La retorica dell’antifascismo in assenza del fascismo, oltre a cadere nel ridicolo, rischia di provocare ritorsioni imprevedibili. Lo stesso proposito di abradere la scritta “Mussolini Dux” dall’obelisco del Foro Italico che, in fondo, non parte da un presupposto diverso da quello che ha animato la mano distruttiva dei jhihadisti che hanno distrutto Palmira e fatto saltare i buddha di Bamiyan. Ha senso abbattere simboli ampiamente storicizzati e proibire gadget folcloristici? Perché rompere le vetrine o appiccare il fuoco ad associazioni e librerie “di destra”?
È quanto mai sospetto che questo fanatismo viaggi di pari passo con la russofobia e sia supportato dal mainstream, il cui scopo è quello di assimilare la Russia, ovvero il suo leader, Vladimir Putin, a un’inesistente regime autoritario a cui farebbe da contrappeso la “democraticissima” America, il faro nella notte che illumina ogni libertà. Caso vuole che proprio gli statunitensi abbiano “creato” gli Antifa (termine portato alla ribalta da Mark Bray, autore del libro “Antifa: the Antifascist handbook”), il cui nemico giurato è il “fascismo”, qualifica che (vista la scarsità di “veri” fascisti) va intesa in senso lato e comprende un po’ di tutto, dal “patriarcato” al “nazionalismo”, dalla “transfobia” all’“anti-semitismo”, passando ovviamente per l’immigrazione che si vorrebbe libera e incontrollata. Questa posizione estremista mira a condurre ciò che resta della vecchia “sinistra” verso una nuova caccia alle streghe, stavolta non per braccare donne abili nell’uso delle erbe bensì fascisti immaginari che si anniderebbero in ogni luogo.
Abbigliati come topi d’appartamento gli Antifa – che In Europa si chiamano Black Bloc – stanno di fatto distraendo l’opinione pubblica (è un caso?) da quella che potrebbe essere una sacrosanta lotta contro l’establishment neoliberale. Purtroppo l’uso disinvolto del termine “fascista” impedisce alle masse di identificare i veri nemici dell’umanità, i nuovi Signori del Mondo, ovvero i “padroni della rete”, le corporations finanziarie e tecnologiche che, in stretta alleanza tra di loro, stanno dominano indisturbati il pianeta.
I nomi di questi nuovi dèi dell’Olimpo sono racchiusi nella sigla OTT (Over the Top), che comprende Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft, IBM, GAFA. Collaborano con essi alcuni semi-dèi, che si chiamano NATU, Netflix, Airbnb, Tesla, Uber (ecco perché in futuro non ci saranno più auto private ma viaggeremo tutti in taxi). Un altro membro della famiglia olimpica è Big Data, che designa i colossi di Silicon Valley gestori di reti e connessioni, dai quali ci si aspettano illuminanti schedature sociali, politiche, culturali, pubblicitarie, mediche e di ogni altro genere.
Così, mentre i padroni del denaro, monopolisti della tecnologia e delle tecnoscienze, stringono alleanze con la cupola della finanza internazionale e il governo italiano, il nostro, legifera sul divieto delle immagini di dittatori del trapassato remoto e legalizza la sostituzione del popolo italiano con gli immigrati clandestini, il Paese va allo sfascio. C’è qualcosa che possiamo fare? Certo: reagire. Facciamo appello ad una nuova missione civile, l’antisfascismo. Cominciando a lavorare sul “piccolo”, nei paesi e non nelle città, dove ci sono persone più radicate, che hanno tendenze più comunitarie, meno adattabili. Diamoci un taglio con i radical chic e i barbagianni tormentati dalla senilità avanzata che vogliono fare i progressisti, lasciando ai giovani la possibilità di crescere e maturare “loro” idee invece di riciclare (e male) quelle dei nonni.
Allo sfascio si sfugge innanzitutto riconoscendolo. Ovvero continuando a indignarsi, restando in piedi e persistendo a comportarsi secondo le regole della legge naturale e della coscienza morale che, in fin dei conti, non sono altro che la buona e sana educazione ricevuta. A nessuno è richiesto eroismo per diventare antisfascista. Tenersi in piedi tra le rovine è già un modo per recuperare il senso universale di quattro vecchie virtù sempreverdi: Prudenza, ovvero senso del limite; Giustizia, trattare gli altri come si vorrebbe essere trattati; Forza, cioè capacità di svolgere i propri compiti accettando le conseguenze dei nostri comportamenti; Temperanza, oggi forse la più difficile delle attitudini, che è il sapersi fermare, il posticipare o trattenere le pulsioni dell’istinto e dell’interesse, il dare un senso al principio di piacere scatenato dai Nuovi Signori dell’Olimpo, rappresentati dell’oscura religione secolare della modernità.
Commenti
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Articolo di Rita
“Cadere nel ridicolo”. Ma come si fa a sottovalutare tutto quello che in termini di antisemitismo, razzismo, nazionalismo, individualismo sta scuotendo l’Europa e il mondo? Che poi ci siano anche altri pericoli è indiscusso.
So, Ivano, che tu sei ossessionato da questi temi. Mentre io capisco sempre di meno l’isteria con la quale i politicamente corretti (parlo ovviamente dei politici che fomentano questi sentimenti, non di singole persone) sperano di mantenersi in sella, distillando odio puro e lamentando l’immaginaria riacutizzazione delle discriminazioni antisemite e xenofobe, di genere e di fede. Sono balle che quattro cretini allo stadio non potranno mai rendere vere. La gente l’ha capito, e difatti non ci crede. Balle che procureranno danni irreversibili alla società, italiana in particolare, perché non è che nel resto dell’Europa questo tema sia granché sentito. Oppure, seconda chance, riusciranno a risvegliare dal fondo dell’abisso forze devastanti che finalmente spazzeranno via, e una volta per tutte, simili demoni dostoevskiani, con il loro armamentario ideologico.
Ma perché, Ivano, non ti sento mai puntare il dito (e tu sei uno che lo punta, il dito) sugli sfascisti?
Nazionalismo e sovranismo, oltre a non centrare nulla con questo post, non appartengono ai “fascismi” ma fanno parte della famiglia dei populismi che, nati in Russia nella seconda metà dell’800 con il movimento dei narodniki, stanno crescendo a dismisura in questo primo scorcio di millennio. E per dei validi motivi. A dire la verità, stavo valutando proprio in questi giorni di cominciare a fare (a puntate) una “Breve storia del populismo” per il blog. Per capire insieme com’è nato, come si è sviluppato e come procede questo fenomeno che, ormai lo possiamo dire, è il “fenomeno dei nostri giorni”. Mentre il fascismo fu il fenomeno dei giorni dei nostri nonni. Forse è il caso di … stare sul pezzo.
Mi dispiace cara Rita, i nazionalismi e i populismi sono sempre stati terreno fertile per i fascismi. Non si possono separare, in prospettiva naturalmente. E ci metterei anche i separatismi che come niente portano alle guerre civili. Sono i tanti ismi , piaghe del contemporaneo. E se vorrai dar corpo al post a puntate che hai “minacciato”, magari alla fine lo capirai anche tu. E in tutti i casi le prime avvisaglie ci sono già, basta guardare le ultime politiche in Europa, vedi Cechia, Ungheria, Austria, Polonia, dove, destra e ultradestra a braccetto, hanno avuto i risultati che conosciamo. E non sottovaluterei neppure i fenomeni italiani, che non sono niente di folcloristico, tra manifestazioni al Monumentale a Milano, deliri da Stadio o aggressioni all’indiano, ma secondo me dichiarazioni d’intenti che come niente fanno proseliti presso ragazzi sempre meno scolarizzati, un pò ignorantotti e poveri in canna, senza nessuna prospettiva futura se non quella nefasta di crearsi in quel modo un’identità. E di questi tempi non ci vuole niente ad illuderli. Con la sinistra che abbiamo. Quella è SFASCISTA, non io.
Se i nazionalismi “sono stati” terreno fertile per i fascismi, oggi di sicuro non lo sono più. Non è una questione lessicale, secondo cui tutto ciò che finisce in -ismo deve far rima con fascismo, perché allora il democraticismo, confluito poi nel globalismo, sarebbe il primo della lista. Invece non è fascismo bensì qualcosa di molto peggio.
Il “magari alla fine lo capirai anche tu” è stato bellissimo. Quindi, se solo troverò il tempo, scriverò la storia del populismo che “ho minacciato”. Mi hai convinta. Magari, chissà, servirà a capirci tutti qualcosa di più. Senza slogan da stadio però, solo riflessioni genuine.
La frase non è mia e non ricordo più dove l’ho letta: “il problema non è il neofascismo in sé, ma il neofascismo in me.” Mi è rimasta impressa perché calza a meraviglia su tutti quelli che conosco (pochi, per fortuna) che vedono il mondo dipinto a colori neofascistoidi e xenofobi. Sono in assoluto i soggetti più autoritari, intransigenti, ego-cosmici (ego-centrici è troppo poco) e inquadrati nel Sistema che io abbia mai incontrato. Mia nonna li avrebbe chiamati “quelli che danno del loro agli altri”. Questa, almeno, è la mia esperienza personale.
Certo che non lo capirai, anche trovando il tempo “minacciato. Se poi oltre alle tue fonti,, sempre obiettive, mai di parte, ci metti anche la tua “esperienza”, e quella di tua nonna, siamo a posto.
E comunque abradere Mussolini e distruggere Palmira o i buddha è un confronto che non puoi assolutamente fare. Non so come la penserebbe tua nonna.
C’entra eccome: questi si limitano ad abradere Mussolini perché non possono distruggere, mentre a Bamiyan e Palmira i fanatici avevano mano libera.
Il fascismo non c’entra niente con il populismo, ovvero con le spontanee reazioni della gente alle umiliazioni subite a causa delle iniziative di una classe dirigente immonda e asservita ai peggiori cliché dell’odierna decadenza. Di fronte a questo scempio, dovremmo pure stare zitti? Non possiamo pronunciare la nazionalità di chi commette atti di violenza, non possiamo indicare la sua chiesa, pur se in nome di essa è stata compiuta una strage, non possiamo specificare il sesso per non urtare l’apparato genitale di nessuno. Mentre possiamo benissimo violentare il nostro cervello, l’unico organo che non trova più difensori.
E dello sfascismo, non dici nulla? Tutto regolare? L’importante è che a Predappio facciano chiudere il bar che vende (da allora!!!, ma se ne sono accorti adesso) il vino del duce? Non è che la caccia alle streghe volta a far credere a qualcuno, sia pure uno zero virgola, che i nostri stadi sono gremiti di SS (quattro sfigati minorenni e semianalfabeti) e internet di siti nazi sia stata organizzata per parlare di qualsiasi cosa che distolga l’attenzione dai problemi reali? Non so, a pensar male si fa peccato, però ….
Mettiamola così: dicesi “fascismo” qualsiasi regime autoritario di impensate forme o colori. Perché è ovvio che una macchietta come Mussolini sarebbe improponibile, come lo sarebbe Stalin, ma purtroppo altre macchiette non lo sono. Figure che trovano credibilità ne potrebbero nascere, magari non Roberto Fiore di Forza Nuova, o forse sì – è notizia di oggi un dossier dei Ros che ben elenca il giro di affari milionari, tra studi dentistici, compro oro e intrallazzi col Vaticano dell’organizzazione, ma la mia paura, nonostante una ripresa economica che nessuno vede, credo che possa trovare giustificazione in questo sbando culturale, identitario in cui siamo piombati, tra paure reali e immaginari palpabili nei discorsi della gente. Lasciamo pur stare il vino con l’etichetta del duce o il bagnino che affitta “ombrosi” ombrelloni, ma non diciamo che il Fascismo da noi è storicizzato. Storicizzare vuol dire farci i conti ed evidentemente da noi e in Europa si stanno ancora facendo. E i Black Bloc sono meno pericolosi di tutte le stragi di Stato ancora senza colpevoli o quasi, con processi che durano decenni o mai arrivano a celebrazione. Per dire che un sentimento antifascista, mai spento, se ancora raduna gente in grandi o piccole manifestazioni, non è ammantato di rosso, maschere e molotov, ma è espresso da giovani e adulti, da pochissimi vecchi con ancora un poco di memoria, quelli che magari la Storia l’hanno scritta, famigliole con bambini che niente hanno a che fare con gli incendi dei cassonetti o le vetrine infrante. Che poi la Storia non si ripeta mai tale e quale lo sappiamo tutti, ma è capace di mille travestimenti che tu riconosci nel grande potere della Finanza (ebrea) e delle multinazionali, e anch’io, ebrei a parte, ma che io riconosco anche nella limitatezza di pensiero di frange estreme incapaci di analizzare come stanno veramente le cose, trovando appunto facile gioco in tutti quegli ismi che individuati i nemici più facili da colpire ne fanno i responsabili di tutti i mali del mondo. Del resto il Bengalese a cui dar fuoco è facilmente reperibile, colpire il potere ormai globale in tutte le sue forme è ormai impossibile. E allora curve da stadio e alzata di braccio per i nostalgici, tra svastiche che richiamano più la notte di Halloween che un’idea. Come, l’ho già scritto innumerevoli volte, non si deve sottovalutare il clima che sta permeando tutte le politiche europee, soprattutto ad est, clima che come niente influenza ovunque e molti, o almeno quei tanti che non hanno ancora capito, e tu Rita sei tra quelli, che una visione miope da bilancio familiare, arrivati questo mese alla fine illude che anche per i prossimi sarà lo stesso. E se non sarà lo stesso sarà colpa del vicino di casa di colore o del ragazzotto di colore che fa la questua. Quindi Rita, lo SFASCISMO è generale, ne siamo responsabili, o complici tutti, perlomeno nella superficialità con cui abbiamo assistito al cambiamento del mondo di cui ci siam resi conto solo tardi, perché non abbiamo capito. Non sono i quattro gatti, neri o rossi, che scendono in piazza a doversi far carico di tutti i mali del mondo. Anche se quelli neri, ripeto, si stanno organizzando e potrebbero riservarci ancora delle sorprese. E le virtù quasi teologali che tu invochi, manca la fede, e ci mancherebbe solo quella, proprio non ti corrispondono, tra complotti che vedi da tutte le parti, giudizi sprezzanti, se non estremi, perché tu hai sempre la soluzione in tasca e le tue, le uniche analisi lucide. Ma secondo me no, tu sei così miope che le quattro virtù non dovresti proprio nominarle. Nessuna di loro ti descrive. Insomma, secondo me, alle tue analisi manca proprio quell’elenco di buone pratiche che tu elenchi. Fine prima puntata. Ora ho da fare.
Gira e gira, finisci sempre lì: Forza Nuova, fascismo “non storicizzato”, i Paesi est-europei (che conoscendo il totalitarismo hanno capito al volo da che parte stava Bruxelles e hanno detto “niet”), il buon diavolo nero che facendo la questua non crea disagi a nessuno, anzi, e via dicendo. Ma possiamo andare oltre la minestra ribollita, e passare al dessert? Oggi l’abbindolamento mondiale è “il “ problema, altro che fascismi di vecchia data. Lo dici anche tu: vogliono darci ad intendere che c’è una ripresa economica che però nessuno vede. Per forza: non esiste! Il milione di posti di lavoro sono quelli da nove euro la settimana pagati 3-4 euro all’ora. Contratto a tempo indeterminato, però ti lascio a casa quando voglio.
Già negli anni ’30 del secolo scorso quel geniaccio di Aldous Huxley aveva previsto in Il mondo nuovo che il Sistema avrebbe cavalcato la tigre della trasgressione, della licenziosità e dell’obbligo a godere di piaceri illimitati allo scopo di affascinare le menti (guadagnandoci molto di più) e procedere quindi alla manipolazione “dolce” della popolazione mondiale. Il primo scopo dei governanti, diceva quel visionario di Huxley, dovrà essere in futuro quello di impedire ad ogni costo che i soggetti diano fastidio. Per fare ciò essi dovranno “sentirsi liberi di trasgredire” (l’uomo è pur sempre un animale) mentre da parte sua il mainstream, secondo il noto principio della Rana Bollita di Chomsky, dovrà abituare l’opinione pubblica ad accettare come “normali” costumi culturali e antropologici “nuovi”. Che, in realtà, sono vecchi come il cucco ma adesso fanno comodo a “loro”. A ridosso delle guerre mondiali serviva la famiglia coesa per sostenere i ragazzi al fronte, per cui vigeva il credo dell’indissolubilità dei vincoli parentali; adesso la famiglia serve disgregata perché il singolo consuma più del gruppo, per cui va benissimo se un uomo procrea con una pianta o una donna convola a nozze con sé stessa. Così in bambola gli abitanti del “Mondo Nuovo” verranno svuotati dal desiderio di ribellione, in quanto prigionieri di una gabbia dorata le cui sbarre sono fatte proprio di piacere! Direi che il pensatore inglese ch’aveva azzeccato alla grande.
Come vedi, Ivano … negli Anni ’30 il complottismo non era ancora nato ma chi aveva occhi per vedere, già vedeva. Mi chiedo come si possano interpretare le inqualificabili manovre strategiche del Sistema come “conquiste democratiche delle masse”. Se così fosse, le stesse masse dovrebbero esserne soddisfatte. Come mai, stanno rivoltandosi invece in tutto il mondo? Ti sembra che le ultime generazioni, quelle che hanno fatto indigestione di “democrazia”, stiano meglio delle precedenti? Anche loro, come te, pensano che colpire il potere globale sia impossibile. Personalmente, non l’ho mai pensato e proseguo come milioni di altri sulla strada opposta. Persino gli Antifa, o Black Bloc, sono dei poveracci che hanno bisogno di sfogare le proprie nevrosi su qualcosa/qualcuno e non si rendono conto di svolgere il ruolo di utili idioti. Magari, lo capiranno a cinquant’anni. Ma a quel punto la loro vita se ne sarà quasi andata. Infatti io non ce l’ho con loro, anzi, mi fanno un po’ (senza esagerare) pena, ma con chi muove le fila.
Su una sola cosa ti do ragione: sto diventando miope. Difatti ho appena dovuto cambiare le lenti degli occhiali. In questo caso, non posso farci niente. Per il resto, non ho alcuna intenzione di stare a guardare.
Rita, domani sull’Espresso, la rete di fondi destinati all’estrema destra italiana di Fiore, già detto, e Gianluca Iannone di Casa Pound. Un groviglio di affari che ruota intorno all’Europa tutta, Russia compresa. Cosa se ne faranno di tanti soldi? Li useranno per viaggi alle Maldive? E se magari avanza qualcosa anche per la campagna elettorale con sbarramento al 3%, così, per far contenti tutti, e sembrare democratici. Comunque l’Espresso ha assicurato, per par condicio, che indagherà anche sul giro d’affari dei black bloc. Per finire: che paranoici questi giornalisti che vedono pericoli da tutte le parti.
Non so chi sia il signor Iannone e non considero questa notizia degna di attenzione. Mentre mi preoccupa moltissimo aver letto che George Soros abbia inserito nella lista dei suoi europarlamentari “sicuri”, ovvero sodali della Open Society, pronti quindi a perorare i suoi progetti di diffusione di immigrati e profughi in tutta Europa, ben sono 14 italiani, dei quali 13 del Partito Democratico e 1 della lista Tsipras, che è Barbara Spinelli. All’interno del Parlamento Europeo ne ha in tutto 226 parlamentari su un totale di 751, tra cui 7 vicepresidenti. A 87 anni compiuti quest’uomo fa ancora il domatore, è incredibile. I dati escono da un rapporto che DCleaks ha reso noto, ovviamente per motivi politici. E noi stiamo qui a parlare del signor Iannone, romanaccio de roma? Ma per favore.
E aggiungerei anche questo: questi gruppi reclutano ormai tra i più poveri, cosa che la sinistra non riesce a fare, in un mondo che sarà sempre più diviso tra ricchissimi e poverissimi, e si sa che la sperequazione economica è sempre funzionale ai regimi autoritari. Rita, fai tu due conti. Non vogliamo parlare di Fascismo che per te sa di muffa? Bene, chiamiamo l’autorità con altro nome, ma dello stesso concetto si tratta, e non sarà quella che obbliga i bambini alle vaccinazioni. Se poi per te è macchinazione da tutte le parti, e in regime autoritario ci siamo anche adesso, ti ricordo che l’Italia ha vissuto momenti ben peggiori, ad esempio quando questo blog non avrebbe potuto esserci. Per questo questa libertà va mantenuta e i proclami estremi non la contemplano. Temperanza, giustizia, prudenza, forza, per come la intendi tu, ma potrebbe avere altra connotazione, che diventino allora misura per tutti, non solo per alcuni. E nei nuovi estremismi io non ne vedo, se non in vane promesse.Converrai anche tu credo.
….anche per intercalare il “botta e risposta” (ottima la similitudine schermistica) tra i due “duellanti” (appunto!), una prima considerazione generale sulla nuova veste, alla quale mi sto gradualmente, piacevolmente abituando (superata la …”affettiva” crisi di rigetto iniziale) e che mi pare assai efficace; una seconda considerazione sulla inefficacia dei post/commenti troppo lunghi che (almeno a mio modo di vedere), a dispetto della ponderatezza del periodare, hanno l’effetto immediato di allontanare il possibile lettore.
Nel merito del post: io credo che il vero s/fascismo sia provocato/coltivato dalla pessima qualità “culturale” dei personaggi che abbiamo “allevati” in Parlamento (maaaaa si chiamerà così perchè parlano, parlano per tirare in lungo e non decidere nulla, tranne che sugli “emendamenti” introdotti …”di nascosto”?!?) e ancor prima dai “politici di professione” che avremmo tutte le possibilità (anzi il dovere) di togliere di mezzo, partecipando attivamente alla vita dei partiti.
L’articolo 49 della Costituzione lo dice con sconcertante chiarezza!
Già, la Costituzione, quella che apre dichiarando che siamo una: “Repubblica democratica fondata sul lavoro” ….ehm…..
Ma dai Francesco, tu scegli un libro in base al numero delle pagine? Ora, io non so Voi della redazione quale obiettivo avevate aprendo questo blog, se fare audience, approfondire, toccare alcuni temi piuttosto che altri, stare sul locale o altro. Farne una Provincia o Torrazzo virtuali? Una sorta di Cremaonline? Per raccontare cosa? Perché a questo punto dichiaratelo, ma riconoscendo che in genere i temi che più riscuotono interesse sono quelli di largo respiro, che appassionano, fanno riflettere, muovono animi, sentimenti. Che magari fanno anche arrabbiare e dimenticare le buone maniere, e meno male, ma è un rischio necessario tra le tante amebe di cui è pieno il mondo. Quindi, in attesa di una esplicita linea editoriale, sono ospite in casa vostra, io invece direi a chi non ha voglia di leggere troppo di rivolgersi altrove. O di accontentarsi dei twit.
Sperando di esser stato abbastanza breve porgo affettuosi saluti.
P.S.: la nuova impaginazione continua a non piacermi.
Visto che alla fine la nuova veste grafica ti piace, e ancora non è tutto.
Ivano la prendeva larga anche prima, gli piace divagare.
,,,,breve ed efficace, Ivano, in favore dell’incisività del commento.
Il mio era un invito (peraltro personalissimo) in favore di tutti i frequentatori del blog (me compreso!); poi ognuno (te compreso) è stralibero di calibrare i suoi inteventi come gli pare, ci mancherebbe!
Contraccabiando gli affettuosi e confidando che la nuova veste ti piaccia un pochino di + ……
Rita, vedrai che Soros ce ne porterà anche di più coi cambiamenti climatici in atto. Del resto l’aria l’abbiamo sputtanata noi, non loro.
Non dirmi che sei tra quelli che si sono bevuti la fake dell'”emigrazione ambientale”. Indubbiamente ci sono vaste aree del Sahel affette da siccità cronica, ma l’Africa è un paese immenso con risorse di ogni genere. Certo, bisogna lavorare: la terra è dura, ma ci sono le macchine; le siccità sono ricorrenti, ma si possono scavare pozzi; le sementi sono di cattiva qualità, ma se ne possono sperimentare di migliori. Territori molto, ma molto, più difficili dell’Africa stanno ottenendo ottimi risultati. Lavorando. Stare tutto il giorno svaccati su una stuoia (chi ha esperienza di quel Paese sa come funziona) di sicuro non aiuta.
Il problema, semmai, è un altro. Soros e amichetti hanno introdotto in Africa un certo modello di sviluppo disarticolando la cultura, la socialità e l’economia di sussistenza (autoproduzione e autoconsumo) su cui quelle popolazioni avevano vissuto, e a volte prosperato, per secoli e millenni. Fino agli inizi degli Anni ’70 l’Africa non conosceva la miseria. Poi, è arrivata la globalizzazione con i suoi effetti diabolici.
Prima i succitati magnati (detti anche “benefattori”) hanno sbafato tutto quanto era possibile e provocato un mare di danni. Poi si sono improvvisati profeti e, benedicendo il mondo, urbis et orbis, hanno insegnato alle folle: se il capitale ha diritto ad andarsi a cercare il luogo della Terra dove ritiene di poter essere meglio remunerato, perché gli uomini non dovrebbero avere lo stesso diritto? Il denaro vale forse più degli uomini? Quindi, andate e moltiplicatevi. Una tavanata del genere nemmeno zio Adolf avrebbe osato sostenerla.
Benissimo fanno, e hanno fatto, quanti hanno sbattuto la porta in faccia alla nuova dottrina. L’Italia, per nostra disgrazia, non è tra questi.