“Mi sento fiducioso oggi. Sì, è ancora bello oziare nella campagna cremasca, percorrerne i viottoli polverosi fra i campi di orzo e avena che hanno sostituito in gran parte il mais, poco conveniente ormai per l’eccessivo fabbisogno d’acqua. Costeggio una vecchia cascina, con stalle e avicolture, ora adibite in gran parte ad allevamenti di cavallette, oltre che ai pennuti. Più avanti dei campi a foraggio. No, niente più prati stabili e permanenti di fieno ondeggianti al vento, niente maggese: bassi erbai stagionali di trifoglio alessandrino e veccia, che fra poco saranno raccolti, prima della siccità estiva, per gli ultimi irriducibili della zootecnia bovina. Più lontano terra arida, dove è stato già fatto il raccolto invernale di varietà vernine, che grazie all’aratura profonda e all’inversione stagionale di crescita e raccolto ancora resistono, tipo orzo e avena. Alle mie spalle le colture a gocciolamento di ortaggi, sotto capannoni coperti, o quelle verticali, aggrappate a muri di vecchie fabbriche scoperchiate del tetto. Lungo una recinzione alte piante di fichi d’india da frutto mi ostacolano parzialmente la visuale, ma avvicinandomi compare fra le piatte foglie spinose, in lontananza, il centro, col campanile del Duomo. Mi accorgo del tremolio dell’aria che lo anima. È solo maggio, ma presto sarà il caso di rifugiarsi, subito dopo l’alba, negli spazi chiusi: il coprifuoco, prima dei 40° stabili, con punte di 50°. Mi sento comunque orgoglioso: il fatidico 2100 si avvicina, e noi ci siamo ancora; pochi, feriti dai lutti, ma speranzosi in ciò che personalmente non vedremo ma arriverà di sicuro: l’inversione termica, la rinascita. Sono orgoglioso per non aver mollato, per non essermi rassegnato a migrare anche io in direzione dei poli, dove del resto hanno già chiuso i permessi. Non mi importa che mi succederà: ci sono riusciti i miei figli a espatriare, e i miei nipoti, questo conta. Io rimango qui, a respirare la mia Crema, snaturata, quasi liofilizzata, salvo gli scrosci di pioggia furiosi, sempre più rari; ma ancora la mia città. Resto per concedermi qualche breve e prudente escursione, a conversare con la badante androide, unica compagnia, preziosa, perché può uscire anche nelle ore centrali, resiste al caldo.
Sì, ce la faremo“.
Come già altre volte ho preferito mostrare con un “siparietto” del tutto attendibile di quanto può attendere i nostri discendenti, e non illustrare verbalmente, attenendomi all’ipotesi climatologica più “benevola” fra i così detti “representative concentration pathways”: l’rcp 2.6.
Anche le soluzioni agricole e zootecniche mostrate fanno parte della nuova scienza globalmente etichettata come aridocoltura, che non è un mio neologismo. Ma perché parlarne ora, vi chiederete, proprio quando un po’ di freddo si è visto e piogge saltuarie ci gratificano? Perché queste scarse piogge ci lasciano ancora in deficit idrico del 30%.
E allora sono stato attratto dal panorama dei campi arati, e mi sono chiesto se i nostri agricoltori abbiano capito che è il caso di sperimentare queste nuove tecniche, anche su piccoli appezzamenti campione, e abbiano in conseguenza provveduto alle opportune semine per produzioni invernali, se i professori di agraria le stiano insegnando, perché’ l’annata della perdita quasi totale di raccolto può arrivare all’improvviso. e prevenire è l’unico modo per non perdere l’ottimismo; non per fare il menagramo!
A voi la parola custodi delle nostre produzioni agrarie, perché il tema andrebbe discusso e sviluppato anzi.
Che ne dici Giacomo? E Agostino? E tu Zen?
Commenti
…..”cavallette”? Qui il mio amico del cuore sta ….dando fuori di matto (mi son detto, rileggendo incredulo) !
Ma ho proseguito fiducioso ….vediamo fino a che punto arriva ( e il geniale sketch/tormentone di Totò non poteva nn affacciarsi alla mia mente “battutara”!), in questo venendomi in soccorso il “blù” dei caratteri, che lasciavano intravvedere la mutazione al “nero” che mi aspettava più sotto.
Ma certo Il prof. Tango non rinuncia certo alla sua passionaccia di colaudato scrittore ed i suoi interventi sono sempre arricchiti dalla sua abile piacevolezza affabulatoria! Il suo era una spcie di flash-back ….all’incontrario!
Epperò la “sostanza” è quello che conta per davvero e, nella fattispecie, che sostanza!!!!.
La nostra agicoltura non può certo permettersi di …stare seduta nella sua tradizione, con le “condizioni al contorno” che galoppano impazzite come le luci stroboscopiche di una discoteca!
Chissà, forse può anche essere che non siano così …. “mala”, ma certo è che …. “currunt” sti “tempora”, ascpita se currunt, amico mio!!!
La legge sull’uso alimentare degli insetti è attesa per gennaio. Tuttavia data la repulsione ci si attende per ora un uso contenuto per gallette o simili in commistione con farine cereali e per alimentazione “filtro” per itticoltura e zootecnia. Comunque ci tocca, e meglio le cavallette, dal sapore simile a gamberetti, dei lombrichi! In Madagascar ne ho vistemangiare anche vive.
sull’ariocoltura ne parlavo oggi con i miei giardineri-vivaisti: l’attesa, la necessità, è implacabilmente prossima. E i più evoluti sono incazzati neri con i monocoltori del mais, che sprecano l’acqua.
Mi ha colpito, Adriano nel tuo scenario prossimo venturo, tra l’altro, l’immagine della badante androide.
In effetti il futuro è già arrivato: il Giappone, proprio perché fa di tutto per ostacolare l’immigrazione, sta investendo miliardi di dollari (equivalenti) in robot androidi giusto nel ruolo di badanti e di infermiere.
Un futuro (già presente) che mi inquieta!
Ma nessuna paura! ci capiremo perfettamente. Certo, più saranno oro meno dovremo essere noi, ma che problema c’è? pochi e buoni, e strettamente interrconnessi con loro! altro che amici, dei simbionti telepatici! Fedeli. E mi ricollego a Mattia… no problem!
Ho parlato dell’argomento con due vivaisti. Certo parliamo di produzione e messa a dimora di piante da giardino, ma per uso personale fanno anche agricoltura. Già il raccolto dei fagioli, ad esempio, l’hanno spostato a questi giorni. Ora sul buon utilizzo del’uso dell’acqua sono criticissimi verso gli agricoltori, specie da monocolture. Definiscono le loro irigazioni un vero scempio. Ciò che non può essere irrigato selettivamente va limitato a colture ad uso limitato, ed umano soltanto. Un’era è definitivamente finita!
Ma vedo che fra i nosti followers pochi sono extraurbani e se la sentono di intervenire. O non mi prendono seriamente o cascano increuli dalle nuvole e non san che dire. Difficile pensare che la mmaggioranza sia di negazionisti!
Fichi d’India? Adriano dov’eri?
Contestualiziamo il discorso altrimenti non so di che parte del Globo parlare.
Io so solo qualche piccola cosa della campagna soncinese. Mi fermo lì.
Ma sulla “nostra acqua” qualche conoscenza ho maturato.
Purtroppo osservo con grande preoccupazione che c’è una gran voglia di metterci le mani sopra da parte di enti che fanno finta di essere pubblici, ma che, secondo la filosofia neoliberista in atto, cercano di gettare le basi per fare gli interessi di pochi privati.
Esattamente come è già successo per l’acqua urbana.
Ma qui andrei fuori argomento.
Controllato il sistema idrico agricolo hai in pugno l’agricoltura da vendere in blocco alla Francia, con tanto di ex agricoltori_schiavi.
Forza ci siamo vicini.
Ciao.
Sulla gravità approfitto per inseritre la risposta di Zen, geologo e matematico statistico di valore ben riconosciuto anche in paesi esteri, visto che non riesce ad inseirsi nel dialogo:
“”Ciao Adriano,
siccome non riesco a risponderti via cremascolta ti rispondo via posta elettronica… mettiti il cuore in pace il punto di non ritorno lo abbiamo già superato.
Forse l’unico rimedio possibile è dimezzare la popolazione umana entro i prossimi 60 anni con qualsiasi mezzo!!!!!, se vogliamo preservare la piccolissima probabilità della vita sul 🌍 (intendo due eventi su 500miliardi circa di possibilità nella nostra Galassia) ma temo che ormai abbiamo condannato ad una fine atroce i nostri nipoti”.
Io credo invece che avremo spazio di manovra, e i fichi d’india, sì, rientrano nellwe strategie dell’aridocoltura.
L’unica mia tetra soddisfazione è che non ho nipoti!.
Disperatamente,
zen
Caro Adriano una moglie robot farebbe felici molti mariti, stufi di sentire che le dòne le ghà al mal da crapa, al mal da pansa e al mal da cùll…sto scherzando! Ma un pensierino qualcuno se lo farà certamente. Anche se Bill Gates vorrebbe introdurre una nuova tassa su i robot che rubano i posti di lavoro. Amazon ha già annunciato che prossimamente i pacchi saranno recapitati da i droni in Germania, mentre in Italia hanno già fatto prove in alcune città a campione e la cosa credo non avrò seguito…perchè sparivano i droni. Però ho sentito e poi letto che a Cremona i pacchi postali saranno prossimamente consegnati da robot elettrici. Ci aspetta un futuro tra Blade Runner e Star Wars, probabilmente noi non lo vedremo compiuto al top, ma è già qualcosa. Riguardo alla siccità…in un prossimo futuro data la mancanza di pioggia, gli agricoltori della provincia di Cremona si attrezzeranno con gli idro-cartelloni. Questo progetto si chiama Utec Water Bilboard, attualmente è stato realizzato per conto del governo Peruviano e utilizza cartelloni pubblicitari già esistenti, poi vengono modificati e assorbono l’umidità presente nell’aria e la trasformano in acqua potabile. Ogni cartellone può produrre circa 100 litri di acqua al giorno, una produzione significativa . Poi ci sono altri sistemi come il Warka Water una straordinaria invenzione Italiana che utilizza lo stesso principio simile all’idro-cartellone e viene utilizzato il alcuni stati africani.
Tocchi due temi, uno scherzoso, ma non tanto, uno tecnico:
1 La partner sessuale androide: c’è stata anche una rilevazione di opinioni a campione sull’opportunità di introdurre nel sistema famiglia questa figura “sussidiaria”. Cito a braccio, ma non tutti favorevoli, ma più le mogli!
2 Sistemi di cattura dell’acqua. Avendo un figlio geologo ho letto un suo testo dedicato: raccapricciante. Già avvenuto il primo assalto al treno stile banditi 800, cioè con accostamento a cavallo, per… furto dell’acqua per gli sciacquoni dei cessi, creo in Brasile! Il Nebrasca, credo, e un altro stato si son fatti già causa per furto di nuvole, cioè per aver fatto piovere artificialmente insemensando le nubi dalla loro parte del confine. Potrei rileggere il testo, ma conta la paradossalità dei fatti, non la circostanzialità.Comunque, se è vero che gli Egizi facevano il ghiaccio, tutti questi rimedi alla siccità di antica cultura sono validi, da raffinare, ma comunque utili per un’irrigazione responsabile a gocciolamento, non certo per quella a pioggia o per allagamento, che usano gli attuali agricoltori! E ripeto, i primi due amici vivaisti ascoltati ne sono quasi nauseati, loro che sanno dosare ‘acqua.
Pensavo che volessimo parlare di acqua rispetto all’agricoltura lombarda.
Se i cittadini sono però convinti che il cibo lo si debba importare in quantità sempre maggiori con gli aeroplani, allora possiamo sorvolare (appunto) sull’argomento “acqua in agricoltura” sperando di non dover, tra poco, pagare 15 € per un chilo di farina.
Buon appetito.
Io oggi mangio un pezzo di cotechino barattato con una formaggella di capra e un sacchetto di farina del mulino di San Gabriele di Gallignano a cui ho regalato un po’ di mais “quarantino”.
E degli spinaci del mio compagno d’orchestra (cornetta) ex agricoltore-impiegato di banca che “fa l’orto”.
Lo dico sempre anche in casa mia, ma nessuno mi crede: in un futuro tutt’altro che lontano si “salvera’” dal disastro globale soltanto chi possiede un fazzoletto di terra da coltivare. Altro che bitcoin e intelligenza artificiale, con i quali non si mangia, meglio le patate.
Giacomo tu sei una stella splendente! Ma anche le stelle hanno bisogno di un po’ di umidità.
Se si mette male sei pronto a cambiare sementi e tempi del raccolto? Si può resistere ancora, sperando nell’inversione del ciclo, ma bisogna essere preparati tecnicamente! Ho già riferito di agricoltori lungimirantio che son partiti dai fagioli invernali.
Putroppo il “come diceva mio nonno” non vale più, e anche quel cotechino, quella formaggela, vengono dall’erba. Con grande stima per chi la tera la dissoda e la fa divenire nutrimento, ma proprio tu, tecnicamente peparato ad affrontare il nuovo, sei il capofila ideale del necessaio cambiamento, perché non diventi un asservimento ai signori delle OGM estere.
Rita azzeccato il tema patate: mi viene in mente quel film di cui non ricordo il nome sull’astronauta abbandonato su Marte, che si salva con un kit per fertilizzare il suolo e piantarci patate. Ma ci vuol pure un minimo d’acqua! Lui la riciclava da tutto quanto di liquido disponesse, noi abbiamo una legge oscena che ci dice che i pluviali devono convogliarsi nelle fogne, salvo indisponibilità nei paraggi, e solo allora si può praticare lo spargimento al suolo, manco la raccolta!
La raccolta delle acque meteoriche in cisterna può essere un’ottima idea, ma come la si utilizza poi? La lasciamo evaporare al sole, ci irrighiamo il prato (che non dovremmo avere, vedi aridocoltura applicata ai giardini) o forse l’orto? Possiamo riutilizzarla in casa?
A proposito della raccolta acque c’è un aneddoto: perché in Inghilterra hanno i rubinetti separati per acqua calda e fredda?
Perché storicamente gli edifici inglesi (post II Guerra Mondiale) erano muniti di cisterna per l’acqua, un quantitativo di acqua fredda mantenuta nel sottotetto, pronta per essere scaldata, ma non potabile, perché non proveniente direttamente dall’acquedotto (non era acqua piovana ma il paragone può reggere). Per questo il rubinetto “hot” doveva essere separato dal “cold”, fresco di acquedotto, per non contaminare l’acqua potabile… Vuoi vedere che dopo averli derisi per anni, non finiremo per copiarli?
E mi scuso per questa firma “Ariano”, meno di me non se ne potrebbe trovare, lo testimonia già la mia carnagione, che non risale certo a una o due generazioni. Poi, per chi mi ascolta, sa che sono un sostenitore dell’imbastardimento, termne deteriore di ibrido ma che rende di più il valore aggiunto. Chi mi cancella quella firma sbagliata, voi tecnici?
Fatto ; )
Ma anche per nuovi lavaggi a macchina! il grado i sterilità è più che adeguato e il minor grado calcareo, se in commistione con le piovane, preserverebbe le macchine stesse. Bisogna vedere l’industria cosa ha pensato per impedire la schiusa di uova di insetti idrofili. Una volta si mettevano le anguille dentro i pozzi. Mi ero fermato ai dissalatori nello studiare il problema. In un centro di accoglienza modello fondato in Madagascar da un frate mantovano ho visto la soluzione cisterna sul tetto con pompaggio a energia epolica e sterilizzazione in cauduta con sistema a radiazioni UV, la cui energia ovviamente veniva dai pannelli. Così dava acqua a una comunità di 300 persone in pieno deserto (insieme a quella del pozzo a dieci metri circa, tirata su a braccia). Anche questa sarebbe un’idea per un concorso nelle scuole del tipo “La mia casa che non ha mai sete”
Comunque fino ai dieci anni nelle allora lunghe facanze estive ho bevuto acqua di cisterna, piovana o di conduttura e conservata, e non mi risultano episodi infettivologici. Non deve essere a contatto con la falda che potrebbe inquinarsi, ma siccome anche in Veneto e partelombardia sono già inquinate da tossici, una volta erano agenti infettanti, la sicurezza sarebbe ancor maggiore. Se ci fosse bisogno di uno studio ai tecnici del ramo dell’Ufficio Igiene accedo fcilmente