SALUTE, INNOVAZIONE E CRESCITA.
LE SFIDE DELLA SANITÀ E IL VALORE ECONOMICO E SOCIALE DELL’INNOVAZIONE
Relatore: ROBERTO NICHETTI, ingegnere biomedico
GIOVEDÌ 15 FEBBRAIO 2018, ore 21, Sala Cremonesi
La medicina è di sicuro uno dei settori in cui la rivoluzione digitale in corso è più radicale: sensori capaci di monitorare la glicemia di una persona affetta da diabete e di avvisare il paziente nel preciso istante che detta glicemia si allontana dai valori di sicurezza; medici che, con strumenti robotizzati dotati della stessa destrezza di una mano umana (e senza alcun tremore) riescono ad effettuare interventi chirurgici a distanza (telechirurgia), a favore anche di Paesi con ospedali tecnologicamente arretrati; software che riescono a fare diagnosi in modo più accurato di un radiologo; possibilità di «creare maiali dotati di organi che potranno senza problemi venire trapiantati negli esseri umani», facendo svanire così l’idea stessa delle donazioni e quindi dell’espianto degli organi; cellulari capaci, utilizzando la luce e la telecamera, di «diagnosticare la malaria e la tubercolosi per meno di 15 dollari»; software capaci di «ingurgitare e digerire duecento milioni di pagine in poco meno di tre secondi: un supporto enorme ai medici la maggioranza dei quali «avrà sì o no una quarantina di ore all’anno per studiare»; non dovremo più vincere le patologie, ma semplicemente arrestare la degenerazione delle cellule o addirittura mettere in moto meccanismi di rigenerazione; grazie alle nanotecnologie e all’additive manufacturing riusciremo perfino a produrre amminoacidi finalizzati a realizzare tessuti biologici; in un tempo non remoto i sordomuti, tramite sensori e smartphone, potranno udire e comunicare e i non vedenti potranno in qualche misura “vedere”; avremo la possibilità di sviluppare dei farmaci personalizzati in quanto studiati sulla genetica di ogni individuo».
Una rivoluzione a 360 gradi destinata a cambiare profondamente il nostro rapporto con la medicina.
È all’interno di tale rivoluzione che il relatore bioingegnere Roberto Nichetti si muoverà.
Ecco l’abstract che ci ha inviato:
Commenti
Mi stupisce questa stanca di commenti. Il tema scotta, come la febbre della malattia.
Il relatore, giovane e bravo, non ha cercato di stupire con effetti speciali, ma esposto fatti che sono già vita vissutta della sanità da decenni.
Ma soprattutto è emerso un interrogativo: in tempi in cui le risorse economiche per un verso (impoverimento globale), e quelle umane per altro (disaffezione alla professione) si assottiglieranno, va bene la miglior accuratezza e capillarità di teleintervento, ma che guadagni ci dobbiamo attendere in termini di razionalizzazione di utilizzo-risorse (visto che è anche emerso che spendere di più non equivale a spender meglio, anzi…)?
Hai ragione, Adriano: il tema trattato è di notevole portata, e non solo per i medici.
Quello che ho colto di più che le nuove tecnologie (anche digitali) ci aiutano non soltanto a tagliare gli sprechi, a ridurre i costi, ma anche e soprattutto per garantirci una maggiore “salute”: la liberazione di risorse poi ci può consentire di effettuare investimenti di qualità.
Commentando l’intervento dell’ing. Roberto Nichetti, un corsista – che dimostra di conoscere bene l’Ospedale di Crema – sostiene che a livello di logistica dei farmaci l’organizzazione lascia molto a desiderare: in altre parole vi sono inefficienze gravi.
Non ne so nulla, ma mi viene spontanea una domanda: perché, proprio sulla scorta del corso sulle tecnologie digitali, non dare avvio a un comitato di studio sulle inefficienze dell’ospedale di Crema e verificare se possano essere eliminate grazie alle tecnologie digitali?
Sarebbe uno dei frutti migliori del corso!
Il corso serve a fornire gli input: siamo noi, poi, che – da cittadini – dovemmo passare dalla “teoria” alla “pratica”.
Lo stesso corsista mi confida che, sempre nel nostro ospedale, si spende ogni anno la bella cifra di un milione e quattrocentomila euro per la manutenzione (manutenzione che viene effettuata da una decina di operai).
Come? Una decina di lavoratori + il materiale che viene sostituito vengono a costare una cifra così abnorme?
Non intendo sollevare scandali, ma solo sollecitare una “verifica”.
Corsisti e, più in generale amici del blog, non è il caso di rimboccare le maniche?
Stiamo parlando dei soldi pubblici, dei soldi prelevati dalle nostre tasche.
Abbiamo quindi diritto di chiedere che siano spesi senza alcuno spreco.
Confesso (colpevolmente!) la mia totale ignoranza in materia “gestione sanità pubblica”, altri amici ne sanno. Proviamo ad aprire un ….capitolo, in modo da approfondire, ascoltare e ….capire?
Cercando in rete “ottimizzazione logistica del farmaco”, potete facilmente trovare decine di riferimenti, tesi di laurea, progetti, di tutto. E’ evidentemente un tema molto sentito. Settimana scorsa è girata una mail di un collega, professore di ricerca operativa a Firenze, che cerca disperatamente un giovane a cui attribuire un assegno di ricerca proprio per un progetto di logistica del farmaco. Il primo bando è andato deserto; vorrebbe ri-bandire l’assegno ma non sa più dove cercare candidati con le competenze necessarie. Ha i soldi ma non ha le persone. Ecco qual è la risorsa più preziosa e più scarsa.
In tempi di razionamento sulla salute,
l’eccellenza della sanità sembra a pannaggio di pochi
Come spiegavo quella sera con il solo 6,7 % della quota spesa sul PIL siamo scesi solo dal 7° al 12° posto nella graduatoria mondiale, mentre gli U.S. con il 18% sono alla pari con il Montenegro. Inoltre con amare lacrime le tre regioni spendaccione del sud hanno saldato il debito e raggggiunto il pareggio di bilancio: versate le lacrime hanno imparato il metodo e possono iniziare gli investimenti. Non va mica male insomma!