia contro il nemico, dove il cavallo cadde morto. Vedendo ciò, l’asino cambiò subito opinione. E compianse il cavallo”. Mi rendo conto che questa favola sia un po’ di destra. E poi lo so, non è il massimo interpretare gli antichi con le categorie politiche dell’epoca recente. Non siamo mica Brecht o Dario Fo. Comunque, mi pareva giusto difendere il cavallo. Non ho trovato, sinora, favole di Esopo su muli o bardotti.
Tra l’altro, visto che entri nel merito Pietro, ti seguo e mi permetto di aggiungere che Esopo era “già” un decadente. Nell’antichità l’Asino non è mai stato né un poveraccio né un ignorante bensì il simbolo della materia grezza in procinto di subire un graduale processo di trasformazione per portare la Coscienza a un livello di consapevolezza superiore. L’Asino era l’emblema della sapienza celata, del seme che giaceva nascosto. Era il Fuoco interiore che voleva essere riportato in superficie, la pietra filosofale che si trasmutava da materia prima, trasformandosi in oro … E non era neppure l’ultimo arrivato, avendo al suo attivo un curriculum di tutto rispetto. Molte sono le tradizioni in cui l’Asino è un simbolo regale e sapienziale. Per gli Egizi era legato all’immagine del dio distruttore Seth, l’uccisore di Osiride, contro il quale aveva combattuto vittoriosamente Iside con il figlio Horo. Nel Rigveda gli Ashvin, i Signori dell’Aurora, viaggiavano su un carro trainato da asini, ma in generale re e condottieri viaggiavano su asini, preferibilmente di genere femminile e di colore bianco. La sua autorevolezza giunse fino agli Hyksos (i futuri ebrei), per i quali inizialmente due orecchie d’asino poste alla sommità di uno scettro rappresentavano l’insegna degli dèi. Quando poi, molto tempo dopo, il popolo dei re-pastori fu cacciato dalle terre bagnate dal Nilo, la suonata cambiò. Fu allora che prese piede la simbologia negativa legata all’Asino, dilagata poi in tutta l’area mediterranea. Il seguito lo conosciamo.
Di solito evito di parlare di cose per me fondamentali che so non interessare a nessuno in questo mondo di assistenti sociali, ma questa proprio dovevo dirla: far fare all’Asino la figura del povero cristo no, è troppo.
Pietro, indipendentemente da antiche simbologie a cui fa riferimento Rita, per noi l’asino ha un significato ben preciso. Contestualmente invece alla favola che tu opponi io non la connoterei come di destra. A me pare più di sinistra della prima perché noi, tutti con la vocazione degli assistenti sociali, riusciamo
a provare compassione anche per i nostri nemici. Non conoscevi questa differenza tra sinistra e destra?
Io no so – tanto per rimanere sul pezzo – cosa proverò lunedì tornando a casa, quando passato Ronco Scrivia e scendendo in Valpolcevera non vedrò più all’orizzonte Brooklyn che, stagliandosi sul primo triangolo visibile di mare, sembrava messo lì per suggerire ai genovesi che rientravano da fuori “sei a casa”. Per tutti è una disgrazia immane, per amici e parenti delle vittime è un dolore enorme, ma per i genovesi è molto di più. Brooklyn era il simbolo di mezzo secolo della nostra storia, raccontava il triste destino di una grande città ch’era stata un importante polo industriale (il più grande porto del Mediterraneo!) offesa e oltraggiata da una classe politica (sempre la stessa) ignorante e corrotta. Marco Bucci, il miglior sindaco che la mia generazione ricordi, ieri ha detto “la città non si piegherà, siamo combattenti, ne abbiamo superate di peggiori”. Lo conosco e so che è un uomo onesto e capace, un guerriero, farà l’impossibile per risollevare le sorti della città. Ma quanti Brooklyn ci sono ancora in Italia?
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=60833
Pietro, a seguito del mio commento di ieri delle 20:43. Secondo me la favoletta te la sei inventata. Morale: cosa non fa la Destra per giustificarsi o autoassolversi.
Il disastro di Genova sarà una lezione per tutti: anche ai tanti comitati del no (con in testa i grillini) contro ogni grande opera.
Un errore anche l’appalto della manutenzione ai privati? Tu, Franco, da bravo ingegnere civile, hai tutte le carte in regola per esprimere un tuo giudizio autorevole.
Personalmente, non ho elementi per pronunciarmi: tutto dipende da chi sa fare meglio, il pubblico o il privato. In questo caso, è indubbio che il privato abbia fallito, ma se è vero che le spese di manutenzione superavano quelle della ricostruzione del viadotto stesso, qualcosa non ha funzionato anche a monte. A chi spettava il compito di ricostruirlo o di costruire la famosa Gronda, un progetto che era impantanato da una decina di anni? La Società Autostrade per l’Italia o lo Stato (comune, regione…)?
Leggo questa mattina che oltre la metà dei ponti che ci sono in Italia (decine di migliaia!) ha già superato l’età per cui sono stati costruiti negli anni ’50 e ’60 con le tecniche di allora (lo stesso viadotto Morandi di Genova ha già 51 anni, di più quindi dei 50 anni previsti).
Siamo di fronte a un’opera gigantesca da compiere.
La sicurezza è il primo bene da tutelare da parte di ogni Stato.
Ed è quindi il primo bene in cui investire tutte le risorse necessarie (con l’assenso o no dei comitati del no che ci saranno sempre).
Piero, a me che ha fatto incazzare moltissimo è stato l’atteggiamento dei Grillini, subito all’indomani, con la sparizione di quel post contrario alla bretella alternativa perché secondo loro il viadotto non sarebbe mai crollato.
Capisco l’intento di colpire i grillini, che di bélinate (per dirla alla genovese) ne hanno fatte tante. Come tutti gli altri, del resto. Ma cerchiamo di non essere di parte: qui il problema non è la gronda, fatta o non fatta, ma il ponte marcio. L’ingegner Morandi, che da buon romano negli Anni Sessanta avrà avuto senz’altro i suoi santi in paradiso, ha provocato crolli e/o danni enormi dovunque ha costruito. Vogliamo dire che il problema è a monte, o facciamo del negazionismo a scopo elettorale. Messo questo punto fermo, poi si può discutere di tutto il resto.
Con o senza la gronda, Brooklyn sarebbe crollato.
Era solo questione di tempo.
Come mai il Brooklyn “vero” è lì dal 1883 e il nostro è crollato dopo appena mezzo secolo?
Ci sono poi delle grosse responsabilità a carico di Società Autostrade, i cui nababbi azionisti sono nomi noti, la quale negli ultimi anni (con buona pace dei governi) non ha fatto altro che aumentare le tariffe, diminuire gli investimenti e quadruplicare gli utili. Se l’anno scorso hanno investito in manutenzioni 1 miliardo (l’hanno dichiarato loro) a fronte di 5 miliardi di utili, forse c’è un problemino di gestione. O no?
Il discorso va esteso a tutte le altre società private che gestiscono in Italia strade, superstrade, autostrade, viadotti, ponti, eccetera. E’ un magna magna generalizzato: credo bene che in Italia i soldi non bastano mai!
Rita, appunto, cerchiamo di non essere di parte, ma se questa è l’onestà intellettuale di chi ci governa siamo a posto. Che poi le concessioni vadano ridiscusse niente da eccepire. A fronte di utili alti contro investimenti bassi c’è da scandalizzarsi. È come per le ferrovie. Senza bisogno di statalizzare, la politica avrebbe il dovere di controllare, con concessioni che prevederebbero periodici rendiconti. Basterebbe questo.
Personalmente sono sempre stata favorevole alla costruzione della Gronda e ancora di più (in questo caso, in maniera interessata) al completamento del Terzo Valico che ridurrebbe a meno di un’ora i collegamenti tra Milano e Genova. Resterebbe il nodo che per andare da Crema a Milano ci vuole un’ora e mezza, se tutto va bene e non sopprimono il treno ….. ma questa è un’altra storia.
Tuttavia non posso fare altro che compatire i “poveri” pidini genovesi (loro, i loro padri e i loro nonni, hanno distrutto la città!!!) che non avendo più un centesimo in saccoccia, pur di colpire l’odiato nemico pentastellato (e non rendendosi conto di avere in mano un boomerang), sono andati a riesumare un volantino di anni fa in cui M5s avanzava dubbi sull’impatto ambientale (che comunque c’è, inutile nascondersi dietro un dito) che avrebbe avuto la Gronda. Che miseria! Se questa è la politica, io sono la madonna.
Sentivo poco fa della statalizzazione in Inghilterra delle Ferrovie con la creazione di società no profit. Potrebbe essere un esempio.
Per Rita h. 12:13. Così, tanto per non essere troopo di parte, anzi, gli altri lo sono sempre, noi mai.
Rita, sai che io non demordo. La dichiarazione di Di Maio che il ponte sarebbe stato in piedi per altri cent’anni risale non ad anni fa, ma all’ultima campagna elettorale, gennaio o febbraio 2018. Cerca che trovi.
Temo che dovrai andare avanti da solo.
Non mi acchiappa il gossip, politico o di costume che sia.
Vista la piega presa dagli ultimi commenti, su quanto accaduto a Genova, continuare a parlare di equini, Ivano, mi fa sentire un po’ fuori luogo e quasi di scarso gusto. I tuoi due ultimi commenti sull’argomento, però, per dir così, in un certo senso mi costringono proprio a una risposta. Anzi, a due risposte, che malvolentieri aggiungo ai commenti ben più importanti sui fatti di Genova.
Non avevo pensato all’elemento della compassione. Forse hai ragione tu a dire che la favola di Esopo da me riportata non è solo “di destra”. Il discorso ormai è ozioso e me ne scuso. Ma l’aspetto della compassione e di una certa qual solidarietà tra soggetti di diversa specie ma della stessa famiglia potrebbe darti ragione. Per cui, accetto di buon grado il tuo rilievo. Ho riportato una favola di destra, non avrei proprio dubbi, ma con una venatura solidaristica che tu hai saputo cogliere meglio e prima di me.
Conoscere tutte le favole di Esopo non è oggigiorno un titolo di merito e il fatto che tu, Ivano, non conoscessi quella da me riportata nulla toglie alla mia stima nei tuoi confronti. Ovviamente, non me la sono inventata. Si trova in diverse pubblicazioni, anche se adesso non ho molta voglia di passare in rassegna tutta la mia biblioteca per citartele, trattandosi di testi che vanno dai vecchi libri del liceo ai libri di letteratura equestre. Certamente, il volume che ho usato per copiare le parole citate te lo segnalo volentieri. È un libro a cura di Massimo de Vita, “Le più belle storie di Cavalli”, Rusconi Libri, maggio 2018. A pagina 11 c’è la favola che hai usato tu per il tuo post, a pagina 12 quella da me riportata nel mio commento. Sempre di Esopo, ce ne sono altre due, che pure non mi sono inventato io, “Il Cavallo e il Soldato” e “Il Cavallo, il Bue, il Cane e l’Uomo”. Giorni fa il libro era esposto in una delle due librerie di Crema in cui vado di solito quando torno in città dalla campagna ed è quindi facilmente reperibile anche a Crema. Cordialmente.
…E povero anche il cavallo.
…..Uauuuu, Graziano: direttamente da “Ho visto un re”!
Che bello! Grazie…. https://www.youtube.com/watch?v=6P1HrrsQapo