La raccolta dei tappi di sughero, promossa da CremAscolta, procede a gonfie vele. L’appello all’incetta dei turaccioli era stato postato solo da alcuni giorni quando, camminando per commissioni in Crema, mi ferma una signora chiedendomi: “scusi è lei quello che raccoglie i tappi?” Da allora si è mosso un susseguirsi di offerte di sugheri, dalle piccole buste contenenti pochi pezzi raccolti in famiglia ai sacchetti della spesa che già erano conservati in bar e ristoranti, dai blasonati tappi a fungo di bottiglie di spumante ai più modesti cilindri in trinciato, ma tutto va bene, purché non ci sia del sintetico!
“Scusi, ma, se non li avessi presi io, che fine avrebbero fatto?” ho chiesto ai gestori.
“C’è chi ce li chiede: li usano per accendere il fuoco, oppure le scuole, per la didattica, costruzione di giocattoli, qualche artista li include in opere composite… Nobili il secondo e terzo impiego, meno il primo, fra l’altro inquinante l’atmosfera, per un materiale così pregiato. Del resto quando ho posto il quesito sul come valorizzare questo piccolo patrimonio al personale della piattaforma ecologica la risposta è stata: “Non sappiamo, non esiste una raccolta differenziata, li butti nei materiali misti, andranno bruciati come il resto”.
Al contrario l’obiettivo finale è proprio quello di avere la più alta percentuale possibile di sugheri raccolta da un sistema pubblico, per contagio di idee, assimilazione del metodo e della filiera, come avvenne per le lattine di alluminio, inizialmente raccolte in alcune sedi del WWF.
Per ora, a distanza di poco più di un mese, hanno aderito tre bar e una trattoria di Crema, e tanti privati, ed è così che ora cinque sacchi da giardinaggio ben pieni sono pronti a partire per i centri raccolta di Milano, dove il sistema è già avviato (sempre basandosi sul volontariato, intendiamoci). La “macinazione” (riduzione a granulato) avverrà nel capoluogo stesso. Il prodotto, pronto per essere compresso in pannelli isolanti, sarà poi ceduto alle ditte specializzate in edilizia ecologica.
Ma il ritorno in ecorisparmi? È lo stesso discorso della carta: aumentando la disponibilità di riciclato cala la quota degli alberi scortecciati e periodicamente tagliati. L’albero infatti è in grado i riprodurre lo strato corticale, anche se di minor pregio dopo il primo scortecciamento, ma non senza soffrirne! La carenza del materiale tende ad incrementare la frequenza dell’operazione, e così l’atto finale di abbattimento, per depauperazione, avviene prima. Dai link che vi ripropongo potrete constatare quanto l’Associazione milanese afferente riesce a fare con i ricavati e il lavoro dei propri volontari nel ripristinare i querceti da sughero in zone che ne erano state spogliate:
http://www.abracciaaperte.it/aba/index.php?option=com_content&view=article&id=48&Itemid=41
Centri di raccolta
Ma anche Crema ha il suo primo centro raccolta e stoccaggio!
Azienda agricola Canepella fattoria d’acquisto.
Via Vittorio Veneto 10 – Ripalta Cremasca.
Per capirci direzione Piacenza appena oltre la tangenziale, il punto vendita dove sulla destra sono in bella vista le botti. Potete accedere liberamente e, subito a destra del cancello, depositare nel raccoglitore (quello dell’immagine i copertina), purché sia materiale in sacchetti chiusi, a prova di pioggia. Ma se poi trovandovi lì aveste voglia di prodotti biologici e vini altrettanto garantiti, il titolare, il signor Lari, un toscanaccio DOC, avrà tanto tempo e spiegazioni per voi (provate voi a toglier la parola di bocca a un Toscano, da Dante in poi…). e non è pubblicità, solo un’informazione utile aggiuntiva.
Comunque, per chi non vuol fare anche questi pochi chilometri di strada, si può mettere d’accordo con me, o altri membri di Redazione: per ora facciamo anche i fattorini, ma stiamo già cercando un secondo punto raccolta in altra sede di Crema.
Per ora il mezzo di trasporto per le sedi di Milano è… la mia macchina. Ma niente paura, non inquino bruciando combustibile per i tappi, ma approfitto delle tratte che già dovrei percorrere, specie per Lambrate, e poi è un’ibrida.
E se un domani vedendo un edificio della città rivestito in sughero, materiale con il quale già è stato coibentato il nostro Ospedale, potremo dire: “quelli erano i nostri tappi” l’obiettivo etico sarà raggiunto. Per il momento ci interessa ampliare la rete afferente ad altri esercizi e famiglie, sensibilizzare, fino a poter coinvolgere il Servizio pubblico di raccolta differenziata, e passar le consegne a chi può contare su più vaste risorse.
Commenti
…..ebbravo il prof. Tango Adriano, già Primario, emerito “giesta os” all’Ospedale di Crema!
La prima volta che si è presentato in Redazione con un tappo, mi sono detto: “ussignur, ga sem, al kumencia a ciukà! ”
E invece la cosa era serissima, la finalità lodevole oltre che di grande utilità per il risparmio energetico e per il rispetto/salvataggio di tanti preziosi alberi!
Quindi “just do it”, anzichè buttarli nel “secco indifferenziato” li metti in un sacchetto e poi, prendi la scusa dei tappi per andare a fare quattro chiacchere con un ….pozzo di scienza che non solo non ….”se la tira” per niente, ma, di più, è sempre pronto a sorriderti e intrattenerti amabilmente!
P.S.: l’è ‘npò terù, ma …..nessuno è perfetto!
firmato: uno che ci ha il nonno paterno siciliano!!!
In effetti sono rimasto anche io stupito: come se tutti aspettassero la baccheta del direttore d’orchestra per accordare gli strumenti! Questo ci valga di lezione per le altre nostre iniziative: non si può non esiste!
Sappi, Adriano, che la “tua” iniziativa (a Cesare quello che è di Cesare) è a mio avviso una delle più riuscite di oltre quattro anni di CremAscolta. E… siamo ancora ai primi passi. Dobbiamo insistere, sensibilizzare tutti i ristoranti.
La causa “nobile” l’hai illustrata bene tu.
A tutti gli amici del blog il compito di far circolare la voce non solo a privati cittadini, ma anche a locali del settore.
I sei o sette tappi di Rita sono stati preziosi tanto quanto i mille (a occhio) di un bar che citerò dopo autorizzazione.
Ho anche affermato che chi non vuole andare al centro raccolta mi può appendere il sacchetto al cancello. (non suonate, altrimenti diventa l’ufficio postale!)