Un caso? La musica, anzi, specie strumenti a corde percussioni, spuntano fuori dai posti e situazioni più inaspettati.
È bello, ma non piacevole, andare a visitare un amico in condizioni gravi, un carcinoma per capirci. Ometto il nome a molti followers noto, ma l’interessato non ci farebbe caso. Ospedale di Casalpusterlengo, piccolo, ma moderno. Varco la soglia, e mi trovo in un reparto hospice tirato a lucido, con un cartello all’ingresso che avverte sull’assenza di orari per le visite. Mi addentro, conosco il numero della camera, ma sorpreso noto che sono contrassegnate da nomi fantasia impressi su piastrelle ceramiche, come le residenze turistiche. Alla mia destra una moderna cucina con ampio spazio per i pasti dei familiari. Apro la n.x, vuota. Giro per l’ampio locale, munito di bagno con antibagno, angolo salotto, balcone con vista sui campi, sul comodino. le sue cose (libri, sigarette) Sì, si può fumare e bere quel che si vuole.
Ma a me serve lui, e chiedo informazioni. Lo trovo in “sala musicoterapia” mentre tenta arpeggi su una chitarra acustica; certo non le sue melodie cui ero abituato, ma due operatori, uno in borghese (forse uno psicoterapeuta), uno in camice, lo fissano ammirati. Si accorge di me. Abbraccio stretto, a quelle quattro ossa cui si è ridotto, ma mi chiama ancora disgraziato: buon segno. Mi guardo intorno: strumenti esotici provenienti un po’ da tutto il mondo, prevalentemente a corde, ma anche a fiato, primordiali, o a percussione.
Mi accomodo su una mastodontica sedia con spalliera, in legno. Ridacchiano. “Guarda che sei nel grembo di uno strumento musicale! Mi dice l’operatore. Tento una rullata fra le mie gambe, come fosse un cajón peruviano. L’operatore ride: “non così”.
Si mette alle mie spalle e suona quelle che dopo vedrò essere
una specie di corde d’arpa. Ma l’intera poltrona è cava come una chitarra e le vibrazioni, esotiche, mi penetrano attraverso il corpo.
Poi mi indica un letto che nella parte inferiore è una specie di enorme mandolino: stessa funzione.
E qualsiasi ombra di tristezza o paura dell’ineluttabile se ne esce con le note dalla balconata.
Torniamo nel suo alloggio per la cena: la visita ha fatto molto – molto bene a tutti e due. Non brindiamo col suo liquore solo perché devo guidare, ma la prossima volta che tornerò mi sentirò come uno che va in una sala prove, o di mixaggio e ingegneria del suono, non in un luogo di sofferenza. Arriva la cena, lo lascio con il bravissimo badante, esco sorridendo.
Commenti
Una visita, un abbraccio, la musica, un confidenziale “disgraziato”…
Siamo ancora vivi !
Amico, hai colto nel segno
Grazie, Adriano, per questa testimonianza toccante.
La volta prossima che andrai, avvertimi: vorrei venire anch’io nella… sala prove e farmi sentire… disgraziato!
Adriano, che strano commento. Non ne capisco proprio il senso. Ma è un mio limite. Scusa. Letto però in famiglia, due sentimenti contrastanti. In tutti i casi a me sembra una speculazione, pur non avendo dubbi sulla tua sensibilità. Perché un conto è la narrazione un conto è l’esperienza diretta. Ma ripeto, è un mio limite, anche dopo altri minuti di confronto.
…..trovare una stazioncina dove staccare un biglietto ….”come si deve” per quel tipo di viaggio li, con una “sala d’aspetto” “….contrassegnata da nomi fantasia impressi su piastrelle ceramiche, come le residenze turistiche…. con balcone con vista sui campi…”, credo prorpio sia un bel regalo (l’ultimo) che il tuo percorso di vita ti porge!
Gran bel segno.
Buon viaggio …..
Adriano, ritiro quanto scritto a commento del tuo post. Ma ogni storia di vita è a sé, anche se la morte é uguale per tutti. E anch’io, pur non credendoci, spero sempre in un avvolgente e protettivo pallium. Ma non sarà così. E alla fine non lo è per nessuno.
Una testimonianza che deve dare speranza su quanto si prepara a vivere chi potrebbe cadee nella disperazione!
L’esperto è Emilio D’Ambosio, e io mi chiedevo come faccia a non scoppiare asitendo i terminali. Quest’esperienza ha cambiato tutto. E la nostra amicizia, col malcapitato che da abbrutito in pochi giorni è tornato uomo, si è rafforzata come non mai!
e se le tecniiche di consapevole passaggio ariveranno a includere non solo sperimentalmente, le sostanze dislettiche, tutta la nostra visione cambierà.
Fanco in questo caso forse è servito a restituirci, temporaneamente, un uomo che stava precipitando per motivi mentali: forse torna a casa, forse riprende la chemio, forse vivrà della commozione provata, invece di ricorrere ad altri spegnidolori.
Vedi, io sono normale e rieco a colloquiare con la premorte, altri sono dei veri professionisti, Santi come Emilio D’Ambrosio, alcuni fuggono, evitano qualsiasi contatto! Bisogna risettare la visione e affinare il metodo, come per qualsiasi altra pratica. E ora parto!
Piero può essere che torni a casa, superato lo sconforto che lo stva facendo sprofondare più della malattia: capisci il senso? Emilio capisce tutto, e stranamente tace.
Condivido la testimonianza del Dottor Tango e ritengo che nella cura delle persone alla fine della vita, la capacità della musica può aiutare ad alleviare le sofferenze del corpo e dell’anima.
Persone impegnate, miti, schive, come ZEN ed Emilio D’Ambrosio preferiscono la forma privata, in prima istanza, lasciando al destinatario l’impegno della condivisione. Ecco cosa mi scrive, e non violo la privacy, anzi, seguo la sua volontà:
VALORE DELL’AMICIZIA
Il medico scrittore dott. Adriano Tango, autore del libro “STORIA E MEMORIE DELL’EPOPEA MEDICA”, riferisce della sua visita all’amico ricoverato in condizioni gravi con un carcinoma all’Ospedale, reparto Cure Palliative Hospice di Casalpusterlengo, Sistema Socio Sanitario Regione Lombardia, ASST di Lodi.
La struttura interessata alle Cure Palliative nasce nel 2009. Nella presentazione leggibile sul sito specifico, viene richiamata: La definizione ” Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le Cure Palliative sono “L’insieme degli interventi terapeutici ed assistenziali finalizzati alla cura attiva e totale dei malati la cui malattia di base non risponde ai trattamenti specifici. Fondamentale è il controllo del dolore e degli altri sintomi e, in genere, dei problemi psicologici, sociali e spirituali. L’obiettivo delle Cure Palliative è il raggiungimento della migliore qualità della vita possibile per i malati e le loro famiglie. Molti aspetti dell’approccio palliativo sono applicabili anche più precocemente nel corso della malattia terminale”.
Le Cure Palliative nascono … per focalizzarsi sul malato e sulla valutazione globale e multidisciplinare dei suoi bisogni per promuovere la dignità della persona e la qualità della vita, con particolare attenzione agli elementi soggettivi ele condizioni di fragilità sociale, familiare ed economica che si associano a problemi clinici e assistenziali, nel principio dell’umanizzazione delle cure”.
Sono di grande valore sociale le iniziative messe in campo per promuovere cittadinanza attiva e promozione culturale. Mi limito per brevità a menzionare:
– Cure Palliative: c’è ancora un pezzo di vita da scrivere
– Cammina con noi per promuovere la cultura del sollievo
– La Giornata Nazionale del Sollievo
La vicinanza alla persona sofferente la cui centralità e dignità della cultura del sollievo per promuovere:
a) rispetto della dignità e dell’autonomia della persona;
b) adeguata risposta al bisogno di cure;
c) equità nell’accesso all’assistenza;
d) appropriatezza e qualità della cura;
e) adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale;
– Consenso informato e biotestamento: una legge per scegliere.
IL VISSUTO SOCIALIZZATO
L’impatto descrittivo del luogo, tenuto conto delle competenze e della storia del medico scrittore presenta una testimonianza in cui emerge una visione d’insieme coerente con i riferimenti contenuti nella presentazione del servizio Cure Palliative. Il luogo risulta essere esteticamente funzionale ai bisogni globali del paziente salvaguardando riservatezza e dignità; ci si inoltra nell’avventura meravigliosa di esistenze umane caratterizzate da unicità, libertà, autonomia e autodeterminazione che non si lasciano incasellare e ridurre a banalità semplificate. L’esperienza attivata del laboratorio di musicoterapia esalta la creatività istituzionale del saper fare e progettare buone pratiche sociosanitarie. Si afferma nella quotidianità la centralità della persona valorizzandone le potenzialità, la dignità, la ricchezza interiore e la carica di vitalità che si esprime nel saper accompagnare per promuovere la qualità della vita. Così scatta lo stupore che cattura l’intelligenza creativa per riconoscere il valore supremo della vita. Si verifica l’autenticità espressiva del paziente di essere rispettato nel percorso dello stadio evolutivo della malliattia inguaribile con l’approssimarsi del compimento di alba e tramonto, di inizio e fine vita con il sopraggiungere della morte.
L’hospice, scrivono i responsabili, non è il cimitero degli elefanti, il paziente viene ricoverato per migliorare la sua qualità di vita, l’obbiettivo è riportarlo a casa.
“A secondo della complessità assistenziale, delle condizioni cliniche, sociali e familiari, ma sprattutto assecondando la volontà dell’assistito questo complesso di prestazioni può essere erogato a livello residenziale, ovvero in hospice, anche in regime diurno (Day hospice) o al domicilio. In ogni caso sono erogate da una équipe multidisciplinare e multiprofessionale che assicura cure e assistenza 24 ore su 24, 7 giorni su 7.
L’EREDITA’ OLTRE IL TEMPO E LO SPAZIO
Questa luminosa e intensa testimoniania del dott. Adriano Tango si ricollega idealmente con la storia feconda di CICELY SAUNDERS. A questa meravigliosa donna si deve la nascita nel 1967 del luogo St. Cristofer’s Hospice a Londra. Questa esperienza si è affermata come una grande eredità che continua ad ispirare tutti coloro che si lasciano sorprendere.
La fase terminale della vita non è una sconfitta, Cicely la considerava, “come un’occasione di compimento, riconoscendo che molti erano i sentieri che conducevano al termine della vita”. L’importanza della persona viene considerata all’interno della propria rete di relazioni e nelle sue reazioni di deterioramento fisico. Da questo momentola preoccupazione per il paziente è nella sua globalità diventa essenziale. Il lavoro professionale in questo campo ha due dimensioni chiave: “Ci preoccupiamo delle persone e ci preoccupiamo in quanto persone”. “TU sei importante perchè sei TU … non dare più giorni alla vita ma più vita ai giorni … è il modo di dare assistenza che permette di raggiungere i luoghi più reconditi …
L’EVOLUZIONE COME STORIA IN DIVENIRE
Oggi dopo un lungo e faticoso travaglio, si e concluso un ampio processo con vari protagonisti, che hanno impegnato movimenti, ordini professionali di medici, infermieri, e forze sociali del volontariato. E’ la conquista tanto attesa della “Legge 22 dicembre 2017, n. 219. Norme in materia di consenso informato e di disposizioni anticipate di trattamento”. Sono affermati i diritti ” tutela il diritto alla vita, alla salute, alla dignità, e all’autodeterminazione della persona e stabilisce che nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata, tranne nei casi espressamente previsti della legge”.
Infine la gioia e la bellezza di esserci in umanità, insieme all’eccellenza dell’Associazione Cremasca Cure Palliative “Alfio Privitera Onlus”. L’ACCP viene insignita delriconoscimento di un impegno consolidato nel tempo a iniziare dal 2003. Passione, solidarietà e entusiasmo vengono riconosciuti come valori portanti della convivenza sociale e civile. Il 20 gennaio 2018 la Regione Lombardia a istituisce la Prima edizione Premio per le associazioni di volontariato, MAISOLI. conferisce all’ACCP una targa nella categoria “CON I PIU’ FRAGILI”.
L’orgoglio di continuare un cammino, arricchito da nuovi protagonisti e da molteplici contributi, nel solco tracciato da Cecily Saunders:
TU sei importante perchè sei TU e TU sei importante fino alla fine della vita. Faremo tutto il possibile non solo per aiutarti a morire in pace, ma anche a vivere fino a quando morirai”.
LA VITA E’ QUATTRO MANI CHE SI STRINGONO INSIEME.
Emilio D’Ambrosio
Grazie di cuore caro Emilio per questo tuo davvero “corposo” commento.
In mezzo a questa bufera di volgarità, superficialità urlata, alti ragli che non si sollevano da terra, ci testimoni un’umanità degna del suo nome, che viceversa rinuncia alla esibizione di se stessa, come obiettivo, scegliendo quello assai più degno e sostanzioso di occuparsi “dell’uomo” in quanto tale che nasce, vive e muore. A te ( e al fratello Adriano obvious), a loro, va il nostro (mio personale e della Redazione di CremAscolta) riconoscimento e ringraziamento.
Un abbraccio